Trasformare le critiche in autostima

Giuliano Di Paolo
ARTISTREVOLUTION
Published in
4 min readOct 6, 2017

Tutti sanno (sempre) meglio di noi cosa è giusto per noi. Tutti conoscono, meglio di noi, la giusta strategia per ottenere migliori risultati. Tutti, eccetto noi, hanno la formula magica per trasformare la nostra vita in ricchezza e abbondanza.

E se ci avessero raccontato solo un sacco di bugie?

Come il gruppo dei pari (famiglia, istituzioni, amicizie, contesto) ci vorrebbe e perchè. E come reagire per seguire unicamente i tuoi valori.

I primi giudici: famiglia

La famiglia più stretta (in particolare i genitori), conosce perfettamente quale strada dovremmo imboccare, perchè possiamo realizzare la nostra felicità, il nostro path. Nella loro (spontanea) ingenuità cercano di guidarci lungo quello che, secondo la loro storia personale o contesto storico-culturale (in cui sono cresciuti), sia il percorso per noi meno doloroso e più gratificante.

I secondi giudici: istituzioni

Scuola, contesto, sovrastrutture sociali, ci indicano sempre il miglior cammino. Ci dicono cosa studiare, come comportarci, chi o cosa frequentare, biasimare, seguire. Come vestirci, pensare, quale direzione prendere, quali trends adottare. Servono a guidarci lungo i binari della decantata normalità sociale, perchè ogni regola sia rispettata e nessuna sorpresa sia inaspettata.

I terzi giudici: amicizie e contesto

Guidati dalla solidità di aspettative simili alle loro, le amicizie possono essere estremamente castranti. Le persono che scegliamo (famiglia e cultura di provenienza non si scelgono) come compagni di viaggio, sono spesso le più pericolose per la nostra formazione e libertà di scelta. Questo perchè spesso viene confuso il ruolo affettivo che hanno nella nostra vita, a dispetto di quello formativo.

Faccio un esempio.

Se una persona con cui sono cresciuto insieme e che ancora frequento è un mio caro amico/a, questo non significa necessariamente che condividiamo i medesimi valori, o che sia in grado di comprendere/sostenere le scelte intraprese. Questo perchè nonostante l’amore incondizionato provato verso l’amico in oggetto, è probabile che quest’ultimo non abbia percorso il nostro stesso cammino: da qui la differenza di visione.

Dipendenza. Indipendenza. Interdipendenza

Cosa succede quando un elemento del gruppo dei pari (famiglia/istituzioni/amicizie) ha un ruolo troppo influente nella mia vita? Che non sono in grado di valutare autonomamente le mie scelte, perchè dipendente eccessivamente dalla loro valutazione.

E se invece sono totalmente indipendente dai consigli esterni? Sempre meglio che esserne succubi. E’ altrettanto vero però che mancherò del confronto, necessario ad aprirmi a vedute differenti dalla mia.

Dunque qual’è la giusta chiave di lettura? L’interdipendenza.

La comprensione che non sono tenuto a dare necessariamente atto ai suggerimenti che mi vengono dall’esterno, ma a volte è produttivo aprirsi con gli altri, per comprendere nuovi punti di vista.

Altro esempio.

Svolgendo attività creativo/artistiche (musica/fotografia/videomaking), capita spessimo le persone più disparate (dalle più strette agli sconosciuti), mi dicano come debba fare il mio lavoro (oltre che espormi il loro giudizio personale su ciò che faccio). Come gestisco la cosa? Diciamo che nel 99% dei casi è semplice rumore di fondo. Ma ci sono (pochissime) persone, il cui parere per me conta moltissimo, che non solo ascolto volentieri, ma il cui feedback è necessario. Idem con la vita privata. Non mancano persone che (parlando a caso) suggeriscono sempre una soluzione (!). Stesso approccio: scelgo le persone con cui posso confidarmi (le cui espressioni hanno valore totale).

Dunque l’azione da svolgere è chiudere il gruppo dei pari alle poche persone che abbiano un percorso evolutivo (personale/spirituale o professionale, a seconda del tema in oggetto) simile al vostro. Solo in questo caso i suggerimenti ricevuti avranno un senso.

Giudici e giudicati

Spesso le persone non sanno quel che dicono. Molte volte non è nemmeno volontario il loro volerci spingere in una direzione (da noi non condivisa). A volte è semplice ignoranza, mancanza di flessibilità, scarsa esperienza; altre invidia, gelosia, prepotenza, egocentrismo. Ma quale che sia la loro motivazione nell’indicarci cosa (dovrebbe essere) giusto per noi, non dobbiamo mai attribuire il merito o la responsabilità delle nostre scelte all’esterno.

Quando il tuo intimo convicimento ti porta in direzioni inesplorate o in apparenza insensate, non solo per chi ti circonda ma anche per te, è giusto seguire quell’istinto o voce interiore.

Senza l’immaginazione non sarebbero esistite invenzioni rivoluzionarie come penicillina, telefono, corrente elettrica... Ma anche la non condivisione di determinati valori, accettati dalla tua cultura, può farti stare meglio e far fiorire la tua personalità (vedi ad esempio Malala Yousafzai, attivista pakistana).

Se credere alla proprie convinzioni significa essere etichettati come rivoluzionari e andare contro il consenso di tutti, allora sii rivoluzionario. Ma fallo per te stesso, non devi dimostrare nulla a nessuno.

Blog | Twitter | Facebook | Instagram | Spotify | YouTube

Se pensi che qualcuno possa beneficiare dell’articolo condividilo! Puoi ascoltare la mia musica su Spotify / YouTube, seguirmi su Instagram o leggere altri articoli sul mio blog.

Originally published at giulianodipaolo.com

--

--