Impazienza, ciliegie e Totò

Alfonso Fuggetta
Commenti & Riflessioni
2 min readOct 28, 2009

Ieri ero ad un convegno sulla banda larga. Ho raccontato un po’ di casi concreti di applicazioni e aree in cui le imprese stanno sempre più usando la rete.

Ho cercato di far vedere cose semplici, ma reali.

Uno dei presenti, un importante ex dirigente di una delle multinazionali del settore, mi ha obiettato: “Alfonso, queste sono tutte applicazioni a banda stretta, e per di più mobili. Così dai ragione a chi dice che la rete NGN non serve”.

Mi è venuto un torcibudella. Primo perché quando fai esempi complessi e futuristici ti dicono che devi essere più concreto e semplice. Però se poi fai esempi concreti e semplici, allora non vanno bene comunque. Per di più, non ho capito perché la banda larga deve essere per forza rete fissa. Perché in mobilità o con il wireless uno non può volere la banda larga? Oppure banda larga è solo e soltanto fibra?

In generale, avevo detto che per me non ci sono killer application e ho anche riportato quella bella definizione del Quinta “la vera killer application è l’impazienza”. Invece, specie i “vecchi telco” sono ancora lì a cercare il santo Gral: l’IPTV, per esempio. E se non lo trovano, pensano che a quel punto non c’è giustificazione per la banda larga. O meglio, sperano di trovare quella singola applicazione che venduta in bundling con l’accesso faccia tornare loro i conti.

Non ci sono killer application, non c’è il Silver Bullet e, tutto sommato, chi se ne frega. Le reti servono per tanti motivi nessuno dei quali è singolarmente decisivo, ma tutti insieme sono collettivamente determinanti.

Ieri, in viaggio tra Milano e Treviso mi è venuta in mente di arricchire la definizione del Quinta.

La banda larga e le NGN servono perché

  • siamo impazienti e non vogliamo attendere;
  • una ciliegia tira l’altra: partiamo con cose magari semplici, ma poi ci facciamo ingolosire e vogliamo di più;
  • come dice Totò, “è la somma che fa il totale”: magari la singola applicazione consuma poco, ma noi vogliamo sempre più fare tante cose in parallelo.

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