Berlino- day 2

Antonio Mariani
Antonio Mariani
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3 min readMay 14, 2016

Sono nella mia camera d’albergo dopo una giornata intensissima e molto stancante, vissuta per metà nella Fan Zone di Alexanderplatz e per metà nella Mercedes-Benz Arena. Ho in corpo ancora tutta l’adrenalina che la partita tra Fener e Laboral mi ha generato, anche se lentamente viene smaltita dalla stanchezza, che induce le mie palpebre alla chiusura.

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Questa mattina la Fan Zone prende vita intorno alle 12.00 con le leggende dell’Eurolega che disputano una partita contro One Team; poi il campo si libera e la concentrazione dei passanti viene catturata da un’altra attrazione, ancora in nuce. Guidati dai bicchieri di Efes, sporadicamente, i tifosi del Fenerbahçe alzano dei cori che si perdono sotto il sole di Berlino, affievoliti dal nervosismo dell’attesa. Da una strada che sfocia nella piazza, in lontananza, si vedono quattro fantocci con la corona, che indossano la divisa del Laboral. Man mano che si avvicinano si intensifica quello che indiscutibilmente è il rumore di una banda, ma non si vede poiché coperta dai fantocci. Ormai il ritmo è vicino, diventa sempre più intenso e si vedono in processione 1000 spagnoli. I turchi- numericamente superiori- iniziano a cantare per coprire la voce degli avversari: sono più di prima, ma la maggior parte resta incantata e filma i rossoverdi.

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Le due tifoserie arrivano una di fronte all’altra e le voci alzano gradualmente il loro volume, contestualmente all’aumentare delle persone coinvolte. Ora tutto il popolo turco è coinvolto e nell’aria si sente l’energia di quella che sarà in campo una gara dentro/fuori. Sono incantato da come l’elettricità generata dall’incontro delle tifoserie stimoli alla competizione e non alla violenza. I rivali si insegnano i cori della propria squadra e si uniscono per cantarli insieme, in segno del trionfo dello sport.

Sono le 16.00 e mi dirigo verso l’arena per seguire la semifinale tra CSKA e Kuban, le squadre con meno fans al seguito (da prendere in considerazione la lontananza). Una bella partita porta il CSKA in finale e saluta il Kuban dopo una stagione straordinaria. Tuttavia ancora non si respira ciò che i presenti ad Alexanderplatz si auspicavano. Pazienza, aspettiamo. Nel giro di poco tempo l’intera arena si colora di giallo e 8000 tifosi del Fenerbahçe invadono il palazzetto invocando all’unisono il nome di Obradovic, il loro coach. Dalla Spagna sono in 3000, ma lo spicchio di tribuna che gli appartiene li rende degli spettatori venuti a Istanbul. Inizia l’incontro con i turchi sospinti dal pubblico, mentre ogni azione del Laboral viene fischiata. L’orgoglio dei giocatori e dei tifosi spagnoli permette ai baschi di controllare l’inerzia del match sia in campo che in tribuna. C’è un’atmosfera che elettrizza ogni angolo dell’arena, ogni capillare dei presenti e alimenta l’adrenalina dei giocatori in campo. Il tutto scatena un meccanismo che si autoalimenta. Ed è bello per davvero.

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Alla fine la spunta il Fenerbahçe, che esulta e invade le strade limitrofe al fiume Sprea. Io scendo di corsa in sala stampa e attendo che arrivino i protagonisti della partita. Dopo circa 30 minuti rientro nell’arena e vedo quello spicchio spagnolo ancora lì, ferito ma vivo. Sono gli unici rimasti, non c’è più giallo intorno e le loro voci sono ancora calde, instancabili e volenterose di rendere omaggio a una squadra che si è battuta per 45', dopo una stagione straordinaria. È il loro momento.

Sono le 00.30, il palazzo è vuoto, le luci offuscate e qualche tastiera dei PC che scricchiola echeggia in quello che è stato il teatro di una giornata sportiva indimenticabile. L’ultimo articolo è online, si spegne il PC, si abbassano le luci.

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Antonio Mariani
Antonio Mariani

Un sognatore che non smette mai di sognare. Social Media manager @IQUII Co-fondatore di lebistrò.it e appassionato di sport, basket soprattutto.