Lo Statuto del Comune di Bologna per il clima e le assemblee cittadine

Andrea Colombo
Andrea Colombo in Comune
17 min readJul 12, 2021

Bologna è la prima città in Italia (e tra le medio-grandi forse anche in Europa) che ha inserito direttamente nello Statuto Comunale il riconoscimento dell’emergenza climatica, il principio della transizione ecologica giusta e la istituzione dell’“assemblea cittadina”.

Ecco il testo delle modifiche statutarie approvate:

Art. 2 (Obiettivi programmatici)

5. Il Comune, riconoscendo l’emergenza climatica ed ecologica, orienta le proprie politiche e attività amministrative ai principi della transizione ecologica giusta e dello sviluppo sostenibile, nonché alla tutela del clima, dell’ambiente e della salute umana. A tal fine, il Comune concorre, anche in rapporto con le istituzioni regionali, nazionali, europee ed internazionali e coinvolgendo le imprese e i cittadini singoli e associati, alla riduzione dell’inquinamento e delle emissioni climalteranti, fino alla neutralità climatica, al fine di assicurare, nell’uso sostenibile ed equo delle risorse, le necessità delle persone di oggi e delle generazioni future.

Art. 6-bis (Assemblea cittadina)

  1. Il Comune promuove il concorso della cittadinanza alla formazione e attuazione delle politiche comunali e rafforza il dialogo fra i cittadini e tra questi e l’Amministrazione mediante l’Assemblea cittadina, quale istituto di democrazia partecipativa.
  2. L’Assemblea è organo temporaneo, con funzioni propositive e consultive, costituito da un campione casuale di cittadine e cittadini, egualmente rappresentativo della popolazione. L’Assemblea si forma, confronta e infine esprime, attraverso il metodo deliberativo, su temi di particolare rilevanza che rientrano nella competenza del Comune.
  3. L’Assemblea è indetta dal Consiglio comunale, su iniziativa propria o dei soggetti di cui al precedente art. 3, con apposita deliberazione che ne determina le finalità, la durata, l’oggetto, anche espresso sotto forma di quesiti o richiesta di pareri, ed eventuali specifiche organizzative. Il Consiglio comunale è tenuto a prendere in esame gli esiti dell’Assemblea, come previsto dal comma successivo.
  4. Al termine dei lavori, l’Assemblea, privilegiando ove possibile il metodo del consenso, approva proposte e raccomandazioni, sulle quali il Consiglio comunale decide entro quattro mesi con apposita deliberazione, adottando, per quelle accolte in tutto o in parte, gli indirizzi per la conseguente attività amministrativa della Giunta e degli Uffici, e fornendo ampia e specifica motivazione per quelle accolte solo parzialmente, modificate o rigettate.
  5. Il Regolamento sui diritti di partecipazione e di informazione dei cittadini stabilisce le norme attuative, con particolare riferimento alle modalità e ai termini di proposta, indizione, composizione, organizzazione e funzionamento dell’Assemblea, di discussione e decisione del Consiglio sugli esiti, di coinvolgimento della Giunta e degli Uffici, nonché di monitoraggio e verifica dello stato di attuazione, secondo principi di partecipazione democratica, pubblicità e trasparenza.

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Consigliere COLOMBO — Partito Democratico

(ILLUSTRAZIONE)

Grazie, Presidente. Questa proposta di deliberazione è molto rilevante dal punto di vista politico-amministrativo e quindi per la vita del nostro ente, del Comune di Bologna innanzitutto perché riguarda, appunto ha ad oggetto alcune modifiche dello Statuto comunale che vengono proposte e sappiamo che lo Statuto comunale è per così dire, ovviamente in termini non tecnici, un po’ la nostra Carta costituzionale e quindi è importante quando si interviene sullo Statuto farlo anche con grande equilibrio e attenzione. In secondo luogo è una delibera particolarmente significativa anche per i temi che tratta e quindi le modifiche e integrazioni che vengono proposte allo Statuto, che riguardano la questione del clima e degli strumenti di partecipazione democratica della nostra comunità. In terzo luogo questa delibera ha grande valore anche per la trasversalità politico-amministrativa di chi la propone in quanto la proponiamo, e uso un plurale che non è maiestatis ma è reale, in cinque diversi gruppi consiliari, quindi sia di maggioranza che di minoranza, all’interno di quest’Aula. In particolare i primi firmatari sono oltre al sottoscritto per il gruppo del Partito Democratico la Consigliera Clancy per Coalizione Civica, il Consigliere Piazza per il MoVimento 5 Stelle, la Consigliera Palumbo per il gruppo Misto componente Nessuno resti indietro e la Consigliera Frascaroli per Città Comune, proprio a sottolineare la volontà ampia del Consiglio di pervenire a queste modifiche dello Statuto. È un fatto sicuramente importante sul piano politico-amministrativo e che risponde anche a quanto prevede la legge, il testo unico degli enti locali che richiede per toccare lo Statuto, almeno in prima votazione, i due terzi dei voti, nel nostro caso quindi venticinque Consiglieri favorevoli, proprio a garanzia di una più ampia condivisione delle modifiche al testo fondamentale del nostro Comune. E ancora, quarta e ultima ragione di rilevanza di questa delibera è anche il percorso che è dietro, un percorso tecnicamente in realtà molto breve nel senso che la concreta e operativa proposta di modifica dello Statuto è stata sviluppata di fatto potremmo dire negli ultimi dieci/quindici giorni, ma nasce in un contesto a seguito di un percorso in realtà ben più ampio e articolato. Mi riferisco al fatto che questa delibera prende idealmente le mosse dalla Dichiarazione di emergenza climatica, ambientale ed ecologica che i colleghi e le colleghe ricorderanno approvammo nel settembre 2019 con due ordini del giorno, uno proposto direttamente dalla Presidenza del Consiglio comunale a nome di tutti i gruppi, con cui fu assunto la dichiarazione proposta da alcuni movimenti, associazioni ambientaliste tra cui ricordo in particolare Extinction Rebellion; e un secondo ordine del giorno diciamo più politico, sempre di dichiarazione di emergenza climatica e impegni conseguenti, questo era l’oggetto proposto da me insieme ad altri colleghi. Entrambi furono approvati e questi ordini del giorno oltre a dichiarare in quanto tale l’emergenza climatica nella città di Bologna, ricorderete che l’Amministrazione, il Sindaco e la Giunta decisero anche in seguito a quegli ordini del giorno di affiggere sulla facciata di palazzo comunale e poi anche al Liber Paradisus e poi nei Quartieri lo striscione su fondo verde, “Bologna dichiara l’emergenza climatica”. Ma quegli ordini del giorno contenevano oltre alla dichiarazione in sé, la dichiarazione di emergenza in sé, tra l’altro termine dichiarazione di emergenza che da lì a pochi mesi avremmo imparato a conoscere per invece il Covid, ma ricordiamoci che non siamo ancora fuori dall’emergenza pandemica e tantomeno siamo fuori dall’emergenza climatica che, anzi, si sta aggravando come anche gli ultimi fatti recenti di cronaca internazionale ma anche nazionale e locale evidenziano. Quegli ordini del giorno dicevo oltre a dichiarare l’emergenza comportavano l’assunzione di alcuni impegni, in particolare tre: un primo impegno che ci prendevamo era quello di essere ancora più trasparenti e comunicativi nel rendere noto e conto alla città, alla nostra comunità della crisi climatica in cui tutto il pianeta ma anche il territorio della città di Bologna si sta trovando a vivere e ad affrontare. E questo impegno si è concretizzato in un lavoro anche portato avanti dall’Amministrazione comunale e dalla Fondazione Innovazione urbana nella creazione di un portale web dedicato al clima, costantemente aggiornato con numeri, dati, informazioni, opinioni, utili a sensibilizzare l’opinione pubblica e renderla più consapevole sullo stato di emergenza climatica che è stato dichiarato. Un secondo impegno che c’eravamo assunti era quello ad agire ora, agire in fretta. Ovviamente su questo impegno ci sono anche legittimamente opinioni, punti di vista diversi all’interno di quest’Aula. Io voglio soltanto citare il fatto che sono stati approvati alcuni piani come il Piano della mobilità sostenibile, presto il Piano urbanistico generale, ma soprattutto il PAESC, il Piano per l’energia sostenibile e il clima con cui ci siamo dati obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni climalteranti fino alla neutralità carbonica. Ma il terzo e più importante punto di quella dichiarazione era l’impegno a sperimentare delle cosiddette assemblee cittadine e quindi a pensare a nuove forme di democrazia partecipativa che potessero ingaggiare, coinvolgere, attivare la comunità in questa battaglia contro il cambiamento climatico, contro la crisi climatica che richiede per essere efficace una straordinaria e inedita alleanza fra le istituzioni, l’economia, la comunità. A seguito di questa dichiarazione di emergenza climatica su quest’ultimo impegno in particolare è stato avviato un importante percorso che ha potuto beneficiare anche di un finanziamento regionale nell’ambito della legge regionale sulla partecipazione. Questo percorso ha visto una prima fase, i colleghi lo ricorderanno, all’inizio di quest’anno a gennaio con tre udienze conoscitive in VIII Commissione in cui abbiamo potuto conoscere diverse esperienze europee e anche internazionali di concreta sperimentazione di queste assemblee cittadine sul clima ma anche su altri temi, confrontandosi con esperti, amministratori, cittadini che avevano partecipato a quei processi. Dopo questa prima fase più istituzionale si è aperto quello che è stato chiamato un tavolo di negoziazione, al quale hanno seduto cinquantadue rappresentanti di tutte le componenti: istituzionale, quindi tutti i gruppi consiliari erano rappresentati, oltre alla Giunta e gli uffici, della componente economica, quindi con gli stakeholder economici della città, a partire dalla Camera di commercio fino ad arrivare a diverse associazioni di categoria, ordini professionali e così via, e la componente ambientalista delle associazioni e dei movimenti per l’ambiente e per il clima. Questo tavolo di negoziazione ha lavorato direi con oltre una decina di appuntamenti da febbraio a fine giugno, e la cosa straordinaria di questo tavolo di negoziazione è che alla fine si è arrivati a condividere una proposta contenuta nelle cosiddette linee guida, che sono anche citate nella delibera, una proposta appunto di istituzione dello strumento delle assemblee cittadine condivisa fra le diverse componenti che sulla carta potevano avere idee diversissime, che però hanno convenuto sulla prospettiva che il Comune di Bologna possa dotarsi di un’assemblea cittadina quale nuovo strumento partecipativo. Queste linee guida, che sono state licenziate dal tavolo di negoziazione mi sembra il 24 giugno, hanno poi portato solo il tavolo istituzionale composto dai Consiglieri che per conto dei gruppi vi partecipavano e quelli che hanno ritenuto di aderire a questa fase ulteriore, successiva ad elaborare conseguentemente una modifica dello Statuto comunale. Con due finalità, infatti la delibera che proponiamo incide su due articoli. Le due finalità sono introdurre la tutela del clima e la transizione ecologica giusta all’interno degli obiettivi programmatici dell’ente e in secondo luogo introdurre l’assemblea cittadina come nuovo istituto di partecipazione. Venendo quindi più puntualmente al testo della delibera e in particolare al testo allegato proponiamo di modificare, integrare, arricchire il comma 5 dell’articolo 2, quello sugli obiettivi programmatici dell’ente che sta all’interno del titolo I, quindi i principi fondamentali del nostro Comune, proponiamo di modificarlo nei termini che leggo. “Il Comune, riconoscendo l’emergenza climatica ed ecologica, orienta le proprie politiche e attività amministrative ai principi della transizione ecologica giusta e dello sviluppo sostenibile nonché alla tutela del clima, dell’ambiente e della salute umana. A tal fine il Comune concorre, anche in rapporto con le istituzioni regionali, nazionali, europee e internazionali e coinvolgendo le imprese e i cittadini, singoli e associati, alla riduzione dell’inquinamento e delle emissioni climalteranti fino alla neutralità climatica al fine di assicurare nell’uso sostenibile ed equo delle risorse le necessità delle persone di oggi e delle generazioni future”. Ecco quindi che proponiamo di scolpire nel secondo articolo del nostro Statuto alcuni principi fondamentali. Innanzitutto quello del riconoscimento dell’emergenza climatica ed ecologica e io credo che questo sia un fatto straordinario che quella Dichiarazione di emergenza climatica ed ecologica che era un ordine del giorno oggi diventa un riconoscimento stabilmente inserito all’interno dello Statuto comunale. Questo anche a significare, a mio avviso, la consapevolezza che la questione climatica è una questione che riguarda il qui e ora, perché è già adesso che ci sono gli effetti a livello planetario ma anche locale ed è adesso che dobbiamo al più presto agire, ma inserendola all’interno dello Statuto comunale stiamo anche dicendo che c’è bisogno di orientare strutturalmente, stabilmente l’attività della nostra Amministrazione a contrastare la crisi climatica. Questo a prescindere da quali siano le maggioranze che eventualmente, anche nel tempo, si alternano al governo della città. Il riconoscimento dunque del clima come questione prioritaria del nostro tempo. E in secondo luogo l’inserimento in Statuto di alcuni obiettivi, perché non basta dire che esiste un’emergenza, una crisi climatica, non basta dire che bisogna tutelare il clima, l’ambiente e la salute umana, bisogna anche dire con quali strumenti e verso quali obiettivi vogliamo tendere e nella pur necessaria pulizia e sinteticità, che è propria di uno Statuto, usiamo parole importanti: ci diciamo che per tutelare il clima c’è bisogno di puntare alla neutralità climatica, quindi a zero emissioni e diciamo che questo obiettivo va perseguito con un metodo, che è quello della transizione ecologica giusta. La seconda modifica o, meglio, integrazione dello Statuto riguarda invece l’inserimento di un nuovo articolo che viene numerato come articolo 6-bis e rubricato “Assemblea cittadina”, nell’ambito del titolo II del nostro Statuto che invece è dedicato agli istituti di partecipazione. Conosciamo già diversi istituti partecipativi nel comune di Bologna, dalle petizioni all’istruttoria pubblica, al bilancio partecipativo, ai patti di collaborazione fino ad arrivare al referendum consultivo. Non riteniamo oggi ci siano le condizioni e in fondo anche nella necessità di arricchire la strumentazione di partecipazione del Comune di Bologna di fronte alle sfide che abbiamo, quella climatica ma non solo, con questo nuovo istituto di democrazia partecipativa che è stato già positivamente sperimentato in altri Paesi e città, quello dell’assemblea cittadina. Cosa intendiamo innanzitutto per assemblea cittadina? Non intendiamo un sostituto del Consiglio comunale, intendiamo un organo con funzioni essenzialmente propositive, consultive e di impulso verso l’Amministrazione, che coinvolga i cittadini in una modalità particolarmente innovativa, che è quella della selezione a sorteggio di un campione casuale di cittadini chiamati a confrontarsi, formarsi e infine ad esprimersi con delle raccomandazioni su un determinato argomento di volta in volta stabilito. Raccomandazioni su cui poi il Consiglio comunale in un percorso circolare è chiamato a decidere. Per entrare più nel concreto seguirei tuttavia il testo articolato dell’articolo 6-bis, suddiviso in cinque commi. Comma 1, “Il Comune promuove il concorso della cittadinanza alla formazione e attuazione delle politiche comunali e rafforza il dialogo tra i cittadini e tra questi e l’Amministrazione mediante l’assemblea cittadina quale istituto di democrazia partecipativa”. Quindi il comma 1 istituisce questo nuovo strumento di partecipazione e ne definisce le finalità, cioè in una logica di sussidiarietà orizzontale, di cui all’articolo 118 della nostra Costituzione, riconoscere che la cittadinanza compartecipa alla formazione e attuazione delle politiche pubbliche, ovviamente ciascuno nel suo ruolo, ma su questo torneremo, e l’assemblea cittadina serve anche a favorire un maggior scambio di idee e di opinioni tra i cittadini prima di tutto e anche nei confronti dell’Amministrazione comunale. Secondo comma, “L’assemblea è organo temporaneo con funzioni propositive e consultive costituito da un campione casuale di cittadine e cittadini egualmente rappresentativo della popolazione. L’assemblea si forma, confronta e infine esprime attraverso il metodo deliberativo su temi di particolare rilevanza che rientrano nella competenza del Comune”. Quindi qui si definisce invece come è composta e cosa fa l’assemblea, come già anticipato verrà costituita con un sorteggio tra i cittadini in maniera tale da rispecchiare anche in termini di eguaglianza la popolazione della città, ed è chiamata a formulare proposte e rendere pareri e raccomandazioni al Comune con un processo che prevede che questa assemblea, questo campione di cittadini una volta selezionato abbia una fase di formazione per conoscere temi che probabilmente nella generalità, nella media di cui non sono i singoli partecipanti già esperti, proprio perché è una selezione casuale e aiuta anche ad andare oltre ad una partecipazione dei soli già addetti ai lavori, ma coinvolge davvero tutta la cittadinanza, si confronta al proprio interno ma anche con gli stakeholder, quindi c’è una proiezione anche esterna dell’assemblea che ascolta i diversi interessi in campo e infine si esprime con il metodo deliberativo, che è in qualche modo la sintesi di tutti i passaggi precedenti, su temi che siano di particolare rilevanza e siano della competenza del Comune nel complesso. Terzo comma, “L’assemblea è indetta dal Consiglio comunale su iniziativa propria o dei soggetti di cui al precedente articolo 3, con apposita deliberazione che ne determina le finalità, la durata, l’oggetto, anche espresso sotto forma di quesiti o richiesta di parere ed eventuali specifiche organizzative. Il Consiglio comunale è tenuto a prendere in esame gli esiti dell’assemblea come previsto dal comma successivo”. Questo comma 3 dunque serve a stabilire l’inizio e la fine del processo. L’indizione dell’assemblea, l’abbiamo già visto per i referendum piuttosto che per l’istruttoria pubblica, spetta al Consiglio comunale o perché è un certo numero di Consiglieri a proporlo o su iniziativa popolare da parte dei cittadini, non solo quelli residenti italiani ma, come prevede in maniera avanzata il nostro regolamento sulla partecipazione, anche cittadini residenti di altri Paesi dell’Unione europea e anche ragazzi dai sedici anni. Il Consiglio comunale indice l’assemblea con una delibera che deve determinare gli aspetti essenziali che abbiamo detto. Poi questo comma individua non solo l’inizio ma anche la fine, che in un processo circolare ritorna al Consiglio comunale, il quale è tenuto a prendere in considerazione gli esiti di questa assemblea. Come lo vediamo al comma successivo. Quarto comma, “Al termine dei lavori l’assemblea, privilegiando ove possibile il metodo del consenso, approva proposte e raccomandazioni sulle quali il Consiglio comunale decide entro quattro mesi con apposita deliberazione, adottando per quelle accolte in tutto o in parte gli indirizzi per la conseguente attività amministrativa della Giunta e degli uffici e fornendo ampia e specifica motivazione per quelle accolte solo parzialmente, modificate o rigettate”. Dunque l’assemblea conclude il suo mandato approvando atti che si qualificano come proposte e raccomandazioni il più possibile ricorrendo al metodo del consenso, quindi non del voto a maggioranza ma della condivisione tra i partecipanti in seno all’assemblea, e su queste proposte e raccomandazioni il Consiglio comunale è tenuto a prendere posizione, a considerarle, a esaminarle, a confrontarsi in sedute di Commissione, infine in aula, prendendo alla fine delle decisioni entro un lasso che abbiamo ritenuto di immaginare più lungo di quello ordinario, quindi arrivando a quattro mesi per avere il tempo di ponderare gli esiti di questo percorso così forte come è quello dell’assemblea cittadina con una delibera, in cui il Consiglio rimane comunque libero, e su questo aspetto torneremo, ma con un obbligo di motivazione. Ha l’obbligo di esprimersi e ha l’obbligo di motivare le sue scelte. Rimane libero nella scelta se accogliere o non accogliere. Quindi può accogliere gli esiti dell’assemblea e in quel caso per renderli poi concreti il Consiglio detto alla Giunta e agli uffici nell’esercizio della sua funzione di indirizzo gli indirizzi appunto per l’attività amministrativa da svolgere per dare attuazione a quelle proposte che sono state accolte, oppure per quelle che intende accogliere solo in parte o proprio non accogliere o modificare è tenuto il Consiglio a fornire una specifica motivazione. Qui è un po’ il cuore, se volete, anche del tema del rapporto fra democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa. Questo strumento dell’assemblea cittadina ha come finalità quella di ricreare un rapporto di maggiore fiducia fra politica e comunità, tramite la partecipazione attiva in forme nuove dei cittadini sul merito delle grandi questioni che riguardano la città e non intende sostituire il Consiglio comunale ma, al contrario, è il Consiglio comunale che può avvalersi di questo apporto e contributo partecipativo anche pungolato da questo contributo dal basso, che però ritorna in termini di fiducia verso un’Amministrazione, verso le istituzioni decidendo poi di assumere le proprie scelte in libertà e in discrezionalità, ma dovendosi confrontare con gli esiti di questo percorso e motivare le proprie scelte. Il quinto e ultimo comma è un comma di rinvio. “Il regolamento sui diritti di partecipazione e di informazione dei cittadini stabilisce le norme attuative con particolare riferimento alle modalità e ai termini di proposta, indizione, composizione, organizzazione e funzionamento dell’assemblea, di discussione e decisione del Consiglio sugli esiti, di coinvolgimento della Giunta e degli uffici, nonché di monitoraggio e verifica dello stato di attuazione secondo principi di partecipazione democratica, pubblicità e trasparenza”. Quest’ultimo comma dunque è finalizzato a rimettere poi ad un’apposita modifica al regolamento di partecipazione del nostro Comune tutti gli aspetti di disciplina attuativa e di dettaglio di queste norme di principio che abbiamo inteso inserire direttamente all’interno dello Statuto. Ci è sembrato importante tratteggiare tutti gli elementi essenziali e sostanziali di questo nuovo istituto partecipativo all’interno dello Statuto, ma di rinviare tutta la parte più di dettaglio invece opportunamente al regolamento. Immaginiamo quindi, ritornando a una visione più complessiva, di poter approvare, ci auguriamo nella seduta di oggi, questa modifica allo Statuto tale da rendere possibile subito, all’inizio del prossimo mandato un lavoro invece per la modifica del regolamento comunale sui diritti di partecipazione in maniera tale da successivamente poter indire effettivamente la prima assemblea cittadina della storia del Comune di Bologna e sperimentarla credo possiamo auspicare proprio sui temi del clima. Concludo dicendo che questo è stato un lavoro davvero io credo molto serio e molto rigoroso, come dimostra tutto il percorso che c’è alle spalle, la grande attenzione che vorrei rivendicare, anche lessicale e terminologica, della proposta di modifiche e integrazioni allo Statuto perché siamo consapevoli di star mettendo le mani, la penna idealmente sulla carta fondamentale del nostro Comune e anche come testimoniato, lo dicevo in apertura, dalla trasversalità di questa proposta che riguarda tanto la maggioranza, tanto numerosi gruppi di minoranza. E mi auguro quindi da questo punto di vista che il lavoro serio e rigoroso che è stato fatto possa essere accolto con la massima condivisione e il massimo favore possibile anche dall’Aula in sede di approvazione. Il senso politico, ma politico alto, non di parte di questa proposta di modifica dello Statuto è essenzialmente riconoscere, come dicevamo, la questione climatica come una priorità assoluta del Comune di Bologna a prescindere dalle maggioranze di governo, facendolo tra l’altro in un periodo in cui anche il Parlamento a livello nazionale sta finalmente inserendo all’articolo 9 della Costituzione la tutela dell’ambiente e del clima e il senso politico di questa proposta è fare un ulteriore passo in avanti sugli strumenti di partecipazione dei cittadini a Bologna tramite questa forma molto innovativa dell’assemblea cittadina. Speriamo che questo lavoro possa essere apprezzato e riconosciuto prima di tutto all’interno di quest’Aula ma, più in generale, all’interno della città.

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(REPLICA)

Grazie, Presidente. Credo che davvero anche il dibattito e la discussione che c’è stata in Commissione giovedì scorso e poi di nuovo oggi in Aula dia la prova concreta della natura collegiale, collettiva di questa proposta e anche la ricchezza del lavoro istruttorio sul piano politico, amministrativo, giuridico, tecnico che c’è dietro e la quantità di soggetti che sono stati coinvolti. Anch’io quindi voglio solo brevemente limitarmi non a fare una replica, perché non credo ve ne sia bisogno, quanto ad esprimere anch’io soddisfazione per questa grande condivisione di intenti su questa proposta, per ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a quello che speriamo essere a breve il risultato della modifica dello Statuto. Credo che i ringraziamenti siano già stati in qualche modo svolti collettivamente dai diversi interventi, io ci tengo senz’altro a ringraziare la Giunta, a partire dalla Vicesindaca Orioli, perché voglio sottolineare che questa è una delibera di iniziativa consiliare, sappiamo quanto è raro che il Consiglio proponga non semplici ordini del giorno ma delibere, e questo dà anche il senso dell’importanza di questa delibera che nasce per volontà del Consiglio. Ma va dato atto che la Giunta su questo ha sempre pienamente partecipato e sostenuto questo processo, anche scommettendo di investirci con il bando regionale sulla partecipazione. Voglio ringraziare tutta la macrostruttura degli uffici e dei settori comunali, sono già stati citati da altri individualmente, voglio ringraziare la Fondazione Innovazione urbana che ha curato con il consueto rigore metodologico e competenza anche tecnica il processo che sta producendo oggi i primi risultati concreti in termini di recepimento degli esiti e spero che questo sia beneaugurante rispetto al futuro recepimento, accoglimento da parte dei futuri Consigli comunali degli esiti delle assemblee cittadine che verranno convocate e in generale voglio ringraziare tutto il tavolo di negoziazione perché, e tutti i soggetti quindi partecipanti ad esso, perché è grazie a quel lavoro che insieme si è fatto di confronto e di sintesi fra punti di vista, se oggi siamo arrivati a questa proposta. E senz’altro un ringraziamento oltre ai soggetti istituzionali che già ricordavo anche ai soggetti sociali, in particolare impegnati sull’ambiente e il clima, Extinction Rebellion, Fridays for future, ma anche Legambiente e tante altre associazioni attive nella nostra città per comunque la spinta che hanno dato a fare questa scelta che rimane, a proposito di rapporto fra democrazia rappresentativa e democrazia partecipativa, una scelta pienamente politica voluta da questo Consiglio comunale e tarata anche grazie al confronto fra quelle diverse componenti, schematizzando economica e ambientale, con cui abbiamo avuto la possibilità di interloquire in questi mesi. Un ringraziamento anche alla presidente dell’VII Commissione ambiente che si è fatta carico in questo mandato spesso di promuovere o ospitare occasioni di confronto sull’ambiente e sul clima e ovviamente a tutti i colleghi che insieme a me hanno condiviso, in particolare nelle ultime settimane, questo importante lavoro di elaborazione, a cui spero comunque possano aggiungersi anche all’ultimo minuto altre colleghe e colleghi dopo aver ascoltato questo dibattito. E spero davvero che questa modifica possa essere approvata già in prima lettura con il voto favorevole di venticinque Consiglieri, perché vorrebbe dire fra pochi minuti che Bologna sarebbe la prima città in Italia e probabilmente di dimensioni medio-grandi anche in Europa a inserire direttamente nel proprio Statuto comunale il riconoscimento dell’emergenza climatica e un nuovo, avanzatissimo strumento di partecipazione dei cittadini e di collaborazione civica con le istituzioni, come si addice alla tradizione del Comune di Bologna.

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