Un famoso dipinto della storia dell’arte che tutti dovrebbero conoscere: L’urlo

Benedetta Cerri
Artupia Stories
Published in
3 min readJul 10, 2019

Dopo aver parlato del furto della Mona Lisa ad opera di un carpentiere italiano, passiamo a un altro incredibile dipinto che ha segnato la storia dell’arte: il simbolo dell’ansia, che ha persino una sua emoji 😱: L’urlo.

Sono certa che, almeno una volta nella vita, hai avuto la possibilità di vedere questo capolavoro:

L’Urlo, Edvard Munch

Realizzato dall’artista Norvegese Edvard Munch nel 1893, l’ Urlo è la rappresentazione più famosa dell’uomo moderno che affronta un periodo di crisi esistenziale. L’artista ha creato 5 versioni di quest’opera, ma quella nell’immagine sopra è,in realtà, la più famosa. Nonostante questo, la versione pastello del 1895 è stata l’opera venduta più costosa che sia mai stata messa all’asta! L’opera fu venduta nel maggio 2012 per più di US$106.5 milioni.

L’urlo (nella versione pastello), Edvard Munch

Di cosa parla il dipinto?

Il dipinto è stato realizzato in un contesto in cui l’uomo stava indagando sui fenomeni inconsci e sull’impatto dei problemi dell’adolescenza sulle cause di nevrosi. Chiaro no?

Semplicemente, alla fine del diciannovesimo secolo, alcuni autori e filosofi celebri come Freud hanno iniziato a trattare argomenti legati alla loro interiorità e alla loro coscienza. In questo clima filosofico — culturale, Edvard Munch, ormai trentenne, dipinse “L’urlo”, che diventerà la faccia di un nuovo movimento artistico: L’espressionismo.

In origine, il titolo dato da Edvard Munch era “ Der Schrei der Natur”- “L’urlo della natura” in italiano. Infatti se oggi dovessimo interpretare questo dipinto come un uomo in preda all’ansia che urla, non saremmo in linea con il significato inizialmente dato da Munch. L’uomo del dipinto infatti, poggia le mani sulle orecchie come per bloccare il grido della natura, probabilmente stupito dal suo potere e dalla sua presenza dominante.

La storia dietro al dipinto è autobiografica: Munch ha realizzato questo capolavoro basandosi su un periodo particolare della sua vita (è sempre stato una persona molto tormentata), quando ebbe una conversazione con due dei suoi amici, gli stessi presenti sullo sfondo del dipinto. Stando alla sua testimonianza, quando i suoi amici se ne andarono, sentì un urlo tremendo provenire dalla natura. Spaventato e impressionato dal grido, si coprì le orecchie per proteggersi.

Ok, quindi il volto urlante è Edvard Munch?

Sì e no. Cosa rende questo dipinto famoso è proprio il fatto che chiunque si può riconoscere nel soggetto rappresentato.

Non a caso, Edvarch Munch non aveva intenzione di rappresentare l’urlo di un individuo: ha scelto una figura anonima e senza genere. Il viso rappresenta chiunque si possa sentire ansioso e spaventato e proprio per la sua faccia priva di identità, l’opera è stata utilizzata molto dalla cultura della pop art.

Da Andy Warhol a Peter Brookes, “the screaming face” è diventata sempre più popolare nella cultura del tempo: pensate che è arrivata ad essere monopolizzata per servire anche altre cause, come quelle politiche!😱

”Apologizes to Munch”, Peter Brookes.

L’ultimo aneddoto riguardante quest’opera,riguarda il suo furto, avvenuto non una volta…bensì due! La prima fu nel 1994 quando il dipinto fu esposto nella galleria nazionale di Oslo. Fortunatamente, i ladri furono arrestati e il dipinto fu recuperato tre mesi dopo! La seconda volta invece, accadde nel 2004 quando un uomo armato di pistola irruppe nel Museo di Munch.

I due banditi rubarono anche un’ altra versione dell’urlo che fu trovata solo due anni dopo nel 2006.

Siamo d’accordo sul fatto che non si tratta di uno di quei quadri che esprimono il massimo della felicità, uno di quelli che appenderesti al muro di casa tua per intenderci. Tuttavia la sua storia è molto forte: la rappresentazione della nostra società e del sentimento di ansia che la contraddistingue.

Edvard Munch aveva ragione, tutti noi possiamo riconoscerci in quell’ espressione di disperazione!

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