Madrid days 2–3–4: la città, gli amici e un salto nel passato.
Venerdì è il primo giorno di vacanza del mio amico/Cicerone Jaime e decidiamo di muoverci comodamente, senza essere legati agli orari. La giornata inizia alle 12.00, ma è ricca di sorprese e storie nuove. Prendiamo l’autobus #70 e arriviamo nel cuore di Madrid, alla famosa Puerta del Sol. C’è una tradizione legata a questo monumento, secondo la quale mangiare un chicco d’uva al secondo quando scocca la mezzanotte del primo dell’anno porterà ad avere quattro stagioni fortunate.
Da qui ci spostiamo a Plaza Mayor e ancora al Mercato di San Miguel. Affollato e caotico si rivela lo scrigno del cibo tradizionale spagnolo: una cornice di prosciutti è riempita da tapas di ogni tipo e spremute di frutta. La tappa qui è molto lunga e lo sarebbe stata maggiormente, se il mio stomaco non mi avesse trascinato fuori dall’ingresso principale. Rivitalizzati dallo “snack” abbondante arriviamo al Palazzo Reale. L’avevo visitato due anni fa e questa volta ho preferito seguire il viale dei re, così chiamato per le statue che sono state poste ai lati della strada, prelevate dai cornicioni del Palazzo Reale. I re della riconquista mi hanno guidato fino a Plaza De Espana, dove ad attendermi c’era una veneranda statua di Cervantes, affiancata dal suo Donchisciotte.
Avrei trascorso tutta la giornata di fronte ad un genio della scrittura e a un folle sognatore, ma Jaime non voleva saltare l’ora della siesta. Allora, quale posto migliore per una siesta se non un parco? Così lo step successivo è il tempio di Debotes, divinità egiziana, da dove si ha una rilassante vista della città. Siesta: si dorme ancora e questa volta sulla soffice superficie dell’erba. A farmi svegliare sono state le gocce d’acqua che impetuose colpivano il mio viso inerme e di corsa ho iniziato a correre verso un luogo riparato. La suerte ha voluto che il riparo fosse lo store del Real Madrid e il mio amico Jaime, sostenitore convinto dell’altra squadra di Madrid- l’Atletico- ha iniziato a sentire prurito sulla sua pelle. Così l’ultima tappa della giornata è stata in Plaza de Cibeles, di fronte al governo che ha deciso di mostrare solidarietà verso i rifugiati affiggendo un cartello con su scritto “Welcome Refugees”.
È tardi, piove e la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire; così, camminando verso la fermata dell’autobus alzo lo sguardo e incontro un’enorme bandiera spagnola che non riesce a spiegarsi, stanca, abbattuta dalla pioggia.
Inizio ad abituarmi ai ritmi spagnoli e anche la mattina di sabato la sveglia è alle 11.30. Alle 12.30 si esce e questa volta siamo in compagnia di 3 amiche di Jaime. Ad accogliermi questa volta c’è la riva del fiume madrileno in una passeggiata lunga 5 chilometri. Questo è stato il posto che più di tutti mi ha fatto innamorare di Madrid: il caos di una metropoli catturato e soffocato dall’incessante e piacevole scorrere del fiume. A seguire il ritmo dell’acqua c’erano scarpe da ginnastica che calcavano l’asfalto e i raggi delle biciclette che in un suono netto tagliavano l’aria. Un paradiso.
Parlando con le amiche di Jaime e vedendo il loro modo di stare in compagnia mi sono sentito a casa. Infatti le abitudini non sono differenti dalle nostre, soprattutto in un mondo dove lo “snap” e la foto per Instagram provata 5 volte fanno da padroni. Jaime e i suoi compagni sono all’ultimo anno di liceo e il prossimo anno dovranno fare la fatidica è decisiva scelta dell’università. Sono veramente felice che in un momento di crisi per l’Europa ancora molte persone rinuncino alla scienza e ai numeri per seguire il percorso umano, quello della letteratura e dell’arte. Anche il sole del sabato è tramontato e mi appresto a tornare a casa per ricaricarmi, attendere il nuovo giorno e continuare a esplorare Madrid.
Inaspett
atamente domenica la giornata inizia molto presto con una ricca colazione alle 9.00 e subito pronti per uscire. La prima tappa è al Rastro, il mercato domenicale di Madrid dove una folla feroce schiamazza e osserva avidamente i prodotti esposti sui banchi.
Uscito dal mercato vengo guidato lungo delle stradine antiche perpendicolari al mercato: tutte portavano a delle corralas. Infatti, quello del Rastro è l’unico barrio di Madrid che ha ancora gli edifici di inizio 1900, ristrutturati, ma con lo stesso schema architettonico. (sarà spiegato meglio nel prossimo articolo)
Dopo un buonissimo pranzo con Paella e birra torniamo a casa per dedicarci alla domenica sportiva, ricca di partite da vedere. Così termina la domenica e la vacanza. Prima di andare a dormire i miei bagagli sono pronti, distesi di fronte la porta di ingresso di questa meravigliosa casa e città, che mi ha accolto come un suo figlio e cittadino. Poche ore dopo la stessa porta diventa l’uscita. Prendo i bagagli, vengo salutato con abbracci calorosi, esco, mi volto e la porta si chiude con un caloroso “Antonio, hai una casa a Madrid!”. Salgo sull’aereo, stanco ma arricchito e felice di un’esperienza indimenticabile, resa tale da persone meravigliose. Italia!