Madrid days 2–3–4: la città, gli amici e un salto nel passato.

Antonio Mariani
Antonio Mariani
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5 min readMar 23, 2016

Venerdì è il primo giorno di vacanza del mio amico/Cicerone Jaime e decidiamo di muoverci comodamente, senza essere legati agli orari. La giornata inizia alle 12.00, ma è ricca di sorprese e storie nuove. Prendiamo l’autobus #70 e arriviamo nel cuore di Madrid, alla famosa Puerta del Sol. C’è una tradizione legata a questo monumento, secondo la quale mangiare un chicco d’uva al secondo quando scocca la mezzanotte del primo dell’anno porterà ad avere quattro stagioni fortunate.

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Da qui ci spostiamo a Plaza Mayor e ancora al Mercato di San Miguel. Affollato e caotico si rivela lo scrigno del cibo tradizionale spagnolo: una cornice di prosciutti è riempita da tapas di ogni tipo e spremute di frutta. La tappa qui è molto lunga e lo sarebbe stata maggiormente, se il mio stomaco non mi avesse trascinato fuori dall’ingresso principale. Rivitalizzati dallo “snack” abbondante arriviamo al Palazzo Reale. L’avevo visitato due anni fa e questa volta ho preferito seguire il viale dei re, così chiamato per le statue che sono state poste ai lati della strada, prelevate dai cornicioni del Palazzo Reale. I re della riconquista mi hanno guidato fino a Plaza De Espana, dove ad attendermi c’era una veneranda statua di Cervantes, affiancata dal suo Donchisciotte.

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Avrei trascorso tutta la giornata di fronte ad un genio della scrittura e a un folle sognatore, ma Jaime non voleva saltare l’ora della siesta. Allora, quale posto migliore per una siesta se non un parco? Così lo step successivo è il tempio di Debotes, divinità egiziana, da dove si ha una rilassante vista della città. Siesta: si dorme ancora e questa volta sulla soffice superficie dell’erba. A farmi svegliare sono state le gocce d’acqua che impetuose colpivano il mio viso inerme e di corsa ho iniziato a correre verso un luogo riparato. La suerte ha voluto che il riparo fosse lo store del Real Madrid e il mio amico Jaime, sostenitore convinto dell’altra squadra di Madrid- l’Atletico- ha iniziato a sentire prurito sulla sua pelle. Così l’ultima tappa della giornata è stata in Plaza de Cibeles, di fronte al governo che ha deciso di mostrare solidarietà verso i rifugiati affiggendo un cartello con su scritto “Welcome Refugees”.

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È tardi, piove e la stanchezza della giornata inizia a farsi sentire; così, camminando verso la fermata dell’autobus alzo lo sguardo e incontro un’enorme bandiera spagnola che non riesce a spiegarsi, stanca, abbattuta dalla pioggia.

Inizio ad abituarmi ai ritmi spagnoli e anche la mattina di sabato la sveglia è alle 11.30. Alle 12.30 si esce e questa volta siamo in compagnia di 3 amiche di Jaime. Ad accogliermi questa volta c’è la riva del fiume madrileno in una passeggiata lunga 5 chilometri. Questo è stato il posto che più di tutti mi ha fatto innamorare di Madrid: il caos di una metropoli catturato e soffocato dall’incessante e piacevole scorrere del fiume. A seguire il ritmo dell’acqua c’erano scarpe da ginnastica che calcavano l’asfalto e i raggi delle biciclette che in un suono netto tagliavano l’aria. Un paradiso.

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Parlando con le amiche di Jaime e vedendo il loro modo di stare in compagnia mi sono sentito a casa. Infatti le abitudini non sono differenti dalle nostre, soprattutto in un mondo dove lo “snap” e la foto per Instagram provata 5 volte fanno da padroni. Jaime e i suoi compagni sono all’ultimo anno di liceo e il prossimo anno dovranno fare la fatidica è decisiva scelta dell’università. Sono veramente felice che in un momento di crisi per l’Europa ancora molte persone rinuncino alla scienza e ai numeri per seguire il percorso umano, quello della letteratura e dell’arte. Anche il sole del sabato è tramontato e mi appresto a tornare a casa per ricaricarmi, attendere il nuovo giorno e continuare a esplorare Madrid.

Inaspett

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atamente domenica la giornata inizia molto presto con una ricca colazione alle 9.00 e subito pronti per uscire. La prima tappa è al Rastro, il mercato domenicale di Madrid dove una folla feroce schiamazza e osserva avidamente i prodotti esposti sui banchi.
Uscito dal mercato vengo guidato lungo delle stradine antiche perpendicolari al mercato: tutte portavano a delle corralas. Infatti, quello del Rastro è l’unico barrio di Madrid che ha ancora gli edifici di inizio 1900, ristrutturati, ma con lo stesso schema architettonico. (sarà spiegato meglio nel prossimo articolo)

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Dopo un buonissimo pranzo con Paella e birra torniamo a casa per dedicarci alla domenica sportiva, ricca di partite da vedere. Così termina la domenica e la vacanza. Prima di andare a dormire i miei bagagli sono pronti, distesi di fronte la porta di ingresso di questa meravigliosa casa e città, che mi ha accolto come un suo figlio e cittadino. Poche ore dopo la stessa porta diventa l’uscita. Prendo i bagagli, vengo salutato con abbracci calorosi, esco, mi volto e la porta si chiude con un caloroso “Antonio, hai una casa a Madrid!”. Salgo sull’aereo, stanco ma arricchito e felice di un’esperienza indimenticabile, resa tale da persone meravigliose. Italia!

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Antonio Mariani
Antonio Mariani

Un sognatore che non smette mai di sognare. Social Media manager @IQUII Co-fondatore di lebistrò.it e appassionato di sport, basket soprattutto.