Un posto dove stare
Ci sono luoghi che sono spettacolari quando li guardi dall’alto, ma quando ci sei immerso appaiono diversi.
Nessun paesaggio è lo stesso da prospettive differenti, però la consapevolezza di un’immagine e delle sensazioni addosso può essere vissuta anche nell’altro ambiente.
La capacità di questa “bilocazione” arricchisce la nostra esperienza ed estende le capacità della mente, ma dall’altro lato ci allontana dalla ricchezza e dall’intensità del qui ed ora.
Lo sviluppo di queste capacità è comune, sia nelle pratiche dell’ipnosi che in quelle della meditazione e del mindfulness.
Pensarsi nell’apparenza del luogo o nell’idea straordinaria di esso è vita da turista, ovvero di colui che vive in un’immagine pensandosi nella brochure o nella foto dell’amico; per il viaggiatore, invece, la gioia sta nell’ordinario di trovarsi dentro il luogo e sopra di esso per il piacere del quotidiano dell’istante che rende “eccezionale” qualsiasi luogo per il solo fatto che gli consente di vivere un’esperienza che, in quanto tale, non può essere altrimenti che arricchente.
Il lontano è qui in questo momento, mentre ogni immagine per noi esotica risulta ordinaria per qualcun altro
La felicità e la bellezza sono disposizioni dell’anima (o della mente — nel senso buddista — che dir si voglia) di rendere intensa ogni esperienza in quanto tale intesa come dono e come possibilità di arricchimento evolutivo.
Mano a mano che passa il tempo mi faccio sempre più convinto che un’esistenza complessa come quella della condizione umana non sia uno stato superiore per giungere a complessità ulteriori, ma una necessità infantile per guadagnare il traguardo della semplicità e della leggerezza.