Viaggiare soli
Step out of your comfort zone. Questo dovrebbe essere l’output da tenere a mente ogni volta che ristagni nel tuo quotidiano. Troppo spesso ne rimaniamo ancorati, ripetendo le stesse azioni, trasformandoci in automi che meccanicamente ripetono gesti, perpetrano abitudini, ricadono nei medesimi loop.
Non importa che lavoro fai, che persone frequenti, se sei molto o poco impegnato. Per forza di cose si ha l’esigenza di cambiare. Mettersi alla prova. Riniziare.
Per questo mi sono detto: parto per un mese nel sud est asiatico tra Thailandia e Cambogia. Nessuna meta, ne obiettivi o riferimenti. Solo uno zaino, la mia attrezzatura fotografica e la voglia di inserirmi nel tessuto sociale. Conoscere realtà, persone, cultura locale.
Un viaggio può cambiarti?
Dipende. Di per sé non è mai il viaggio a cambiarti, ma l’esperienza. Chiudersi in una struttura e vivere solo a contatto con le organizzazioni turistiche, non è differente da quello che potresti vivere a casa tua.
Il cambiamento lo si ha nel momento in cui metti in discussione te stesso. Sei timido?
Allora è il momento di aprirsi al mondo. Non è una scelta, ma una necessità. Hai paura di ciò che non conosci? Bene è ora di iniziare ad esplorare. Non dipende dalla tua volontà. Entrato nella pista da ballo, devi iniziare a danzare, che tu ne sia capace o meno.
Cosa può darti un viaggio che il tuo quotidiano non può darti?
L’ignoto. Se è vero che nulla è certo o garantito, è altrettanto vero che nella tua realtà conosci già quello che farai, chi frequenterai, le reazioni a determinate azioni, gli atteggiamenti di chi ti circonda, dove andare a bere il caffè.
Quando entri in una realtà non conosciuta, allora tutto acquisisce un fascino nuovo.
Proprio perché non lo conosci. Tutto è diverso, almeno in apparenza. Tutto deve ancora rivelarsi. Per questo ne subisci il fascino. Anche nel delirio del traffico di Bangkok, puoi scorgere dei barlumi di poesia (ma solo se non ti ci abitui, altrimenti vedresti l’inferno!).
Che fine ha fatto il tempo?
Il tempo cessa di esistere. Le lancette sono un’invenzione umana. Se durante il viaggio tutto sembra scorrere alla velocità della luce, nel momento in cui rientri, nulla è cambiato, eccetto te.
Anche nei ritmi più lenti, inusuali per la tua pratica quotidiana, tutto scorrerà più velocemente.
Perchè? La ragione è semplice. Assapori la libertà. Non importa come ti senti a casa tua. Ora hai perso ogni riferimento. Dunque l’estrema insicurezza ti dona l’irresponsabilità che le certezze non possono darti. Sei costantemente alla ricerca di affermare le tue certezze. Questo ti fa scordare la cosa più importante, cioè che l’insistere sul controllo, ti intrappola nella tua gabbia d’oro.
Sei davvero solo lungo il viaggio?
Due lettere: no! Non ho mai trascorso una giornata in piena solitudine. Momenti, ore, ma mai un giorno intero. Anche se lo avessi voluto, sarebbe stato difficile. Si creano contatti, relazioni. Spesso profonde, altre superficiali. Comunque più intense di quelle che potresti vivere nel tuo contesto abituale. Intorno a te si crea un’aura magnetica che attira persone, situazioni, esperienze. Tutto ad un tratto non hai più bisogno di pianificare le giornate. Avverrà momento per momento.
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Quello che vivrai sarà amplificato dall’incertezza di ciò che potrebbe succedere nel momento successivo. Il sapore della libertà porta con se la gravità dell’insicurezza. Solo che ora vivrai questa insicurezza come una benedizione. E nella non pianificazione, altre persone o eventi struttureranno le giornate al posto tuo.
Riprenderai il sapore di vivere attraverso le sensazioni, e non con la testa.
Anche se non puoi mai avere il controllo di quello che ti circonda, in questo contesto non ci proverai nemmeno.
Perchè non farlo?
Perchè ci hanno abituati alla paura. Dunque per ogni cosa abbiamo bisogno del consenso esterno: famiglia, amici, conoscenti. Perchè è più facile dire: “che bello lo farei anch’io se..”, piuttosto che farlo senza commenti.
Non c’è nulla di straordinario in un viaggio soli.
L’unica cosa straordinaria è seguire quella voce che ci richiama, senza cercare conferme o garanzie.