Bloodshot, il primo esempio di come lo streaming online stia evolvendo il proprio Business Model.

blodshot movie

Marzo 2020 in Italia esce Bloodshot, l’ultimo film di Vin Diesel, distribuito da Warner Bros, un prodotto sicuramente molto interessante, sia per lo spessore del famoso attore americano protagonista della pellicola, ma anche per i risvolti di business che scaturiscono da questa nuova uscita cinematografica.

Cosa c’è di particolare in tutto ciò? Bloodshot è una delle prime produzioni di “spessore” a livello internazionale, che viene lanciata direttamente in Digital Distribution. Il tutto avviene in Italia tramite la piattaforma di streaming CHILI, che ne propone la visione in EST (Electronic Sell Through): l’utente finale può acquistare il diritto di visione sul contenuto tramite la piattaforma stessa; comprando il film in digitale, l’utente potrà quindi vederlo tutte le volte che lo desidera, ritrovando il contenuto sempre disponibile all’interno della sua libreria digitale “My CHILI”, a differenza del noleggio TVOD (Trasactional Video On Demand), dove l’utente ha tempo 28 giorni per effettuare il primo play, rispetto alla data del noleggio e 48 ore per terminare la visione una volta effettuato il primo play.

Assistiamo quindi ad un’importante passo nell’evoluzione delle piattaforme di video streaming, in quanto fino a poco tempo fa, in questo settore era difficile pensare di poter assistere ad un evento di questo tipo, con un player importante che rinuncia alle revenues derivanti dalla distribuzione della licenza Theatrical (proiezione in sala), rappresentative della fetta più grande dei ricavi generati dal film stesso, premiando invece la distribuzione diretta in Digitale, segno che anche in Italia l’audience appetibile per questo modello di business è matura, oltre all’evidente sfruttamento del contesto sociale determinato da COVID-19, trasformando quindi una grossa crisi in una grande opportunità.

Il coronavirus quindi può essere stato il gancio con il quale il mercato, è riuscito a smuovere i grandi colossi americani, spingendoli a testare un nuovo modello di distribuzione, con enorme vantaggio per le piattaforme di video streaming che acquisiscono ulteriori fette di mercato, in precedenza riservate al mondo del cinema “offline”.

Il mercato però non si sta ingrandendo ma sta semplicemente evolvendo, giocando maggiormente sulle finestre dei diritti dei contenuti, un tempo molto rigide e protezioniste verso il segmento offline, aprendo a nuove opportunità e scenari, segno che l’industria sta cercando di innovare verso nuovi modelli di consumo, in un contesto da tempo in sofferenza, al netto di un 2019 positivo, in evidente controtendenza rispetto al trend di lungo periodo.

In Italia i dati Cinetel, mostrano che il mercato nel 2019 era riuscito a riprendersi, grazie soprattutto alla qualità dei contenuti prodotti nello stesso anno in primis da Disney e Warner Bross, ma con un trend di lungo periodo in evidente sofferenza, ulteriormente aggravato dallo shock del coronavirus, probabilmente interpretabile come il colpo di grazia per l’intero comparto, fino ad oggi legato a logiche di distribuzione troppo datate.

revenue cinema 2010 2019

L’audace mossa dei produttori viene subito colta dalle piattaforme di streaming più attente, che quindi sfruttano un’importante variazione nella logica delle finestre di diritto cinematografiche, aumentando sensibilmente il valore del proprio servizio, grazie all’acquisizione di produzioni ad alto impatto mediatico, nel momento di massimo interesse da parte del consumatore finale, con evidenti benefici in termini di customer acquisition e brand awareness.

Infatti non dobbiamo dimenticare che la maggior parte della cosiddetta “attention to buy” da parte del consumatore sul prodotto filmico, è concentrata prima del lancio del film e durante le prime 2–3 settimane di vita al cinema, momento in cui la Major stessa investe la maggior parte del budget in adevertising, con lo scopo di aumentare la visibilità del contenuto, investimenti di cui una piattaforma di streaming oggi può indirettamente beneficiare, ottimizzando quindi anche la sua spesa pubblicitaria.

Questa mossa delle Major è anche un chiaro segnale alla lotta verso i contenuti originali, prodotti spesso e volentieri dalle piattaforme come Netflix, tentando quindi di proteggere i propri contenuti cinematografici, in un mercato sempre più competitivo, dove grazie al rapido progresso tecnologico, oggigiorno è possibile vedere un film in Full HD o 4k comodamente seduti sul proprio divano.

Altro punto d’attenzione rilevante è la scelta di distribuire il contenuto in acquisto ma non in noleggio digitale, segno che per quanto l’apertura c’è stata, essa è ancora molto limitata, vincolata per ora al solo acquisto, strategia volta a proteggere il price point del prodotto. Infatti va tenuto in considerazione che l’acquisto in digitale, costa mediamente il doppio o il triplo, rispetto al noleggio in digitale, per non parlare dell’apertura al mondo dei vari SVOD (Subscription Video on Demand), verso il quale al contrario si cerca di dare minori diritti nella distribuzione digitale, motivo per il quale le piattaforme stesse investono nel produrli in autonomia, vedi Netflix e le sue serie TV.

È ragionevole pensare che questo sia solo un altro piccolo passo, nella battaglia infinita dello streaming online, sempre più densa di partecipanti, con i principali player che cercano di calare l’asso, al fine di sorprendere sempre di più il consumatore finale, a volte riducendo sensibilmente il propri margini sul transato, in un contesto dove oramai siamo sommersi da una moltitudine di offerte tra Cinema, Serie TV, Sport, Documentari ed è difficile emergere seriamente.

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