Healthcare transformation: 3 punti da prendere in considerazione

Consumerizzazione, digitalizzazione e la pandemia hanno dato un forte impulso alla trasformazione del settore della salute. Il PNRR ha stanziato notevoli fondi per lo sviluppo digitale del nostro sistema ma concentrandosi esclusivamente sulle strutture e le tecnologie potrebbe non portare ai risultati sperati.

Stefano Vitta
Aghenor Blog
Published in
7 min readMay 31, 2022

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Ogni giorno vengono pubblicati report e ricerche su come il sistema sanitario ed i bisogni di tutti i suoi stakeholder stanno rapidamente evolvendo. Di seguito condivido alcuni riflessioni sui temi che maggiormente mi stanno stimolando.

Il cambio di paradigma

From cure to care rappresenta concettualmente il cambio di paradigma che ci troviamo a gestire nel cercare di progettare e sviluppare nuovi modelli che ambiscono a modernizzare e rendere sostenibile il nostro sistema sanitario nei prossimi decenni.

Dal sito DeterminantsofHealth.org ho preso questa immagine da cui si evince la distribuzione della spesa e degli investimenti negli USA rispetto a quelli che sono identificati come i “determinanti della salute”. Ossia tutti quei fattori che impattano nel tempo sullo stato di salute di un singolo individuo.

Ben l’89% dell’impatto dei determinanti si trova al di fuori dell’area clinica (o area di cura) ed è rappresentato dalla genetica (o biologia), il comportamento, l’ambiente e ed il contesto sociale.

Ciò nonostante spesa ed investimenti ricadono prevalentemente sull’area clinica basando l’economia del sistema sanitario sul rimborso della prestazione.

In altre parole, se promuovessimo modelli e servizi il cui scopo fosse quello di avere meno malati e meno cure da erogare andremmo a ledere gli interessi economici di tutti gli stakeholder coinvolti tranne uno: il cittadino, che, con le sue tasse, finanzia il tutto.

Un bel paradosso se consideriamo il fatto che avere meno malati dovrebbe essere il fine ultimo di ogni sistema sanitario pubblico.

Ora non vogliamo certo dare il La ai soliti complottisti che nel pharma non mancano. Si tratta semplicemente di una valutazione basata sui dati che, basti prendere in considerazione l’allungamento dell’aspettativa di vita, mostrano una traiettoria verso una sempre più complessa sostenibilità del sistema.

Nel PNRR non c’è traccia di investimenti sulla prevenzione seppur si basi anch’essa su prestazioni sanitarie come vaccini e screening, importantissimi sia chiaro ma non esaustivi come dimostra l’immagine sopra. Prevenzione, tra l’altro, che risulta essere quella maggiormente colpita dall’impatto della pandemia.

Tralasciando il contesto socio economico che dovrebbe essere un interesse trasversale della politica, i determinanti su cui concentrarsi per dar vita ad un vero e proprio programma di prevenzione sono la genetica ed il comportamento.

Due dimensioni in cui il digitale può giocare un ruolo fondamentale:

  • Digital Twins
    L’impressionante capacità di raccogliere dati biometrici e comportamentali dei sempre più diffusi dispositivi wearable e la diffusione dei sistemi di monitoraggio rappresentano una fonte inesauribile di dati con i quali addestrare sistemi di intelligenza artificiale utili alla definizione di un coefficiente di rischio. A questi possiamo aggiungere la mappatura del genoma, sempre più accessibile grazie ad un costante calo del costo e l’accesso, speriamo in un futuro molto prossimo, al proprio FSE con tutto lo storico sanitario dell’utente.
    Il digital twin, se realizzato con un experience (UX) capace di garantire un sforzo minimo nell’utilizzo e la trasparenza necessaria sull’utilizzo dei dati , andrà a rappresentare un asset fondamentale, non solo per utenti e famiglie, ma anche per tutti gli altri stakeholder del settore
  • La cultura del comportamento salutare
    Bastano poche abitudini e semplici routine quotidiane per abbassare notevolmente il rischio di ammalarsi. Purtroppo, però, una grossa carenza culturale su questo fronte dà invece origine ad abitudini malsane e consolidate nel tempo che sono estremamente difficili poi da correggere.
    Bisognerebbe partire da un investimento sulla conoscenza di questi aspetti, magari cominciando dalle scuole primarie. Non a caso vediamo il proliferare di soluzioni digitali per la gestione della nutrizione, dell’esercizio fisico, della salute mentale (intesa come gestione dello stress) proprio grazie ad una aumentata sensibilità, soprattutto grazie alla pandemia, degli utenti verso questi temi.

Ad oggi sembra essere solo il privato ad aver colto questo bisogno crescente proponendo soluzioni embrionali che vanno in questa direzione ma che ancora faticano nel trovare modelli economicamente sostenibili in quanto ancora troppo legati al rimborso della prestazione.

Tale scenario potrebbe anche rappresentare un’importante opportunità per le aree consumer del pharma per andare oltre la classica comunicazione di prodotto e cominciare a costruire una relazione di medio e lungo periodo con i propri clienti.

Il ruolo del medico

Il medico, ovviamente, gioca un ruolo fondamentale anche nell’ambito della prevenzione. In particolar modo il medico di famiglia che potrebbe evolvere il suo ruolo verso un approccio da vero e proprio Health Coach dell’assistito.

Purtroppo la realtà dei fatti rende tale evoluzione assai lontana dalla sua realizzazione. Gli MMG sono sempre meno e la categoria sta affrontando un cambio generazionale di assai complessa gestione.

Questo grafico elaborato da Luca Foresti (vi consiglio di seguirlo visti i tanti spunti interessanti che pubblica quotidianamente) rappresenta l’età dei medici di famiglia operativi nella zona di Milano.

sull’ordinata il numero di medici e sull’ascissa la loro età

Nel resto d’Italia la situazione è abbastanza simile. E’ evidente che la maggioranza degli MMG sta per andare in pensione nei prossimi anni e la loro sostituzione rappresenterà una sfida importante vista la scarsità di giovani medici, dovuta anche ad una poco lungimirante scelta del numero chiuso alle facoltà di medicina. Già oggi si ha notizia di diversi MMG costretti ad andare ben oltre i propri massimali fino ad arrivare ad avere fino a 2500 assisti.

Medici impegnati prevalentemente nella gestione dei problemi della popolazione più anziana all’interno della coorte di assistiti, spesso afflitta da una o più cronicità ed ignorando (non certo volontariamente) la popolazione più giovane che, essendo più sana ma sempre più a rischio, ancora non ha problemi che la portano a visitare il proprio medico di famiglia.

Un altro elemento da prendere in considerazione è l’evoluzione della relazione tra medico e paziente.

Sempre di più il paziente respinge l’approccio patriarcale del medico prediligendo un rapporto di partnership (health coach) con lui attraverso il quale definire la scelta della terapia tenendo in considerazioni non solo gli aspetti clinici ma anche i bisogni ed il contesto di vita del paziente.

Sulla base dello scenario appena descritto emerge chiaramente che la variabile più importante da tenere in considerazione è il “tempo medico”. Ossia il tempo che il professionista può dedicare alla pratica clinica per migliorare l’outcome terapeutico.

Televisite e teleconsulti sui quali ci sta concentrando, infatti, impattano positivamente sul “tempo paziente” che può ottenere il servizio rimanendo comodamente a casa ma poco impattano sul tempo del medico.

Sevizi che invece potrebbero impattare sul tempo medico come i sympton checker ed i modelli di intelligenza artificiale per la creazione di diagnosi statistiche a supporto della pratica clinica, giusto per citarne alcuni, sono ancora lontani dall’essere adottati e sono spesso ostacolati da processi da validazione poco adatti a valutare questo tipo di servizi.

Vi è poi il tema della fromazione, non solo dei professionisti della salute, ma anche dei manager delle strutture pubbliche che presto saranno chiamati a ripogettare processi di gestione e govenrance.

La farmacia come primo presidio di prossimità territoriale

Nel Documento di economia e finanza 2022 (DEF) vi è un importante riconoscimento delle istituzioni politiche rispetto allo sviluppo di una farmacia “che, insieme alla dispensazione dei farmaci, si trasformi, sempre più, in farmacia dei servizi, ovvero in luogo di riferimento dove erogare assistenza e servizi”.

Secondo una survey commissionata da Cittadinanza Attiva, 3 cittadini su 5 sostengono che tra i servizi aggiuntivi da erogare in farmacia sarebbero maggiormente apprezzati l’accesso al sistema CUP per prenotare prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale presso le strutture sanitarie pubbliche e private accreditate e il pagamento dei ticket e il ritiro dei referti; anche un aumento delle iniziative di prevenzione sarebbe apprezzato.

Facendo una importante distinzione tra le attività legate alla diagnosi e la definizione della terapia per le “problematiche importanti” (esclusiva del medico) e quelle legate alla prevenzione, all’aderenza terapeutica ed alla gestione di problemi quotidiani “non gravi”, viene da chiedersi se non potrebbe essere il farmacista l’health coach necessario ad un cambio di paradigma.

La generazione di traffico verso il punto vendita potrebbe generare un ritorno dell’investimento già nel breve periodo mentre la valorizzazione del già consolidato trust con l’utente/paziente e la futura e sperata integrazione dei sistemi informatici della PA potrebbero trasformare la fornitura di servizi un asset fondamentale della sanità del prossimo futuro.

Un’evoluzione che avrebbe un sicuro impatto anche sul “tempo medico” trasformando, grazie anche al digitale, la relazione tra medico e paziente in una relazione tra utente/paziente e “team di cura”, composto da Medico e Pediatra di Famiglia, Specialista e Farmacista.

Una relazione che potrebbe effettivamente dar vita al cambio di approccio sperato basato sul concetto “from cure to care”.

Conclusioni

So di aver semplificato diversi aspetti ma la mia intenzione non era certo quella di scrivere un trattato sulla sanità del futuro, bensì condividere gli spunti che mi stanno maggiormente stimolando durante l’attività di progettazione di nuovi servizi di digital health.

Credo siano temi dove il confronto aperto tra tutti gli stakeholder della salute non possa far altro che generare valore per il futuro miglioramento della vita del cittadino.

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Stefano Vitta
Aghenor Blog

Digital transformation and healthcare marketing expert. Entrepreneur, trainer and blogger for passion.