Vietnam: Cosa Vedere, Cosa Aspettarsi, Cosa Evitare.
Io e il mio socio Walter abbiamo viaggiato lungo il Vietnam del Nord durante l’ultimo mese. Entrambi ci occupiamo di fotografia e videomaking, ma la vera purpose del viaggio era l’esplorazione. Come ogni viaggio che si rispetti. Dunque nulla è stato programmato, ma non direi neanche lasciato al caso: il termine giusto da usare è we just followed the flow!
Dunque se anche tu sei interessato a sapere cosa ti aspetta da un viaggio del genere, perchè vorresti scoprire nuove mete lontane dal turismo di massa, e soprattutto viverle secondo un approccio non convenzionale, continua a leggere l’articolo, non te ne pentirai ;)
Hanoi
Atterrati ad Hanoi, la capitale del Vietnam, la prima domanda che mi sono posto è dove mi trovo, in Asia o in Europa? Esatto perchè la caoticità è quella delle grandi città asiatiche (anche se Hanoi non è esattamente una metropoli, come lo è ad esempio Bangkok), ma l’architettura è quella degli ex-coloni Francesi, insediatisi dal 1884 al 1954 circa (in quella che venne chiamata French-Indochina, comprendente anche Cambodia e Laos).
Qui vivono 8 milioni di persone. Nella Parigi dell’est (soprattutto nell’old-quarter) non puoi non notare le motociclette. Migliaia. Decine di migliaia. Tanto da monopolizzare il traffico. Qui la gerarchia di precedenza è nell’ordine di moto, macchine, bici, pedoni. Attraversare la strada non è solo un trauma, è anche praticamente impossibile, se non con tentativi suicidi, dove ci si butta a caso sperando di non essere investiti (i semafori sono una minoranza e comunque non vengono rispettati, inoltre i pedoni non trovano spazio nemmeno sui marciapiedi perchè anche questi sono monopolio assoluto delle motociclette).
Un traffico che dorme solo dopo la mezzanotte.
Orario in cui locali, vecchi caffè, street food e la maggior parte degli esercizi commerciali chiudono. Eccetto per qualche piccolo market shop, dedicato ai pochi turisti che cercano birre o snacks in tarda ora.
La gente del posto ama trascorrere ore, ore e ancora ore, seduta su piccolissime sedie in plastica, bevendo succo di limone, mangiando semi di girasole: chattando sul proprio telefono o osservando il traffico incessante.
Con i suoi boulevards e oltre 20 laghi, Hanoi è una destinazione, che a dispetto della nomea non molto commercializzata, cattura un flusso turistico molto influente. Basti pensare che l’intero Vietnam, nel solo 2016, ha avuto un flusso di oltre 10 milioni di persone.
Al solito prima di intraprendere un viaggio importante, parenti, amici e conoscenti ti sconsigliano di muoverti autonomamente, e di acquistare pacchetti turistici nel tuo paese di origine, così da essere più sicuri (sempre che non ti sconsiglino totalmente di andarci!). Ovviamente questa è una puttanata gigantesca.
Il mio consiglio è sempre quello di non ascoltare consigli generici provenienti da persone che non hanno competenza o esperienza specifica in merito. Solitamente si parla per clichè o preconcetti. Dunque ovvio che i suggerimenti dati, sono privi di qualasiasi utilità, perchè dettati da paura o ignoranza, anche se guidati dalle migliori intenzioni.
Non c’è alcun bisogno di agenzie turistiche che ti vendano pacchetti generici (sorry agenzie turistiche!), ma solo tanta pazienza e voglia di costruirsi il proprio viaggio su misura, rispetto esigenze o visione.
Tornando ad Hanoi, la città ha centinaia di piccole agencies, che organizzano qualsiasi tipo di tour. Noi abbiamo la fortuna di esserci imbattuti in Elise (clicca qui se vuoi metteri in contatto con la sua pagina Facebook), che una volta ascoltate le nostre esigenze (fotografiche oltre che di stare alla larga da gruppi organizzati), ha creato per noi un itinerario specifico, seguendo le mete che volevamo visitare. Dunque vi consiglio lo stesso, a prescindere dall’agency che usiate o da ciò che volete vedere. Hanoi è un’ottima base per visitare le principali attrazioni del nord Vietnam. Sconsiglio invece di usufruire dei servizi offerti dagli hotel, perchè più costosi e meno personalizzabili.
Bái Đính Temple
Il Tempio Bái Đính è il più grande complesso di templi buddisti in Vietnam, situato nel distretto di Gia Viễn. E’, suddiviso in due strutture principali. L’originale Bai Đính pagoda possiede più di 500 statue raffiguranti i Bhudda. Il New Bai Đính Temple, di recente costruzione, è stato edificato tra il 2003 e il 2010. Oltre le divinità buddiste, anche gli spiriti delle montagne sono venerati.
La visita richiede circa 2 ore, ma essendo sprovvisti di guida e totalmente autonomi, abbiamo dedicato almeno 1/3 del tempo a far volare il drone.
Fun Fact: il nostro driver non parlava inglese dunque per capirci su orari, o altre necessità, abbiamo dovuto imparare il suo linguaggio (dei gesti), che era piuttosto originale!
Hoa Lu & Tràng An Scenic Landscape Complex
Hoa Lu è stata la capitale del Vietnam nel X e XI secolo. Mentre Tràng An è un’area scenica, iscritta nel patrimonio mondiale dell’UNESCO. Gli scenari sono alcuni degli spettacoli più incredibili su cui gli occhi possano posarsi.
Il bamboo rafting è un’esperienza totalmente immersiva, basta lasciarsi cullare dal ritmo del Red River Delta.
Alla guida delle barche in bamboo sono tutte donne. Dotate di una forza e un’intraprendenza non comune. Giunti nelle cave del fiume, pare impossibile districarsi tra le stalattiti e le secche, ma loro imperturbabili, continuano a remare come fosse la cosa più naturale del mondo; trasmettendoti sicurezza e salutando con nonchalance le altre banche lungo il percorso.
Altra nota poetica di questo percorso sono le coppie di sposini sulle zattere. Belli, eleganti e romanticamente immersi nella natura selvaggia. Non sdegnano una simpatica competizione, quando si tratta di remare contro qualsivoglia turista in cui si imabattono.
Sa Pa e i suoi villaggi
Sa Pa è città di frontiera e capitale del Sa Pa District, situato nella provincia di Lao Cai. Molte minoranze etniche tra cui Hmong, Dao (Yao), Giáy, Pho Lu, e Tay vivono qui. Noi abbiamo avuto la fortuna di visitare alcune di esse.
La nostra guida personale in questo estenuante percorso di 12km di trekking giornaliero, è stata Muh; una dolcissima ragazza di 18 anni originaria del luogo.
I paesaggi, costituiti essenzialmente da risaie e colline, sono sbalorditivi! La gente del luogo è molto gentile. I bimbi, che cercano in tutti i modi di venderti braccialetti fatti a mano (io e Walter ne abbiamo comprati più di una dozzina), rapiscono il cuore.
Lungo il percorso è facile trovare donne, che a loro volta si spostano di villaggio in villaggio, che familiarizzano e camminano con te, lungo alcune tappe, sostenendoti ed evitando così scivoloni acccidentali o pericolose cadute. L’iter non è consigliabile a tutti, perchè piuttosto arduo. Richiede un buon allenamento fisico, inoltre non è adatto a bambini o famiglie numerose.
Noi eravamo totamente impreparati a ciò che ci aspettava (per fortuna non sotto l’aspetto fisico). Avevamo infatti vestiti leggeri e scarpe da ginnastica estive, quando sarebbero serviti vestiti pesanti (per il mattino presto e la sera) oltre che scarpe da trekking adeguate. E’ altrettanto vero che molte donne dei villaggi affrontano questi percorsi con ciabatte di plastica: anche nella foresta di bamboo stracolma di fango, senza mai scivolare.
Le donne dei villaggi di Sa Pa sono incredibili.
Coltivano la terra, producono artigianato locale (di alta manifattura), preparano da mangiare e nel frattempo custodiscono e crescono i bambini. Come sempre le donne hanno una marcia in più!
Le cose sono cambiate rispetto alle generazioni precedenti. Le persone si sposano ancora in giovane età, ma ora possono scegliere il loro partner.
Le Silver Waterfalls sono anch’esse mozzafiato, oltre che pericolose (pare che alcuni turisti siano scivolati nel dirupo). Come sempre basta avere un minimo di accortezza (non è raro vedere turisti che si espongano a pericoli pur di catturare il selfie perfetto!).
La cosa che più ricordo è la semplicità delle persone che vivono qui. Hanno poco, ma hanno tutto. Perchè la loro vita non è dettata dal possedimento di oggetti futuli, ma da un significato più profondo: legato alla connessione e alla relazione con la famiglia e la gente del luogo.
Non crediate che nei villaggi siano rimasti indietro nel tempo però! La maggior parte delle persone ha accesso a internet, e quasi tutti i ragazzi hanno un profilo Facebook, Instagram e come tutte le nuove generazioni preferiscono YouTube alla TV.
Se visitate questi luoghi, dovete assolutamente dormire/mangiare in un homestay. Ce ne sono di spartani o più organizzati. A noi ad esempio non è mancato nulla, e il cibo cucinato dalla padrona di casa era fantastico!