Prevenire è meglio che curare. Almeno così si dice.

Ogni euro investito in prevenzione genera 2,9 euro di risparmio nella spesa per prestazioni terapeutiche e riabilitative. Questo è il dato rilevato da uno studio condotto da The European House Ambrosetti eppure gli investimenti in questo senso stentano a partire.

Stefano Vitta
Aghenor Blog
Published in
3 min readFeb 28, 2021

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Prevenire è meglio che curare. Quante volte abbiamo sentito questo detto, la cui correttezza pare ineccepibile. Eppure ne le persone, ne il mondo il mondo della sanità sembrano prenderlo in considerazione. Ovviamente, per motivazioni diverse.

In questo post mi vorrei concentrare sul secondo aspetto, lasciando il primo ad un prossimo approfondimento.

Perchè il nostro SSN ed anche il mondo delle aziende farmaceutiche non investe come dovrebbe in prevenzione?

Questa settimana l’articolo che maggiormente mi ha fatto riflettere è stato pubblicato su Forbes da Attilio Bianchi, direttore generale Irccs Giovanni Pascale Napoli: La sostenibilità nei sistemi di Welfare.

Da questa attenta analisi sulla sostenibilità del nostro modello di welfare emergono subito la principali criticità su come vengono allocate le risorse ed il modo in cui il Prof. Bianchi la descrive è anche un pò scioccante per la sua limpidezza ed è, allo stesso tempo, paradossale verità:

Negli attuali modelli di remunerazione, la ricchezza del sistema è rappresentata dai malati. Più ci sono malati, e più malati sono i malati — le complicazioni in genere sono maggiormente remunerate – maggiore è il livello di finanziamento.

No so voi ma io ho dovuto leggerla un paio di volte per essere sicuro di aver capito quello che avevo letto.

Tutto l’ecosistema esiste per garantire la miglior qualità della vita delle persone ma si remunera solo se queste si ammalano. Beh, non ci si può stupire se poi gli investimenti sulla prevenzione si possono riassumere in una giornata all’anno contro questa o quella malattia.

La medicina digitale ha già evidenziato i trend di maggiori impatto cambiando radicalmente l’approccio che passerà da una gestione acuta della malattia ad una approccio predittivo e sempre più personalizzato grazie all’analisi dei dati del singolo e di intere comunità.

Questo a sottolineare ancor di più la necessità, non solo di aprire il dibattito sul tema, ma di cominciare ad impostare modelli capaci ampliare lo spettro prendendo in considerazione un maggior numero di dimensioni sui cui intervenire in modo olistico e sinergico.

Paginemediche ha posto al centro della sua mission questa rivoluzione partendo dalla digitalizzazione della professione medica non solo attraverso la creazione e la promozione di servizi di medicina digitale ma anche puntando sulla formazione della stessa per renderla capace di sfruttare al meglio tutte le opportunità di migliorare la relazione con il paziente e, al tempo stesso, migliorare l’outcome terapeutico.

Formazione che diventa fondamentale anche per le persone, oltre che per i pazienti, tenendo in considerazione l’importanza che una educazione sanitaria sempre più diffusa dovrà avere per mantenere stili di vita corretti e diffondere veramente la cultura della prevenzione.

Da qui la necessità di monitorare costantemente i propri parametri di base grazie all’uso dei wearable, sempre più diffusi ed affidabili, e di poter accedere ai servizi diagnostici con pochi click per poi condividere in sicurezza referti ed informazioni con il proprio medico.

Solo attraverso questa evoluzione potremo finalmente mettere in pratica un detto che dovrebbe essere un mantra per ogni stakeholder del sistema sanitario: prevenire è meglio che curare.

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Stefano Vitta
Aghenor Blog

Digital transformation and healthcare marketing expert. Entrepreneur, trainer and blogger for passion.