Le regioni per un’agenda digitale al servizio della crescita del paese nella programmazione 2014–2020

Giovanni Gentili
Agendadigitale
Published in
4 min readJul 25, 2013

Originariamente pubblicato su www.pionero.it il 25 luglio 2013.

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La Conferenza delle regioni ha approvato un importante documento di posizionamento intitolato “Contributo delle regioni per un’agenda digitale al servizio della crescita del Paese nella programmazione 2014–2020“.

Le regioni considerano il “digitale” un elemento strategico per il futuro, al punto da assumere una posizione unitaria sull’agenda digitale per indirizzare, nei piani di tutte le regioni e province autonome che saranno elaborati da qui a fine anno, un uso lungimirante delle risorse della programmazione 2014–2020 anche in raccordo con altre risorse nazionali e regionali (ad es. quelle della Sanità).

Il relatore del documento è stato il Presidente Vendola, che ha dichiarato:

Oggi siamo riusciti a portare a casa un grande risultato. Come sistema Regioni abbiamo messo a punto, e abbiamo approvato all'unanimità, un documento molto importante per la crescita socioeconomica del Paese.
L’idea centrale è che l’Agenda digitale non debba essere politica di settore, bensì elemento centrale e trainante nelle future politiche di sviluppo. Una posizione condivisa che esporremo al Ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia nel corso dell’incontro sulla nuova programmazione 2014–2020 che si svolgerà il prossimo 31 luglio.

Si tratta di una presa di posizione importante da parte del sistema delle regioni, perché sono proprio le regioni ad avere un ruolo chiave nel rapporto con la Commissione europea nel definire la programmazione delle politiche di coesione del periodo 2014–2020 (FESR, FSE, FEASR).

Ma il documento sottolinea il ruolo chiave che le regioni possono avere nello sviluppo dell’intera strategia dell’agenda digitale, almeno per quattro motivazioni:

  • le regioni possono mettere in campo una pianificazione e governance territoriale forte (leggi regionali, raccordo tra risorse europee, nazionali, regionali, ecc.);
  • hanno un ruolo storico nei processi di infrastrutturazione, anche per il digitale sia per le reti di telecomunicazione in banda larga ed ultra larga, sia per il consolidamento dei data center della pubblica amministrazione, ed inoltre rappresentano già oggi uno snodo chiave per l’interoperabilità (ICAR, ecc.);
  • hanno la dimensione e le strutture per poter attivare percorsi di co-progettazione, cooperazione e riuso di buone pratiche;
  • possono declinare attraverso agende digitali regionali e locali gli obiettivi europei e nazionali, in azioni efficaci e modulari anche attivando partenariati pubblico/privati in molti casi già strutturati.

Per scommettere sul digitale come fattore decisivo nel cambiamento e nel miglioramento del Paese, le regioni chiedono altresì che gli venga riconosciuto un ruolo forte nel dispiegamento dell’agenda digitale, proponendo anche una sistematizzazione delle strategie nazionali e regionali (così come esistono forme stabili per i Piani regolatori, per le Opere Pubbliche, ecc mentre per il digitale si re-inventano in continuazione gli strumenti di pianificazione e di governance). Non è necessario fare una legge per fare questo, occorre solo la volontà di regioni, ministeri e governo.

La complementarietà delle strategie nazionali e regionali sugli obiettivi dell’agenda digitale e l’integrazione tra le iniziative delle regioni sono una precondizione perché un tema così trasversale non rischi di investire risorse in mille rivoli senza produrre effetti strutturali. Occorre investire sul digitale ma anche fare rete per moltiplicare tramite il digitale gli effetti delle azioni più disparate.

A tal fine è necessaria una specificazione condivisa delle missioni ed attribuzioni che le Regioni intendono assolvere, all'interno di un sistema di condivisione continua, col dispiegamento dell’Agenda digitale nei loro territori.

Non servono nuovi obiettivi, occorre lavorare per raggiungerli.

Nel documento, le regioni non chiedono di occuparsi di ogni possibile azione, ma che gli vengano riconosciute con chiarezza queste missioni:

1) Infrastrutturazione digitale (reti a larga banda e ultra larga, datacenter, infrastruttura dati, razionalizzazione e consolidamento)

2) Cittadinanza digitale (per una vera amministrazione digitale senza carta, “digital by default” ed “open data by default”)

3) Competenze digitali ed inclusione digitale (e-skills / e-inclusion)

4) Crescita digitale (sviluppo dell’economia della conoscenza)

5) Intelligenza diffusa nelle città ed aree interne (processi smart cities and communities)

6) Salute digitale (in particolare il Fascicolo sanitario elettronico)

È ora di chiarire missioni/ruoli delle regioni e delle amministrazioni centrali, in modo da evitare sovrapposizioni e poter lavorare in maniera sinergica tra piani regionali (POR) e piani nazionali (PON).

A tal fine occorre individuare meccanismi di coordinamento stabili e semplici, in grado di assicurare un sistema di condivisione continua senza inventare nuovi tavoli, comitati, cabine di regia, ecc.

Le regioni hanno assunto una posizione comune importante perché gli interventi per il digitale possano avere effetti strutturali e duraturi, visto che, mai come oggi, il nostro paese ha bisogno di fare un deciso salto in avanti da qui al 2020.

Originariamente pubblicato su www.pionero.it il 25 luglio 2013.

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