I numeri ci rappresentano?

Giuliano Di Paolo
ASKJULIOD
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3 min readMay 21, 2015

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Forse no

di Giuliano Di Paolo

Ti sei mai chiesto perché i numeri hanno così tanta rilevanza nella nostra epoca?

Politica, mercati, arte, lavoro : è tutto basato su numeri, statistiche, proporzioni. Dunque i numeri giusti sono sinonimo di consenso, affermazione, riuscita.

Quando si parla di matematica, l’opinione non conta. Può questa descrivere la qualità dell’operato/opera con una mera relazione numerica? Possiamo usarla come misura per capire se una cosa/azione è stata compiuta nel migliore dei modi? Sarebbe troppo semplice.

La nostra società confonde l’oggettività dei numeri con l’attestazione del fare bene.

Ci ritroviamo in dibattiti dove sofisti politici ci dimostrano di aver fatto bene, riportando le statistiche del loro operato.

Eppure l’Italia affonda.

Veniamo sommersi da discorsi imprenditoriali che giustificano scelte manageriali, attestate da cifre che dovrebbero dargli ragione.

Eppure le imprese falliscono. O quantomeno non sono un modello da imitare.

Vediamo artisti pluri-premiati su passerelle di festival auto-celebrativi.

Eppure le loro opere non sono necessariamente incantevoli perchè hanno sbancato (anche se potrebbe essere una diretta conseguenza).

Noi ci ostiniamo comunque ad attenerci ai riconoscimenti numerici.

Se è vero che una certa cifra serve a delineare maggioranza, dischi di platino, incassi al botteghino, andamenti di borsa, ecc… è altrettanto vero che questi numeri siano una garanzia di qualità?

E se i numeri venissero montati perché alzati darebbero un certo appeal, non riscontrabile al contrario?

Non voglio inoltrarmi in ipotesi di complotto ma semplicemente rimarcare come la complessità del giudizio si risolva spesso in una mera quantità.

Dunque il valore del mercato ci rappresenta. E noi rappresentiamo il suo valore.

Mi spiego meglio. Ho un certo tipo di stipendio, avrò di conseguenza un determinato prestigio sociale. Sono un fotografo che guadagna tot a servizio, allora sarò considerato importante. Sono un cantante che ha piazzato tot hit in carriera, dunque avrò credenziali di notorietà.

Ad ogni cosa che facciamo corrisponde un numero, e il range entro cui questo rientra, ci definisce.

Ci siamo involuti a tal punto, non solo dal circoscrivere le persone in base all’attività professionale, ma a distinguere la sua virtù in base ai numeri raggiunti.

Oggi poi i social media hanno palesato ancora di più questa esigenza/dipendenza mettendo ben in evidenza follower/following/likes dei nostri account per palesare la nostra credibilità/visibilità.

Ma in passato non era diverso. Si contavano proprietà, terreni, capitali per specificare il prestigio (tra l’altro un’abitudine ancora in uso).

È possibile uscire da questo scempio e tornare a ridefinire l’uomo come persona, con i suoi valori, le sue infinite possibilità, i suoi limiti?

Difficile visto che descrivere il consenso attraverso i numeri è un processo che va avanti da secoli, e che nell’attualità trova radici sempre più profonde.

Dovremmo attuare un processo di rieducazione su di noi innanzitutto, in modo da insegnare ai più piccoli nuovi valori che si discostino dalla ricerca dell’approvazione, e dalla sua dimostrazione numerica, come unica finalità.

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