L’evoluzione dell’artista 2.0

Giuliano Di Paolo
ARTISTREVOLUTION
Published in
3 min readJun 18, 2015

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di Giuliano Di Paolo

Il sogno di molti : arrivare alla gente. Avere il dono di realizzare idee, trasmettere messaggi : intrattenimento, o qualcosa di più profondo.

Il ruolo dell’artista è sempre esistito. In modo differenti. Prima lo si era per casta (famiglia), più difficilmente lo si sceglieva. Oggi nel mondo occidentale le possibilità di scelta sono aumentate, ma fare l’artista rimane comunque un lusso. Almeno fino a ieri.

L’artista 2.0 non si autoproduce, gestisce un’attività imprenditoriale.

Pensa la proria arte come un’impresa. Non necessita di magnati o sovrastrutture a cui sottoporsi. Semmai crea una partnership con esse. Non è uno sprovveduto in cerca d’ingaggio, ma un vero e proprio brand. Credibile. Sostenibile.

Quando il vecchio pseudo-artista si limitava a creare demandando l’aspetto imprenditoriale a una struttura esterna. Risultato : perdita di copyright, monetizzazione, autonomia.

L’artista 2.0 è un content creator (creatore di contenuti). Costante.

Music by Julio D

Oggi più che mai, con l’avvento del web e dei social, c’è l’urgenza di un engagement costante con il pubblico. Le persone oggi sono onnivore, si stancano velocemente.

I feed (per intenderci tutto ciò che appare nella home dei nostri account facebook, twitter, instagram…) non sono popolati solo da pupazetti, cagnolini, e frasi fatte. Soundcloud, Flickr, Tumblr, Spotify e molti altri sono rappresentazione del collettivo artistico contemporaneo.

Se il vecchio pseudo-artista si chiude in studio alla ricerca dell’ispirazione perfetta (indirizzando l’interesse del suo pubblico verso qualcos’altro / qualcun altro), i nuovi creativi pubblicano contenuti quotidianamente, fidelizzando i loro followers.

L’artista 2.0 è più figure contemporaneamente / trasversalmente.

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Dimenticate i tempi in cui l’attore faceva l’attore, lo scrittore idem, il musicista pure. Oggi i budget sono limitati e le possibilità che offre la tecnologia, non solo in termini di mezzi per creare ma anche di strumenti per imparare, sono infinite.

Dunque incontreremo fotografi, videomaker, musicisti, grafici che racchiudono questi ruoli in un’unica persona.

Le figure si confondono, i ruoli diventano complementari. Il content creator moderno sa che tutto fluttua e può cambiare in un battito di ciglia. Una nuova app o idea e le prospettive si rimescolano nuovamente.

Esiste ancora chi si specializza in un unico ruolo (finalizzando le competenze ad un’area specifica). Probabilmente non rientrarà nel senso dell’articolo.

La mia visione è forse più orientata alla new economy e meno all’arte? È la creatività semplice espressione di libertà che non necessita coercizioni o dettami economici?

Forse.

O forse la mia è una semplice descrizione di ciò che succede nel presente e che molti pseudo-artisti rifiutano di vedere.

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