Pinocchio: un pezzo di legno a prova di storia. — LINGUAGGIO E PERCEZIONE
This essay was originally written for a media studies exam with the purpose to connect Walter Benjamin’s, Friedrich Nietzsche, Marco Mazzeo’s ideas about the story and storytelling. Taking in consideration the complexity of the subject (Write about Pinocchio in Italy), the author added Piero Dorfles, Giorgio Agamben and Carlo Collodi’s texts confronted with two different film adaptations. Robert Zemeckis and Guilhermo Del Toro versions of the original story.
Disclaimer: This is an original written article written in Italian by a Portuguese native speaker who embraced English as a second language.
Supervised by professor Marco Mazzeo:
Ormai, Le parole non sono un bene scarso. Miliardi di vocaboli vengono pubblicati ogni giorno nell’ecosistema digitale, il che presumibilmente si traduce in milioni di storie raccontate. Inoltre, è comune sentire che viviamo nell’era dello storytelling.
Un’era in cui la politica, gli affari e l’istruzione hanno come pietra miliare la narrazione di storie.
In questo mondo in cui ogni evento è carico di simbolismo, non importa se politico, commerciale o culturale. Gli oggetti sono in grado di portare con sé un significato o un’intera storia. In questo sistema, ogni segno è stato tradotto in un’informazione che si trova in un contenuto audiovisivo, in un articolo giornalistico stampato o in una massa di post sui social media.
Quando tradotte in numeri, queste informazioni possono essere utilizzate per prevedere il nostro prossimo acquisto in un negozio online, per chi voteremo alle prossime elezioni o cosa guarderemo sulla nostra piattaforma di streaming preferita la prossima settimana.
Il termine Big Data è una delle definizioni di questa era di abbondanza dell’informazione, che si suppone sia uno strumento per rispondere a tutte le nostre domande.
Come gli archeologi o storici, che utilizzavano fonti, informazioni stampate in documenti, artefatti e narrazioni per ricostruire il passato — o meglio, narrarlo — oggi le piattaforme di streaming e l’industria dell’intrattenimento utilizzano i dati dei consumatori per sviluppare nuove narrazioni. In un apparente ciclo infinito in cui una storia genera gli elementi e il feedback dei consumatori per quella successiva. Nonostante questa cultura dell’abbondanza, l’informazione è rimasta un bene fugace. Come afferma Walter Benjamin nel suo saggio del 1936 Il narratore: Riflessioni sull’opera di Nikolai Leskov: «L’informazione ha il suo compenso nell’attimo in cui è nuova. Essa vive solo in quell’attimo, deve darsi interamente ad esso e spiegarglisi senza perdere tempo.» (Benjamin et al.)
In Sull’utilità e il danno della storia per la vita Friedrich Nietzsche si chiede se troppa storia non possa essere pericolosa per la storia stessa. (Nietzsche, 1874/2016) Questo accadeva quasi centocinquanta anni fa, in un momento in cui i mezzi di stampa stavano crescendo in modo esponenziale rispetto all’inizio del 1800.
Nel nostro tempo, se osserviamo la durata di vita degli articoli di notizie online o dei post sui social media, come Twitter, l’informazione sembra non vivere più a lungo creando un mare di contenuti storici di cui è difficile ricordarne uno recente.
In una giornata vengono pubblicati circa cinquecento milioni di tweet, ognuno dei quali rimane in vita in media 23 minuti (Beveridge, 2022), anche gli articoli di giornale sono destinati a terminare il loro percorso di vita entro ventiquattro ore. (Global Audience Insights for Q4 2022, 2023)
Questa caratteristica transitoria ricorda l’affermazione di Benjamin in cui parla della longevità delle storie, una contrapposizione, una sorta di antidoto alla febbre storica di Nietzsche.
Come mai con tutti questi dati, strumenti per elaborare e analizzare le informazioni e tecniche per scrivere e sviluppare storie, continuiamo a cercare riferimenti nelle narrazioni del passato?
Nel 2022, Disney Plus e Netflix hanno realizzato e pubblicato sulle rispettive piattaforme due remake di Pinocchio, una storia nata centoquaranta anni fa.
Robert Zemeckis (per Disney Plus) e Guillermo Del Toro (per Netflix) hanno impiegato metodologie narrative simili a un approccio da antiquario, o critico, in base al punto di vista sulla storia di Nietzsche. (Nietzsche, 1874/2016).
Quali sono le ragioni che hanno portato a scavare così in profondità nella storia per trovare una favola che fosse adatta ad essere usata come narrazione in un mondo in cui le storie abbondano e possiamo scegliere come e quando consumarle?
Oggi l’Italia è un paese molto diverso da quello postunitario, epoca in cui Carlo Collodi scrisse il suo capolavoro, quindi perché scegliere proprio Pinocchio?
La storia stampata di un burattino di legno
È difficile trovare un essere umano su questo pianeta che non abbia mai sentito parlare della storia di Pinocchio: la piccola creatura di legno plasmata dalle mani di un falegname di nome Geppetto e il cui naso cresce quando dice una bugia. Dopo aver fatto un viaggio, una avventura, di apprendimento e di crescita, Pinocchio diventa finalmente un bambino in carne e ossa, catturando l’immaginazione di intere generazioni.
Questa è più o meno la versione del racconto adattato da Walt Disney all’inizio degli anni ’40, la quale però è molto diversa dalla storia originale scritta all’apice dell’era della stampa da Carlo Collodi.
Le avventure di Pinocchio è una storia composta da molti strati e sfumature che potrebbero facilmente servire da pretesto per scrivere svariati libri. Questo argomento basta da solo a giustificare l’uscita di due film su Pinocchio ne 2022.
«C’era una volta…- Un re! — diranno subito i miei piccoli lettori. — No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno.» (Collodi, 1883/1996)
Il metalinguaggio utilizzato nella prima frase del libro ci permette di capire chiaramente che Carlo Collodi non stava invitando i suoi giovani lettori a imbarcarsi in una fiaba, né in un romanzo normale.
Secondo Agamben (2021), Dorfles (2018) e West (2006) Pinocchio è un esempio di genere ibrido che mescola elementi della favola a quelli del romanzo. Non solo, la narrazione manca del dualismo comunemente presente in classici come Oliver Twist di David Copperfield o Moby Dick.
«Che ne fosse o meno consapevole, Collodi, con insospettata perizia, ha giocato la sua carta fra il mito e la letteratura, fra la fiaba e la novella (o il romanzo). Mette in mano al lettore una favola che non è una favola e un romanzo che non è un romanzo, ma si rivela esser più fiabesco di qualsiasi fiaba» (Agamben, 2021)
Le Avventure di Pinocchio riassume la storia di Collodi, il periodo in cui è vissuto e come è arrivato a scrivere il romanzo. Nonostante il libro sia stato pubblicato solo nel 1883, già due anni prima Pinocchio aveva mosso i suoi primi passi su Giornale per i bambini, una rivista del 1881 dedicata ai più piccoli. Nei mesi successivi Collodi sviluppò il viaggio di Pinocchio in modo seriale.
Alla fine del 1881, l’autore decise di porre fine al personaggio con una morte inaspettata. Ma a causa delle pressioni del suo editore, tra il 1882–1883 Collodi riprende la storia, ciò che ne verrà fuori sarà poi trasformato nei capitoli dal 16 al 36 del libro finale. (West, 2006)
Collodi era un letterato, scriveva di politica e di musica, oltre a tradurre classici come le favole di Charles Perrault. Aveva combattuto durante la Prima Guerra d’Indipendenza Italiana (1848–49) ciò che viene descritto, la trasformazione della Toscana, è il punto di vista del figlio di un cuoco e di una cameriera al servizio del nobile marchese Garzoni.
«Il risultato del suo procedere è che nell’opera è conservata e soppressa l’opera complessiva, nell’opera complessiva l’epoca e nell’epoca l’intero decorso della storia. Il frutto nutriente dello storicamente compreso ha dentro di sé il tempo, come il seme prezioso ma privo di sapore.» (Benjamin et al.).
All’età di 53 anni, Carlo ha portato tutte queste esperienze nel libro. Parlava della fame dell’Italia postunitaria e di piatti molto elaborati che probabilmente vedeva preparare da suo padre per la nobiltà (Dorfles, 2018). Ha descritto la pressione dell’industrializzazione e la cecità della giustizia. I delinquenti, la gentilezza delle fate e il prezzo delle scelte sbagliate.
È affascinante osservare come Carlo Collodi fonde tutti questi fattori nel suo racconto. Dal punto di vista mediatico, il libro non potrebbe esistere senza la precedente tradizione orale, le favole e la nascita del romanzo come genere letterario. Inoltre, la possibilità di avere una rivista settimanale che sostenesse finanziariamente la sua scrittura, gli permetteva di adattare la narrazione man mano che procedeva. Senza il feedback dei lettori, probabilmente Pinocchio sarebbe morto dopo 15 capitoli e il libro non sarebbe esistito così come oggi lo conosciamo.
Il formato seriale del racconto ha permesso all’autore di creare una storia in cui Pinocchio è rimasto al centro della narrazione per tutto il libro, mentre i personaggi e le situazioni di supporto andavano e venivano, dando origine a sotto-trame apparentemente scollegate fra loro ma che alla fine risultano collegate dal viaggio generale.
«Le Avventure hanno tre grandi matrici, si risponde: la narrazione mitica, la tradizione letteraria leggera, cioè la favola, e la narrazione di massa, ereditata dal romanzo d’appendice [ivi, p. 35]. E in effetti, in questo mescolarsi di ascendenze c’è una capacità di Collodi di anticipare quello che sarà alla base di una rivoluzione dei modelli di trasmissione della conoscenza, che alla fine dell’Ottocento stava appena iniziando a maturare.» (Dorfles, 2018)
Nonostante la brevità del racconto, un lettore abituale potrebbe terminare Le avventure di Pinocchioanche in uno o due giorni. Allo stesso tempo, questo breve viaggio è ricco di elementi che possono suggerire numerose indagini. Le verità di Pinocchio (1942) di Piero Bargellini solleva interrogativi su come il libro, come ogni opera letteraria italiana, sia stato scritto sotto la dottrina cattolica. Al contrario, Uscite dal mondo di Elémire Zolla collega il viaggio del libro al i passi dell’iniziazione della Massoneria.
Creando questo collegamento diretto con il linguaggio dei bambini (Mazzeo, 2022), ma mettendo in prospettiva l’esperienza di una vita, Collodi ha realizzato qualcosa di unico, ovvero la capacità di comunicare a un pubblico eterogeneo utilizzando un testo unico.
Il libro è servito anche da ispirazione per autori come Gianni Celati, Luigi Malerba e Giorgio Manganelli (West, 2006), e molti altri. Per esempio, il Povero Pinocchio di Umberto Eco: un tautogramma proposto e organizzato da Eco con i suoi studenti di comunicazione dell’Università di Bologna.
In un giorno o due di lettura, si può viaggiare e assistere alla trasformazione di un pezzo di legno parlante in un bambino. Imparare il valore dell’educazione, l’onestà e il prezzo delle scelte.
Aggiungendo una settimana in più è possibile osservare nella stessa narrazione le caratteristiche dell’Italia che sta prendendo forma, alle prese con la scarsità di cibo, la corruzione, un sistema giudiziario in formazione, la rivoluzione industriale e molto altro.
«Non si può dire meglio. Ma, dopo la descrizione del processo di maturazione, il conflitto col male, la lotta per la sopravvivenza, il sottotema dominante nelle Avventure resta l’etica del lavoro». (Dorfles, 2018)
Dedicandogli ancora più tempo, ci si può immergere completamente in una non-favola che combina insieme elementi mitologici e favolistici classici. Ci si può addentrare nella storia di un personaggio non-umanoma con tratti più umani della maggior parte delle persone: è allo stesso tempo cattivo e gentile, innocente e maligno, onesto e pieno di debolezze, con la propensione a fare del bene ma spesso fallendo a causa di scelte sbagliate. Attraverso questo libro, si può assistere a una miscela unica di storia, politica e filosofia, il tutto in un unico racconto.
La storia della sua città diventa per lui la storia di se stesso; egli concepisce le mura, la porta turrita, l’ordinanza municipale, la festa popolare come un diario illustrato della sua gioventù, e in tutte queste cose ritrova se stesso, la sua forza, la sua diligenza, il suo piacere, il suo giudizio, la sua follia e le sue cattive maniere. (Nietzsche, 1874/2016)
Non si tratta di un libro con un solo messaggio o una morale, questo è un libro che dà molte lezioni. I personaggi di Pinocchio sono complessi e sfaccettati e riflettono il mondo reale in cui il bene e il male non sono sempre così chiaramente delineati. Come tante favole in una sola favola. Inoltre, non è solo il mondo degli adulti a influenzare quello dei bambini (Mazzeo, 2022), ma anche il contrario, quando Collodi disegna personaggi che non sono semplicemente buoni o cattivi.
Del Toro and Zemeckis: Riscrivere il Pinocchio nel 2022
Nel 1940, Le avventure di Pinocchio era già un libro di successo. Come le favole della tradizione orale, utilizzate per insegnare le norme sociali a una società di analfabeti, il libro era uno strumento per educare i bambini di tutto il pianeta. Aiutandoli a diventare non solo alfabetizzati, ma anche consapevoli della responsabilità delle loro scelte.
«Per i bambini, le fiabe fanno sempre parte di un repertorio in continua crescita in cui si possono inserire pezzo per pezzo nuovi esemplari di fate, orchi, streghe e magie. Invece, gli adulti collezionano favole». (Mazzeo, 2022)
Nel 1940, Walt Disney pubblicò la sua versione depurata di Pinocchio, più in linea con le precedenti animazioni Disney, come Biancaneve e Il mago di Oz. La versione cinematografica dipingeva Pinocchio e Geppetto come persone assolutamente gentili, con la fata Turchina che esisteva solo per esaudire i desideri di Pinocchio. Sebbene fosse più facile da digerire e più in linea con la cultura e i valori americani, conteneva anche alcuni elementi oscuri, come Pinocchio e altri bambini che fumavano sigari nel paese dei balocchi.
«Come Peter Pan, Pinocchio è stato modificato e adattato quasi subito dopo la pubblicazione in inglese e Disney non è stato originale nell’apportare le sue modifiche. Con i Grimm, Disney ha dovuto ampliare un racconto breve, ma Pinocchio era lungo e a episodi, e ha richiesto notevoli modifiche.» (Allan, 1999)
Il potere di distribuzione di Walt Disney fece viaggiare questa versione cinematografica appena adattata nei cinema di tutto il mondo e successivamente venne anche trasmessa in TV. Rapidamente Pinocchio venne associato, a livello globale, alla compagnia di Topolino.
Oggi, ottant’anni dopo, Disney rimane uno dei maggiori protagonisti dell’industria dell’intrattenimento. Con il passaggio all’industria dello streaming, il cinema non è più il suo principale canale di diffusione e queste piattaforme sono sempre più affamate di contenuti. Un remake di Pinocchio aggiornato con tutti i più recenti progressi tecnologici sarebbe perfetto per il pubblico contemporaneo.
Il film è stato realizzato da Robert Zemeckis, già responsabile di produzioni come Forrest Gump e Ritorno al futuro. Nel ruolo di Geppetto, Tom Hanks ha dato uno status speciale al film.
Zemeckis ha intrapreso uno sforzo da antiquario per ricreare il Pinocchio Disney del 1940 utilizzando la tecnologia del 2022. Le scene in live-action hanno permesso a Tom Hanks di interagire con un Pinocchio generato al computer, dando vita alla storia in ambientazioni vibranti. Tuttavia, nel tentativo di aggiornare la storia per adattarla alle moderne questioni etiche e sociali, il regista si è lasciato alle spalle le sottili sfumature e i dilemmi morali che hanno reso così eccezionale l’opera originale di Collodi .
«Quanto minor valore e dignità ha la sua lingua, quanto più esso è comunicazione, e tanto meno se ne può ricavare per la traduzione, finché l’assoluto primato di quel senso, lungi dall’esse re la leva di una traduzione piena di forma, la rende impossibile.» (Benjamin et al.)
Ciò che resta sembra più un pezzo perfetto di un manufatto storico restaurato ed esposto in un cubo bianco all’interno di un museo, senza contesto, come una parola senza significato.
«Il problema principale è la paura del film nei confronti del tema dell’autore originale Carlo Collodi: i bambini sono materia prima propensa alla pigrizia, alla sciocchezza e alle bugie egoistiche (il burattino di Collodi uccide il grillo ed è perseguitato dal suo fantasma). Il cartone animato di Walt Disney del 1940 ammorbidì i peccati del bambino riducendoli a una sconclusionata ingenuità. Ora, è stato appiattito per non avere più una personalità». (Nicholson, 2022
Pochi mesi dopo, una nuova versione di Pinocchio approda su un’altra gigantesca piattaforma di intrattenimento: Netflix. Questa nuova versione, sotto la direzione di Guillermo Del Toro, ha assunto una forma diversa. In questo caso siamo davanti a un adattamento del romanzo sotto forma di film in stop motion, secondo la visione del regista sul viaggio di un burattino di legno.
Nel racconto di Carlo Collodi non è specificato l’anno in cui si svolge la vicenda. Il lettore potrebbe trovarne traccia nei segni sulle monete, o nella descrizione della fame dell’Italia post-unitaria. Nella storia di Del Toro invece è chiaro che la narrazione accade durante l’era fascista, sotto il regime e le mani del dittatore Benito Mussolini, nell’oscurità della Prima e della Seconda Guerra Mondiale.
Ciò ha conferito al film un velo di tristezza inesistente nella versione Disney, rendendolo più vicino alla complessità e alla bellezza del romanzo di Collodi.
Inoltre, Pinocchio torna per ricordarci la disperazione della guerra. Il film inizia con la morte del figlio di Geppetto durante un bombardamento. L’ascesa del fascismo e la guerra rappresentano il polo negativo della storia. Diventano uno strumento per ricordarci le atrocità dei regimi di estrema destra del passato. Niente di più attuale alla luce dell’ascesa dei regimi di estrema destra in tutto il pianeta.
Questa volta Pinocchio ha la volontà di fare cose sbagliate, di scegliere strade sbagliate. Il Pinocchio di Del Toro condivide con l’originale la capacità di imperfezione, che molte volte potrebbe causare dolore agli altri, ma è ciò che ci rende umani.
Riproponendo la favola del burattino di legno e mescolandola con elementi del nostro recente passato, Guillermo ci ha ricordato le minacce del fascismo e di altri regimi dittatoriali di destra che tendiamo a dimenticare facilmente. «La fiaba è storica, dunque presente.» (Mazzeo, 2022). Non c’è niente di più attuale che guardare a uno dei nostri più grandi errori dell’umanità per mettere in prospettiva il futuro.
Questo adattamento può essere letto sia da un punto di vista politico che critico.
«Sono questi i servigi che la storia può rendere alla vita; ogni uomo e ogni popolo ha bisogno, secondo le sue mete, forze e necessità, di una certa conoscenza del passato, ora come storia monumentale, ora come storia antiquaria e ora come storia critica» (Nietzsche et al)
È innegabile il senso e lo scopo dell’opera di Del Toro. «Solo con la massima forza del presente voi potete interpretare il passato: solo nella più forte tensione delle vostre qualità più nobili indovinerete ciò che del passato è degno di essere conosciuto e preservato ed è grande.» (Nietzsche et al)
Conclusione
Ibridazione è un termine comune nell’era di Internet, dove le frontiere mediatiche sono sfumate e i contenuti sono fruiti attraverso i media, modificandosi di volta in volta per soddisfare le esigenze degli utenti. Pinocchio ci insegna che questa ibridazione non è un fenomeno nuovo. Gutenberg inventò la stampa nel 1440, ma solo durante la rivoluzione industriale, quasi quattrocento anni dopo, i libri e i giornali sono diventati di massa.
Collodi ha approfittato di questo movimento per raccontare questa storia unica. “il vero storico deve avere la forza di coniare di nuovo ciò che è noto in qualcosa di mai sentito e di annunciare ciò che è universale così semplicemente e profondamente, da far dimenticare la profondità per la semplicità e la semplicità per la profondità “. (Nietzsche et al)
Le avventure di Pinocchio riportano il passato, la tradizione orale e l’adolescenza di Collodi nei borghi della Toscana.
Benjamin e Nietzsche, quasi nello stesso periodo storico, vedevano le minacce di quella eccessiva informazione e i rischi che essa comportava per la nostra nozione di storia e per il significato di tale vocabolo per l’umanità. Nel frattempo, Carlo Collodi era lì, a mescolare tante fiabe in una, approfittando della partecipazione dei lettori per perfezionare la sua opera, per raccontare la sua storia.
Centoquarant’anni dopo, ci chiediamo ancora se non stiamo vivendo in un’epoca di troppe informazioni e poche storie memorabili. Pinocchio rimarrà sempre come esempio di una bella storia che dura nel tempo. E noi, come società, possiamo sempre contare su queste racconto come strumento per salvare il nostro passato e mantenere viva la nostra immaginazione. L’umanità di questa creatura non umana è il suo segreto per insegnarci qualcosa sull’umanità.
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