Io dell’Oblio

Ennio Martignago
Anima e Mente
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3 min readAug 23, 2017

Come temere di perdere ciò di cui non siamo più consapevoli

Graziano Rey – «Neve»

“L’ego è sempre l’identificazione con la forma; sempre alla ricerca di se stesso si perde sempre in qualche forma. Le forme non sono solo oggetti materiali e corpi fisici” (Un Nuovo Mondo, Eckhart Tolle)

La nostra vita non ha a niente che vedere con la costruzione di un soggetto definito. Non siamo consapevoli di noi è quello che pensiamo di sapere perché lo ricordiamo è nebbia fra le dita.

C’è chi pensa che questo sia un discorso nichilista quando il vero nichilismo è l’affermazione che ciò che crediamo di sapere sia la sostanza del nostro essere. Chi ha la sventura di diventare famoso tra i posteri sappia che si dirà di lui tutto e il contrario di tutto, perché chi parlerà della sua vita in quel momento starà proiettando la sua di identità, identificandosi, contrapponendosi, affermando le proprie istanze con il pretesto dell’altro.

Quando eravamo neonati e poi bambini si è giocata la stragrande maggioranza della nostra costruzione di personalità, eppure di quel periodo un numero così sparuto di persone può dire di avere un ricordo preciso invece che ricostruzioni di altrui discorsi conditi da qualche frammento evanescente di luci e odori.

Poi ricordiamo qualcosa della nostra famiglia d’origine, dei nostri amici dell’infanzia, dei primi amori e crediamo di stare ricordando quando invece sono le spiegazioni che ci siamo dati di quanto accaduto ad essere usate da pretesto, assieme a cocci di istanti frammentari di momenti estatici o angosciosi.

Lo psicologo russo Luria ebbe la fortuna di potere studiare uno dei rarissimi uomini con una memoria veramente eccezionale. Egli non poteva dimenticare. Non dimenticava nulla, fatti precisi come dettagli irrilevanti, non perché lo volesse ma solo perché non riusciva a fare altrimenti. Contrariamente a quanto la maggior parte di noi può pensare, egli non era felice di questo: ne era perseguitato. Se la sua memoria lo era, non si può dire che come uomo fosse eccezionale, anzi. Era un coacervo di momenti e quindi tutt’altro che una personalità decisa.

Più siamo i nostri ricordi e meno saremo noi stessi, dissipati come saremmo in oggetti, persone, flash meteorologici, tratti di percorso…

Per essere noi stessi abbiamo bisogno di dimenticare e soprattutto dimenticare il monumento che abbiamo abborracciato di un’identità storica.

Per crescere da bambini abbiamo avuto bisogno di dimenticare la crescita con i tanti ”me stesso” di cui ha avuto bisogno che si sono succeduti. Per diventare padri e madri abbiamo dovuto dimenticare gran parte del nostro essere figli. Per andar avanti abbiamo avuto bisogno di non portarci dietro tutti coloro che abbiamo perso perché non più vivi o perché separati da noi. Quando li incontreremo di nuovo ci appariranno diversi oppure vorremo imprimere loro un’immagine anacronistica.

Poi da adulti dovremo tenere a mente mille cose: dal lavoro, alla famiglia, alle incombenze amministrative… così tante cose che penseremo di essere i nostri impegni invece che un Io, eppure più faremo più saremo certi di essere il nostro nome.

Poi invecchiando si comincerà a dimenticare. Non si tratterrà più il presente ma si riciclerà il passato. Ancora una volta cocci, frammenti, istanti reali mischiati a fantasie. I nostri famigliari piangeranno la nostra condizione e anche noi ci sentiremo forse mortificati di ciò.

Eppure, forse non saremo stati così noi stessi dall’infanzia, consapevoli come si sarà che la nostra storia è solo sabbia di una clessidra che sfugge fra le nostre mani. Il karma sopravvive e sarà pregno di persone e di contaminazioni: ci siamo incontrati e persi, ma un giorno ci torneremo a fondere in una vicinanza senza parole.

Il nostro essere è una stella polare che guida il nocchiere nel mare del divenire sopra la nebbia allucinogena di un oblio dimenticato.

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Ennio Martignago
Anima e Mente

Master of curiosity and soul sharing, “circlesquaring man” and builder of impossible balancing; ph. d. in psychesoterology, freedomosophy and managemanarchy