Relazione sociali e prevenzione per la salute

Come molti di voi, ho trascorso questa pausa natalizia osservando l’evoluzione repentina dei contagi e riflettendo sull’anno appena trascorso.

Stefano Vitta
Aghenor Blog
Published in
4 min readJan 4, 2022

--

Due elementi hanno colto maggiormente la mia attenzione:

  • l’importanza della prevenzione e della relativa gestione domiciliare dei pazienti
  • l’impatto della pandemia sulle nostre relazioni sociali e, di conseguenza, sulla nostra salute mentale

Due temi distinti che si possono facilmente correlare quando si va ad analizzare l’impatto complessivo sulla nostra salute.

Le resistenze verso la prevenzione si basano su uno schema mentale che la maggior parte delle persone adotta quando deve prendere una decisione, ossia quando deve agire spontaneamente.

Dell’importanza della prevenzione avevo già parlato in questo articolo ma oggi ho provato a ragionare su come rendere le attività di prevenzioni più efficaci focalizzandomi sulle resistenze che queste incontrano da parte dei singoli individui che dovrebbero beneficiarne.

Istituzioni, associazioni pazienti ed aziende farmaceutiche investono ogni anno in campagne di informazioni (disease awareness) cercando di veicolari messaggi importanti verso diversi cluster audience che potrebbero essere a maggior rischio.

Facendo una sintesi dell’analisi svolta sulle principali attività di comunicazione in ambito prevenzione il punto di debolezza che emerge è la call to action.

Una volta offerte tutte le informazioni si invita a svolgere un esame di controllo e/o una visita specialistica. Si richiede quindi all’utente un’azione specifica non poco impegnativa. L’utente, sulla base di informazioni generiche e non personalizzate, comincia un processo di valutazione per decidere se agire oppure no.

Vediamo quindi quali sono gli elementi principali da prendere in considerazione:

  • il rischio (quindi la motivazione) che l’utente ha di contrarre la malattia in questione è espresso in percentuali statistiche generiche
  • l’esito dell’esame potrebbe essere foriero di cattive notizie innescando una paura intrinseca e quindi la generazione di ansia.
  • l’esame e la visita specialistica hanno spesso un costo economico

Per semplificare mettiamoci nei panni della famosa casalinga di Voghera di età media:

  • “Ho un rischio del 30–35% di contrarre la malattia alla mia età. E’ un rischio basso ed io non ho nessun sintomo. Sto bene!”
  • “Se l’esame fosse positivo cosa mi accadrebbe? Che ansia, meglio non pensarci. Il rischio è basso”
  • “100/150 euro per fare un’esame che, nella maggior parte dei casi, mi dirà che sto bene. Già lo sapevo e ho speso dei soldi”

Ho semplificato, certo, ma se ti stai ponendo dei dubbi chiediti se ti sei informato su quali sono i check up che dovresti fare alla tua età e, se non lo hai fatto, rifletti su quali potrebbero essere le motivazioni.

Il nostro cervello è progettato per proteggerci e cerca sempre la soluzione più semplice e sicura, anche a costo di distorcere le informazioni recepite per convalidare la soluzione scelta.

Per scardinare questo tipo di resistenze è necessario accompagnare l’utente nel processo decisionale passo dopo passo ed aiutandolo a comprendere come interpretare le informazioni recepite all’interno del proprio contesto personale e non generale.

Le relazioni sociali ci aiutano a rimanere in salute e sono fondamentali per mantenere il giusto equilibrio corpo-mente.

E’ normale concentrarci sul corpo e sugli interventi necessari quando questo manifesta un problema. Sintomo, diagnosi e terapia rappresentano il percorso naturale del paziente. Ed è su questo percorso che il nostro sistema sanitario è organizzato ed investe la maggior parte delle sue risorse.

Ma c’è una altro elemento che gioca un ruolo fondamentale sulla nostra salute. La condizione della nostra mente (mental health).

Quando parliamo di salute mentale la nostra immaginazione corre veloce verso le malattie mentali gravi in ambito psichiatrico. La sfera però è molto più ampia e comprende anche fattori emotivi che quotidianamente vivono tutti gli individui.

Mens sana in corpore sano dice la saggezza popolare. La scienza, però, vuole delle misurazioni scientifiche che rendano valida l’ipotesi e su questo tema la cosa non è proprio semplice.

Lo spiega molto bene Robert Waldinger nel descrivere uno studio longitudinale di Harvard durato ben 75 anni in cui emerge chiaramente che la caratteristica che accumunava i partecipanti più longevi è stata la capacità di mantenere buone relazioni sociali durante tutta la loro vita.

Relazioni sociali che la pandemia ha sconvolto in pochi mesi limitandole drasticamente e modificando abitudini consolidate da quando siamo nati.

Quanti di voi si sono trovati a disagio ad abbracciare e baciare parenti durante queste vacanze? L’istinto ci chiedeva di farlo mentre la logica ci ricordava che tale comportamento era a rischio.

Come ha impattato emotivamente questo conflitto? Sarà assai difficile misurarlo secondo i parametri scientifici tradizionali ma supporre che un impatto esiste è assai probabile.

Siamo concentrati sui malati, i ricoveri e le terapie intensive senza prendere in considerazione le sofferenze “mentali” che molti di noi stanno subendo senza aver alcun riferimento di supporto fino a quando non degenereranno in sintomi gravi di carattere psichiatrico o avranno un impatto sul nostro corpo e quindi sulla nostra salute.

Personalmente credo si possa offrire diverse soluzioni a supporto in questo ambito considerando anche la forte crescita di soluzioni digitali nel panorama della mental health.

Il 2022 sarà un anno ancora difficile in cui tutti speriamo di vedere la fine di questa terribile pandemia. Dobbiamo, però, anche essere consapevoli che ci vorranno molti anni ancora per “curare” tutte le ferite che si è lasciata alle spalle.

Sperando di aver condiviso degli spunti di riflessioni interessanti non mi resta che augurarvi un buon nuovo anno… in salute.

--

--

Stefano Vitta
Aghenor Blog

Digital transformation and healthcare marketing expert. Entrepreneur, trainer and blogger for passion.