Elisabetta Salatino Motivation Letter

Silvia Longhin
Aurorafellows
Published in
2 min readOct 11, 2022

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Avevo 7 anni quando, girando in giardino, avevo deciso che vestirsi la mattina non bastava farlo una volta, avevo bisogno di vedermi continuamente diversa. Chiamiamolo styling precoce, ma stava già nascendo dentro di me l’idea che ciò che indossiamo non fa altro che descriverci, e iniziai a cercare la mia descrizione perfetta.

Non ho mai vissuto nel lusso ma mi ritengo ricca per tutto quello che ho, ed avevo a quell’età. I miei genitori non mi hanno mai fatto mancare nulla, inclusi tutti i vestiti che volevo, dandomi senza saperlo la possibilità di sperimentare, guardare, toccare, abituarmi a quel mondo e creare. Non a caso iniziai a disegnare, arte è sempre stata l’unica materia a darmi soddisfazione, anche se il disegno mi portava a stare nel mio mondo, lontano dagli altri, rendendomi “quella diversa”.

Rimasi quella diversa anche alle medie ed al liceo dove non riuscivo a sentirmi altro che fuori luogo, fino alla quarta liceo, quando tirai fuori dal cassetto il mio sogno da bambina, e decisi di ulrarlo al mondo spiegando perché fossi diversa. È stata una delle emozioni più belle vedere le facce dei miei compagni cambiare e guardarmi come l’unica li dentro che sapesse cosa fare nella vita, cambiando il loro giudizio senza bisogno dei bei voti.

La moda era il mio linguaggio, più del parlare.

Abbiamo la possibilità di raccontare qualcosa ogni giorno quando apriamo l’armadio, perché non sfruttarla? Quando indossiamo qualcosa, lasciamo che quel capo sia il nostro manto, che rappresenti chi siamo, ed abbiamo infinite possibilità di personalizzarlo.

Oggi sto rendendo realtà i miei sogni studiando design della moda presso l’Accademia Italiana a Roma e portando avanti il mio progetto di “rivista digitalizzata” Viction, ma l’obiettivo più grande sarà fondare un brand etico e sostenibile che non abbia limiti ne discriminazioni, che chiunque voglia, possa indossare.

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