Creativity, you ok?

L’ansia di avere l’ansia.

ODD Discussion: Mental Health x Advertising Industry

Mattia Rapparini
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Inizia la nostra collaborazione con i ragazzi di Odd Socks Studio sul tema della sanità mentale nell’industria pubblicitaria. In questa puntata Claudia, co-founder e Art Director per OSS, affronta un paradosso comune a tanti creativi: l’ansia di avere ansia.

È lunedì mattina. Oggi sto scrivendo questo articolo che sarà pubblicato tra due settimane. Non è molto che abbiamo diffuso il questionario It’s okay not to be okay, creativity!, ma già quasi 500 persone ci hanno risposto. Non ve lo nascondo: ci eravamo immaginati che l’ultima domanda, quella aperta, sarebbe rimasta vuota, magari con qualche commento di poche parole invece ci siamo ritrovati inondati di storie, situazioni, e momenti talmente delicati da farci rimanere di stucco.

“Penso che questo settore sia ai limiti dello sfruttamento”, dice uno di voi. “Una volta presi il venerdì di ferie, e lavorai 51 ore il resto dei giorni”, racconta un altro. E tutti, parliamo di corsa alla produttività.

Su 480 di persone, solo il 12% ha dichiarato di non aver mai sofferto di depressione, ansia, attacchi di panico e la maggior parte crede che, almeno parzialmente, questa cosa dipenda dal lavoro.

Ho fatto una ricerca online per cercare di capire cosa generasse l’ansia o a cosa venissero associate le keywords “ansia di avere l’ansia” su Google. Raramente ho trovato articoli che rimandassero a pressioni subite o luoghi di lavoro e quando li ho trovati contenevano frasi del tipo “Oggigiorno risulta difficile trovare un equilibrio tra lavoro e vita privata”. Una classica constatazione alla stregua di “Oggi c’è il sole”. Poco importa che lo stress lavorativo aumenti dal 10 al 40% le malattie cardiovascolari. Giusto per dirne una. Il concetto che trovo proposto più spesso negli articoli è quello della profezia che si autoavvera. Sono certa che tantissimi di voi avranno letto o visto la saga di Harry Potter, firmata J.K.Rowling. Parlando solo del libro, nel mondo sono state vendute 450 milioni di copie di cui 11 milioni solo in Italia.

Se avete presente la storia del mago con gli occhialetti tondi, sicuramente avrete presente il suo rapporto con l’antagonista: Voldemort. La storia incomincia quando Voldemort, apprendendo da una profezia che il bambino lo avrebbe sconfitto, tenta in ogni modo di raggiungerlo e ucciderlo, arrivando indirettamente, nel susseguirsi dei romanzi, alla sconfitta definitiva. Sorry for the spoiler. Ecco, stiamo parlando della più pop delle “profezie che si autoavverano”, senza passare per i ben più classici Macbeth, Crono e Narciso (i quali scommetto siano meno in voga di Harry).

Ma cos’è esattamente una profezia che si autoavvera?

In sociologia, parliamo di una previsione che si realizza per il solo fatto di essere stata espressa: si genera un rapporto circolare, come un cane che si morde la coda, in cui la predizione genera l’evento, e l’evento conferma la predizione. Lo stesso concetto viene esplorato in psicologia, quando un individuo, convinto o timoroso del verificarsi di eventi futuri, altera il suo comportamento così da finire per causare gli eventi temuti. Cosa avrebbe a che fare questo con l’ansia? Non lo so, poco direi. Capiamoci, è vero che quando viviamo l’ansia proviamo ad evitare tutte le situazioni in cui potremmo riavvertirla, e sviluppiamo una maggiore sensibilità ad associare le sensazioni fisiche più normali ad un imminente arrivo del pericolo, però non è mica giusto rispondere alla problematica solo con un deresponsabilizzante “Hai l’ansia perchè avevi paura di averla, your fault”.

Psycho dei dati, sono andata a leggermi la normativa, regolata dal D. Lgs. n. 66/08.04.2003. Nel suo articolo 4, si dichiara che il numero delle ore settimanali in cui un lavoratore può esercitare il suo mestiere è quella fissata volta per volta con il CCLN ma non può comunque mai superare le 48 ore settimanali, in cui lo straordinario scatta alla 40esima ora.

Ma allora come è possibile che su 200 persone prese a campione nel sondaggio, la media delle ore lavorate a settimana si aggiri sulle 50?

Quello che cerco di dirvi è semplice: prima di accettare che qualcuno vi dica che il problema è dentro di voi, assicuratevi di non star vivendo in una situazione ai limiti del legale.

Il 18 Maggio 2021 l’OMS e l’ILO hanno già dichiarato: “Governi, datori di lavoro e lavoratori collaborino per arginare il fenomeno”. Lavorare 55 ore (o oltre) a settimana, aumenta il rischio ictus del 35%, e di morte del 17% rispetto alle settimane da 35 o 40 ore. Ora cerchiamo di essere chiari una volta per tutte: non c’è niente di bello, cool o trendy nell’avere l’ansia. Figuriamoci nell’avere l’ansia di avere l’ansia.

Claudia Pace, Odd Socks Studio x Adv_italy: Creativity, you ok?

Prossimo episodio: Lunedì 26/07/2021. Nel frattempo compila anche tu il questionario!

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