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L’Italia attraverso le prove Invalsi

sara rocutto
aVCnamenti
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4 min readJul 14, 2019

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I risultati dei test Invalsi non raccontano solo di un divario tra nord e sud Italia.

Sono stati pubblicati i risultati dei test Invalsi 2018–2019. Per la prima volta sono stati sottoposti al test anche gli studenti di quinta superiore.

Le prove INVALSI 2019 restituiscono un’immagine complessa dei livelli di apprendimento in Italiano, Matematica e Inglese degli studenti italiani. Le differenze sono minime nella scuola primaria, per crescere nella scuola secondaria di primo grado e diventare ancora più rilevanti nella scuola secondaria di secondo grado. La maggiore preoccupazione emerge proprio dai dati della scuola secondaria di secondo grado: se gli esiti nazionali non si possono considerare brillanti, le differenze tra le regioni assumono una rilevanza ancora maggiore rispetto ai gradi scolastici precedenti. Il problema dell’equità, in primo luogo fra territori, ma anche fra le scuole e al loro interno, pare essere l’emergenza maggiore.

Così sono stati commentati i risultati dall’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione. Ovvero: no, i risultati non sono stati affatto buoni, in particolare per quanto emerso dall’analisi dei dati relativi alle scuole superiori.

E se da un lato i numeri ci raccontano di un’Italia divisa in due, come ha commentato Christian Raimo sulle pagine di Internazionale, occorre però provare ad interpretare i numeri con un dettaglio maggiore, nella speranza che prima o poi ciò che questi numeri raccontano diventi argomento capace di conquistare l’agenda mediatica.

Anche se i numeri resi disponibili dal sito Invalsi non permettono di dettagliare i risultati su scala comunale (le analisi sono state svolte considerando un campione, non la totalità di coloro che hanno compilato i questionari), può tornare comunque utile ad una riflessione territoriale vercellese guardare alla dimensione regionale, là dove i dati lo consentono, e aggregata a livello di macroregione Nord Ovest.

Se da un lato la variabile territoriale ha un suo peso (e no, non è sufficiente a definire la maggiore o migliore qualità di un istituto in base alla sua posizione geografica) nello spostare le barre dei livelli di competenze raggiunte dagli studenti, dall’altro i dati ci mostrano altri due elementi a cui occorre fare riferimento:

  • La tipologia di scuola
  • L’ESCS ossia l’indicatore del livello socio-economico-culturale dello studente

Le competenze raggiunte in matematica e italiano sono molto diverse tra studenti dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali. Di seguito alcuni grafici che tengono conto del dato relativo alle competenze in italiano, di fatto simili ai risultati generali per matematica.

Distribuzione del livello di competenza tra gli studenti maschi degli istituti professionali su base regionale. Materia: italiano. Fonte Invalsi
Distribuzione del livello di competenza tra gli studenti maschi degli istituti tecnici su base regionale. Materia: italiano. Fonte: Invalsi
Distribuzione del livello di competenza tra gli studenti maschi dei licei su base regionale. Materia: italiano. Fonte: Invalsi

Per quanto anche nei licei si mantenga un gap tra risultati ottenuti tra le regioni del sud e quelli delle regioni del nord tale risultato è meno evidente rispetto ai primi due grafici.

Il parametro ECSC è analizzabile per macroaree e permette di fare una valutazione complessiva dei risultati raggiunti in base alla condizione socio-economica-culturale dello studente analizzando i valori medi dei tre percorsi scolastici.

Distribuzione di competenza per gli studenti di quinta superiore per fasce ESCS

Più basso è il parametro ESCS peggiori sono i risultati sia che si viva al nord sia che si viva al sud e proporzionalmente questo vale per ogni macroarea presa in considerazione.

I dati non sembrano fornire grandi vie di fuga: là dove le condizioni economiche e sociali sono peggiori ecco che peggiori sono anche i risultati scolastici. E occorre non dimenticare che le condizioni economiche e sociali sono parametro di non scarso peso nella scelta degli studenti rispetto ai propri percorsi di studio, come si può leggere analizzando i dati forniti da Almadiploma.

Difficile pensare sia solo un caso che i risultati peggiori siano stati raggiunti nelle regioni più povere non solo d’Italia, ma d’Europa, territori di anno in anno ulteriormente impoveriti dalla costante emigrazione dei propri giovani laureati.

Se è vero che in questo quadro la regione Piemonte come altre regioni del nord Italia pare ottenere risultati migliori della media, ecco che non è esente dalle problematicità emerse rispetto ai diversi risultati ottenuti tra scuole e al diverso peso dato dalle condizioni di partenza dei singoli studenti.

E se è vero che le prove Invalsi sono da tempo messe in discussione ecco che quantomeno vanno prese per la possibilità che ci danno, per un momento, di riflettere sul tanto decantato merito e sull’incompiuto dovere costituzionale della Repubblica di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Se non spettasse solo alla Repubblica intesa come Stato produrre occasioni, dare ai più giovani opportunità? Se fosse compito di ogni comunità che mira a sopravvivere, in epoca di profonde trasformazioni, mettere tutti nelle condizioni di operare al meglio?

Se avesse a che fare con ogni territorio, nessuno escluso, il superamento di stereotipi e luoghi comuni? Se per mirare ad una scuola migliore servisse prima pensarsi come società diversa?

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sara rocutto
aVCnamenti

Qualche volta dietro la cattedra, altre attorno a scrivanie a disquisire sul mondo. Ovunque il vino sia buono. Scrissi http://bit.ly/2s4V0Nu