Viola Sura Motivation Letter

Silvia Longhin
Aurorafellows
Published in
3 min readAug 30, 2022

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Mi rigiro la penna fra le dita, guardando perplessa lo schermo di fronte a me. Onestamente non so perché stia tenendo in mano una penna, dato che sto scrivendo al computer, ma mi piace illudermi che mi dia un’aria da intellettuale assorto in profondi pensieri.

Butto un occhio al tavolo affianco al mio, dove un ragazzo sui vent’anni sta consultando assonnato diversi tomi di informatica, ma le sue palpebre calanti tradiscono la voglia di studiare.

Torno sul mio computer, dove in un elegante Times New Roman sono scritte la bellezza di quattro pagine di documento, il cui contenuto non vale nemmeno un centinaio di battute. Cerco di rileggere e capire dove sia il problema, provando ad ingegnarmi e tirare fuori qualche frase accattivante che possa resuscitare un testo talmente noioso da essere privo di vita, ma mi sembra solo di allungare un brodo già troppo acquoso. Un frullato di pensieri si appropria della mia testa in maniera piuttosto autoritaria, suggerendomi le più strampalate idee, di cui nemmeno una utile a rispondere al mio quesito.

Chi sono?

Sbuffo il più silenziosamente possibile, per poi cliccare con convinzione il tasto “delete”.

Delete, delete, delete.

Vedere le parole scomparire sotto la forza del mio dito è sadicamente soddisfacente, anche se riconosco sia una perdita di tempo.

Mi fermo un attimo ad osservare il poco rimasto del mio futile operato, giusto per leggere cosa sto per cancellare, ma l’occhio cade sul contacaratteri in fondo alla pagina, che segna milleuno.

Faccio per premere nuovamente sul tasto “delete”, mantenendo lo sguardo fisso sul numero, in attesa che si trasformi in un bellissimo e perfettamente perfetto numero mille, ma una riflessione mi interrompe.

Per quanto ordinato e impeccabile, non sembra troppo limitato il numero mille? Troppo regolatamente egregio, il massimo banale a cui si tende ad ambire.

Riprendo a girarmi la penna fra le dita, chiedendomi se tutti quei libri filosofici non mi abbiano dato alla testa.

Guardo l’ultima parola del documento, pericolosamente vicina alla lineetta nera la cui anima spietata si è più volte macchiata del crimine di assassinio di lettere, numeri e caratteri di punteggiatura: poi riguardo quel milleuno.

Chi è milleuno?

All’improvviso tutti i caotici pensieri che pulsavano nelle mie tempie sussultano all’unisono.

Io sono milleuno.

Sono la combinazione stonata di Mi e Fa, sono l’accostamento sgradevole di rosso e rosa, sono quella virgola in più che spezza i limiti e va oltre, sono gli infiniti numeri che ci si dimentica di contare.

Sono Viola, sono l’insoddisfazione e la curiosità che muovono un corpo altrimenti vuoto, sono la sentinella che vede subito l’oceano dopo la terraferma. Sono colei che, anche raggiunto il miliardo, aggiungerà quel fastidioso e stonato “1”, perchè preferisco correre tutta la vita invece di guardare ferma le mete che avrei potuto raggiungere.

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