Rendere le stablecoin più stabili con Chainlink Proof of Reserve (di Zubin Pratap)
Traduzione dell’originale a cura di Alessandro_Omega
Sebbene le stablecoin non siano difficili da comprendere concettualmente, sono difficili da implementare a livello pratico, con le stablecoin algoritmiche che presentano un ulteriore grado di complessità. Con Chainlink Proof of Reserve (PoR), i protocolli stablecoin sono in grado di migliorare la loro stabilità e trasparenza, fornendo informazioni in tempo reale sulle loro riserve e aumentando la fiducia degli utenti e del mercato.
Cosa rende stabili le stablecoin?
Facciamo un passo indietro e consideriamo esattamente cosa siano le stablecoin. Le stablecoin sono crypto per le quali il prezzo è stato progettato per essere peggato ad un’altra crypto, denaro fiat o una commodity tradata in borsa (come oro o metalli industriali).
Quando i prezzi di vari altri asset sul mercato sono fluttuanti e gli investitori vogliono preservare le loro posizioni su qualcosa di meno volatile, possono utilizzare le stablecoin. Ecco perché sono spesso descritte come una sorta di hedge (cioè protezione/assicurazione) contro una potenziale perdita di valore. Le stablecoin hanno lo scopo di mantenere un valore stabile rispetto a un asset di riferimento. Questo è ciò che significa “pegged”: la stablecoin deve mantenere un “peg” rispetto a un altro asset. Più comunemente, il peg è denominato contro il dollaro statunitense ($), con un’unità di una stablecoin che deve essere sempre uguale a un dollaro USA.
Detto questo, il backing asset di una stablecoin può essere qualsiasi valuta fiat stabile o un’altra riserva di valore anch’essa stabile (per molti anni lo stesso dollaro USA è stato “backed” da oro reale, ma questa è un’altra storia), inclusi altri tipi di crypto.
Ma come fa una stablecoin a mantenere il suo peg? Un modo per farlo è che l’emittente di stablecoin (stablecoin issuer) detenga asset con un valore equivalente o superiore alla stablecoin come “backing” o “reserve”. Questo processo è noto come collateralizzazione: il backing asset (asset che si trova nelle riserve) funge da collaterale. Il pegging è diverso dalla collateralizzazione: il pegging è un modo per misurare il valore della stablecoin rispetto a una valuta di riserva, la collateralizzazione utilizza gli asset per difendere quel valore.
Un modo per pensare al collaterale è il seguente: se qualcuno che non conosci molto bene ti chiedesse $100, probabilmente vorresti sapere come fare a riavere i tuoi soldi una volta che glieli hai prestati. La perdita del tuo capitale è un rischio da cui vuoi proteggerti, quindi è probabile che tu chieda a questa persona di darti qualcosa di valore per “garantire” il tuo prestito nei loro confronti. Potrebbero lasciarti la macchina e le chiavi della macchina. Se necessario, potresti vendere l’auto e recuperare i tuoi soldi. Se il valore dell’auto è superiore a $100, allora sei “over-collateralizzato”. Se è inferiore a $100, sei “under-collateralizzato”, una posizione che è più rischiosa per te come lender (colui che presta).
Una stablecoin mantiene il suo peg se il suo emittente ha riserve di asset che hanno un valore uguale o maggiore rispetto alle stablecoin che sono state emesse. In questo modo, lo stablecoin holder per un valore di $1 può scambiare (cioè fare il redeem) quelle stablecoin e recuperare un asset o una valuta fiat che vale $1. Si tratta di un peg 1:1.
Tipi di stablecoin
Esistono sostanzialmente tre tipi di stablecoin, classificate in base ai meccanismi che utilizzano per mantenere un valore stabile. Possono essere fiat-collateralized, crypto-collateralized o algoritmiche.
I primi due tipi possono essere facilmente compresi ora che abbiamo spiegato cosa significa collaterale, con l’ulteriore osservazione che le stablecoin crypto-collateralized sono interamente on-chain, nel senso che anche il loro collaterale è nativamente on-chain.
Le stablecoin algoritmiche sono leggermente diverse. Mentre le stablecoin sono backed da riserve di asset, le stablecoin algoritmiche sono principalmente backed da meccanismi matematici e di incentivi (codificati nei loro smart contract) che mantengono il loro peg a una valuta fiat. Potrebbero non avere un asset di riserva sottostante: sono progettati per regolare e stabilizzare il loro peg utilizzando algoritmi che controllano la supply (o, al contrario, la domanda) per la loro stablecoin. In effetti, le stablecoin algoritmiche sono solitamente under-collateralized perché non hanno (in teoria) bisogno di collaterale per mantenere il loro valore “stabile”. Alcune stablecoin algoritmiche hanno pair di coin, una stablecoin e l’altra una crypto per il back di quella stablecoin, che gli algoritmi manipolano per mantenere un peg, rendendole, in un certo senso, una sottospecie di stablecoin crypto-collateralized.
In questo contesto, ci sono buone ragioni per adottare una terminologia diversa per classificare le stablecoin collateralizzate. Termini come “regular”, “collateralized” e “algorithmic” perdono di precisione quando iniziano a sovrapporsi l’un l’altro. Alcune stablecoin, come DAI di Maker DAO e UST di Terra, sono (nota dell’autore: era se riferito a UST di Terra) crypto-collateralized e stabilizzate algoritmicamente contro un’altra crypto. Una migliore classificazione può essere exogenous vs. endogenous vs. implicit collateralization.
Exogenous significa “esterno a” ed endogenus significa “dall’interno”. Il collaterale “esogeno” si riferisce al collaterale che ha use case primari al di fuori del progetto stablecoin. “Endogeno” si riferisce a collaterale creato appositamente allo scopo di fungere a quella data funzione. “Implicito” è quando il progetto manca di collaterale esplicito. Puoi leggere di più a riguardo cliccando qui. Quindi Terra UST e sUSD di Synthetix sono stablecoin con collaterale endogeno perché i loro token collaterali sono creati per il back della stablecoin. Distinguere questo da Maker DAO (ad esempio) che è collateralizzato da ETH e USDT etc. che sono collaterale esogeno perché hanno use case primari al di fuori del backing di DAI.
Scavando un po’ più a fondo nelle distinzioni, vale la pena notare che le stablecoin possono anche essere decentralizzate a vari livelli. Vitalik Buterin si riferisce alle stablecoin decentralizzate come “stablecoin automatizzate (automated stablecoins)”. Un notevole esempio di stablecoin algoritmica decentralizzata è la stablecoin DAI gestita dal MakerDAO protocol. È governata da un DAO, peggata al dollaro USA e ha un backing che si concretizza in un basket di crypto come collaterale, un design diverso dalla maggior parte delle stablecoin algoritmiche, che non hanno un collateral backing. Il collaterale di DAI è in genere fornito dai suoi utenti, che possono in seguito mintare DAI. La coin DAI è trattata come un debito emesso nei confronti dell’utente ed è emessa a un tasso che di fatto over-collateralizza i DAI emessi (cioè il collaterale depositato dall’utente vale generalmente più dei DAI che riceve in cambio mintandoli). Tale rapporto tra collaterale e DAI viene calcolato algoritmicamente per mantenere il prezzo stabile e peggato di 1 DAI = $1.
Di contrasto a questo design di stablecoin c’è USDT (Tether), una stablecoin backata (quasi interamente) da fiat-asset asset ed è controllata centralmente (e non a livello algoritmico). Un altro esempio di stablecoin centralizzata peggata al dollaro USA e supportata da asset equivalenti è USDC.
Tutto ciò solleva alcune questioni molto importanti sulla decentralizzazione e sulla stabilità per quanto riguarda le stablecoin:
- Come facciamo a sapere che esistono le riserve per il backing di stablecoin collateralizzate (in particolare collaterale esogeno)?
- Come possiamo fidarci che queste riserve abbiano un valore uguale o maggiore al valore di mercato attuale della stablecoin che dovrebbero backare?
- Come otteniamo dati sui prezzi accurati e in tempo reale per supportare il peg di una stablecoin algoritmica?
I dati on-chain di alta qualità sono un problema
Il modo tradizionale, centralizzato e off-chain per affrontare questi tre problemi sarebbe che gli auditor verificassero e convalidassero manualmente le riserve e che gli i centralized exchange fornissero price data. Tuttavia, la verifica manuale delle riserve presenta alcuni inconvenienti: è manuale, è costosa, viene eseguita secondo il programma di qualcun altro e non automaticamente.
Anche i tradizionali audit di terze parti mancano di trasparenza perché richiedono comunque di riporre fiducia nell’auditor e nella sua integrità, credendo alla loro parola che non si sono verificate manomissioni. Contiamo sull’interesse personale dell’auditor nel voler preservare la propria reputazione, che è un “incentivo implicito”.
Storicamente, quando si tratta di asset fisici come l’oro o anche valute fiat controllate centralmente gestite dal tesoro governativo, questo meccanismo può funzionare abbastanza bene per il suo scopo e il suo contesto. Ma una versione superiore di tutto ciò, resa possibile dalla tecnologia moderna ed eliminando la necessità di riporre fiducia negli intermediari, sarebbe quella di affidarsi alla verità crittografica (cryptographic truth) protetta da una rete di oracoli decentralizzati.
Un problema con le blockchain è che non sono nativamente in grado di connettersi a dati esterni, un problema noto come problema dell’oracolo della blockchain ( blockchain oracle problem). Per verificare le riserve in modo decentralizzato, sicuro e vero dal punto di vista crittografico, le blockchain necessitano di un modo affidabile per interagire con i dati off-chain. Chainlink, il decentralized oracle network leader del settore, risolve questo problema, fornendo dati off-chain on-chain e aiutando a proteggere miliardi di dollari di valore in tutto lo spazio DeFi.
Gli oracoli possono svolgere un ruolo importante nel fornire dati ai protocolli attraverso l’ecosistema multi-chain, con Chainlink in grado di convalidare l’esistenza di riserve, valutare le riserve accuratamente in base alle condizioni di mercato, fornire dati a basso costo alle blockchain, eseguire audit automatizzati delle riserve e molti altre funzioni che aiutano a rafforzare la sicurezza e la stabilità delle stablecoin.
Chainlink Proof of Reserve e Price Feeds to the Rescue
E se qualcuno, ovunque, potesse verificare che un protocollo stablecoin è effettivamente backed dalle riserve che afferma di avere e che il valore (prezzo di mercato) delle riserve è sufficiente a collateralizzare la supply della stablecoin, anche quando la stablecoin e le sue riserve risiedono su blockchain diverse? La fiducia nella stablecoin e nel suo peg aumenterebbe notevolmente.
Immagina se un qualsiasi smart contract potesse effettuare due semplici API call getLatestSupply()
e getLatestReserves()
a un price feed che fornisce quantità on-chain decentralizzate, aggregate, crittograficamente protette e valori di mercato per la stablecoin e il suo reserve asset. Finché la reserve supply supera la stablecoin supply e il valore delle riserve è almeno tanto quanto il valore della quantità di stablecoin in circolazione, sappiamo che la stablecoin è completamente collateralizzata e in uno stato “sano”.
Chainlink Proof of Reserve (PoR) alimenta esattamente questo tipo di funzionalità. PoR fornisce trasparenza agli utenti che usano stablecoin, consentendo loro di confermare direttamente e in qualsiasi momento che la stablecoin che stanno utilizzando è sicuro end-to-end e non contiene un single point of failure. Questo è esattamente ciò che fa TrueUSD (TUSD) e puoi leggerne di più a riguardo qui.
I PoR reference feed forniscono smart contract con i dati necessari per calcolare la vera collateralizzazione di qualsiasi asset on-chain backed da riserve off-chain. Questi reference feed sono gestiti da un network decentralizzato di oracoli sul Chainlink Network e consentono il controllo autonomo dei collaterali utilizzati all’interno di un protocollo in tempo reale, contribuendo a garantire che i fondi degli utenti siano protetti da pratiche di riserva “frazionaria” impreviste e altre attività fraudolente da parte di custodian off-chain. Chainlink PoR può farlo anche attraverso blockchain.
Per i protocolli stablecoin che utilizzano riserve off-chain, gli audit ricorrenti abilitati da Chainlink PoR aiutano a migliorare la trasparenza e a proteggere lo stato delle riserve che backano la stablecoin. Le stablecoin che utilizzano PoR possono offrire un maggiore grado di trasparenza ai propri utenti in quanto possono dimostrare che i loro token sono backati. Il PoR può anche fornire dati di collateralizzazione relativi a qualsiasi tipo di asset peggato, comprese valute fiat alternative o commodities come l’oro, aumentando la trasparenza di qualsiasi token protocol che utilizzi questo meccanismo.
Ad esempio, Paxos, un’infrastruttura del mercato finanziario e una piattaforma di brokeraggio di crypto, utilizza Chainlink per fornire pricing data altamente disponibili, tamper-proof (a prova di manomissione) e accurati necessari per smart contract per verificare le riserve in USD che backano la stablecoin Pax Dollar (USDP) e le riserve d’oro che backano il token PAX Gold (PAXG). Ciò viene fatto attraverso i Chainlink PoR Data Feeds per i token Paxos che consentono alle dApp DeFi di verificare che i token Paxos siano effettivamente backati 1:1 da dollari USA e lingotti d’oro tenuti in riserve off-chain sotto la custodia di Paxos.
Man mano che le Central Bank Digital Currencies (CBDC) inizieranno ad emergere, potrebbe essere necessario backarle con asset on-chain e off-chain. Ciò richiederebbe price data accurati e sicuri per quanto riguarda i loro reserve asset. Queste stablecoin emesse dal governo sarebbero ben servite da Chainlink PoR, che può fornire i price data necessari per aiutare a proteggere i loro peg, nonché i reserve data necessari per verificare la collateralizzazione, tutto questo in un modo che garantisca la cryptographic truth attraverso Oracle network decentralizzati.
Chainlink Proof of Reserve aiuta non solo a convalidare e verificare gli asset sottostanti, ma anche a proteggere dagli shock sistemici. Ad esempio, con i dati Chainlink Proof of Reserve, gli smart contract DeFi possono implementare “circuit breakers” come un dispositivo di sicurezza nel caso in cui la collateralizzazione cada al di fuori dei normali intervalli di “salute”, aiutando a mitigare i movimenti di mercato potenzialmente disastrosi e la conseguente distruzione di valore.
Riepilogo
Le stablecoin sono un pilastro vitale nell’ecosistema DeFi, consentendo agli utenti di conservare e trasferire valore stabile nel tempo. Esistono molte implementazioni di stablecoin, ma la stabilità e la trasparenza di tutte possono essere migliorate da dati di qualità superiore e dalla capacità di dimostrare l’esistenza delle riserve. Con Chainlink Price Feeds e Chainlink PoR, i protocolli stablecoin hanno due potenti strumenti con cui aumentare sia la loro sicurezza che la loro stabilità.
Se sei un developer e desideri integrare Chainlink nelle tue applicazioni di smart contract, dai un’occhiata al blockchain education hub, alla documentazione per developer o contatta un esperto. Puoi anche vedere i Chainlink Proof of Reserve data feed qui e tuffarti direttamente nell’implementazione nel tuo smart contract.
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