zage
2 min readSep 8, 2014

Un labirinto di mille scalette, porticati e muretti.

Un labirinto di mille scalette, porticati e muretti. Un paesino di case squadrate, tutte nuove. È notte, la luna illumina a giorno, ma ci sono angoli in cui non mi addentrerei.

Tempo dopo visiterò un paio di posti che me lo ricorderanno. Brienno, sul lago di Como, e Binibequer Vell, nell’isola di Minorca. A mescolarli viene fuori proprio il paesino in cui mi trovo.

Una figura, un ragazzo, mi insegue. È nudo e coperto di pelo. Sono spaventato ma prendo la decisione lucida di non voler scappare. Così mi giro e lo affronto. Ed ecco che ora è lui a fuggire e io a inseguirlo.

Con un altro sforzo quasi lucido faccio una considerazione: quel ragazzo peloso è il mio lato animale, istintivo,

la mia parte bestiale.

Nello stesso istante in cui penso queste parole, lui smette di correre e mi sorride. Porge un pugno, come se tenesse in mano un oggetto prezioso da darmi. Lo tocco, il pugno si apre e la mano è vuota. Ma ora mi è tutto più chiaro, dobbiamo solo prenderci per mano e camminare insieme pacificamente. E così facciamo.

Eppure ancora non riesco ad abbandonarmi e continuo a riflettere: se lui è l’istinto, io — la parte cosciente— sono la ragione. Dunque

sono io a doverlo guidare.

Nello stesso istante in cui penso queste parole, lui si ferma e mi fissa con sguardo sicuro. Non ha alcuna intenzione di farsi sottomettere.

Quando capisco che l’unico modo per procedere è camminare pari passo guidandosi a vicenda, la bestia torna dolce e possiamo riprendere a passeggiare.

Mentre camminiamo lui torna giovane, rimpicciolendo.

Anch’io torno bambino e ci abbracciamo addormentandoci su un letto.

—sognato il 15 febbraio 2007