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Scienza, politica, democrazia

sara rocutto
aVCnamenti
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5 min readJul 1, 2019

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Quali sono le conseguenze dei cortocircuiti tra decisioni politiche e scienza?

Ricordate quando il Parlamento nel 2013 permise di far ripartire i trattamenti con il metodo Stamina e addirittura approvò l’avvio di una sperimentazione? L’operazione fece scattare (giustamente) la protesta di medici e ricercatori.

Il processo contro Vannoni e il suo metodo truffa è ancora in corso.

Non è certo l’unica vicenda che ha attraversato il nostro Paese in questi anni che vede le istituzioni politiche condurre scelte che mettono la scienza in secondo piano. Sono queste le condizioni che da un lato favoriscono la pseudoscienza (*), dall’altro contribuiscono a mettere in crisi la credibilità delle istituzioni.

Perché se le istituzioni legittimano idee la cui valenza si scopre essere ben poco fondata quale credibilità gli resta? Lo sanno bene i tanti biologi che si sono trovati nei mesi scorsi a contestare le scelte portata avanti dal loro ordine professionale di riferimento il cui presidente aveva deciso, ad ottobre 2018, di finanziare nel con 10.000 € una ricerca di Corvelva, storica associazione antivaccinista. Le proteste hanno portato Vincenzo D’Anna (dal 2010 al 2018 parlamentare di Forza Italia) a ritirare il finanziamento nel 2019.

Non deve essere stato un gesto particolarmente gradito a D’Anna, visto che in un suo comunicato pubblicato nel sito dell’Ordine dei Biologi nel 2018 diceva: “In Italia abbiamo ancora decine di morti in culla dichiarate senza causa, ma nessuno vuole parlarne. Perché? È da censurare, forse, chi prova semplicemente a chiederselo?

L’articolo in questione veniva ripreso (per esprimere vicinanza a D’Anna o per condividere i concetti?) nello stesso periodo dalla pagina Facebook dell’OSAV, l’Osservatorio Socio-Ambientale Vercelli.

L’Osservatorio, di cui esiste un duplicato analogo a Trino, è stato oggetto di vari articoli da parte della stampa online locale: nato nel 2016 grazie ad una convenzione triennale (stipulata sulla base di quali elementi?) con il Comune di Vercelli per il valore di 30.000 €, ha prodotto 3 relazioni oggetto di discussione politica, quantomeno digitale.

Ma andando a leggere la relazione del 2016 è difficile ritrovare gli elementi che occorrono per dare alla ricerca la giusta dose di affidabilità scientifica: mancano riferimenti bibliografici (anche per quanto riguarda le dichiarazioni inserite nell’introduzione che appaiono per come sono poste semplice opinionismo), la metodologia utilizzata non è esplicitata, mancano le conclusioni.

Il lavoro sembra voler indagare una correlazione tra malattie tumorali e lavori agricoli, ma al lettore non restano in mano molti elementi per capire le basi di riferimento del tutto: quali le precedenti ricerche sul tema? A quali altri studi si fa riferimento nell’adottare un certo tipo di analisi? Non rafforzano la fiducia nel lavoro i curriculum dei due ricercatori che hanno condotto i lavori, che vantano una ventina di pubblicazioni, di cui oltre la metà nella medesima rivista, italiana.

Se l’obiettivo dell’amministrazione era quello di sviluppare un’indagine di qualità, ecco che l’obiettivo pare essere del tutto saltato, nonostante la consistente cifra elargita.

Quando si parla di tematiche delicate l’attenzione dovrebbe essere massima per evitare di sollevare l’opinione pubblica sul nulla di fatto. Occorrono competenze e, in loro assenza, occorre saper identificare chi può averne per condurre le cose con cognizione di causa.

Eppure ecco che i dati frutto di questa e delle pubblicazioni successive hanno avuto una certa attenzione mediatica e sopratutto politica, almeno tra i banchi dell’opposizione. Non è mancata inoltre la critica al mancato rinnovo della convenzione: il Comune ha infatti preferito aderire a partire dal 2018 ad un gruppo di lavoro interistituzionale che ha pubblicato lo scorso anno una prima relazione.

Un lavoro di ricerca non è di destra o di sinistra: è prima di tutto fatto bene oppure no. Alimenta la pseudoscienza ciò che allude e lascia intendere risultati strumentalizzabili a livello mediatico -tanto più in assenza di competenze giornalistiche di carattere scientifico, si veda ad esempio come tutta la questione è stata seguita da Vercelli Oggi, dimostrando la mancanza di nozioni elementari utili a valutare la qualità di una ricerca- o politico. E non solo fa male ai nostri portafogli, ma rischia di nuocere anche alla capacità decisionale delle istituzioni, rischia di spingere l’opinione pubblica in una direzione o l’altra sulla base di informazioni non del tutto precise e sì, nuoce alla democrazia nel suo complesso.

Il caso della Polioli e dell’impianto di biogas proposto a inizio 2019 è un caso esemplare di come invece alla vigilia di importanti eventi elettorali non contino affatto numeri e tabelle. Il progetto di costruzione dell’impianto riscosse una gara di NO da parte di Provincia e Comune prima di qualsiasi possibile espressione popolare (sia mai che qualche conflittualità invada la sfera pubblica vercellese) e Polioli ritirò il progetto prima ancora di ricevere la pronuncia di compatibilità ambientale da parte degli uffici preposti. Non sapremo mai, insomma, se si trattava davvero di un progetto innovativo oppure no.

Un rifiuto istintivo, di pancia, ha sempre ragione? Considerare i cittadini come macchine del consenso anziché attori partecipi di un percorso, di un ragionamento, è così difficile? Governare non dovrebbe essere qualcosa di diverso dall’inseguire ciecamente il risultato elettorale?

Forse è tempo di fare i conti con una gestione della cosa pubblica che richiede alcune competenze in più del passato, alcune capacità di comunicazione, analisi, condivisione diverse. Perché la democrazia non è un giocattolo e alcuni accenni del suo sfilacciamento cominciano a farsi sentire: le disuguaglianze sociali si costruiscono anche nell’asimmetria informativa, che permette ad alcuni di scegliere sulla base di conoscenze approfondite, ad altri sulla base di impressioni facilmente strumentalizzabili.

E se la questione Polioli ormai è chiusa ecco che quella di OSAV potrebbe riproporsi. Fu discutibile la scelta del 2016 fatta dalla Giunta Forte di finanziare uno studio senza una valutazione attenta del percorso intrapreso. Farà lo stesso la Giunta Corsaro, vista la passione manifestata per questo Osservatorio da una parte della sua attuale maggioranza?

(*) Per approfondire il tema si consigliano:

  • “La società della pseudoscienza”, Giuseppe Tipaldo, il Mulino ed., 2019
  • “La conoscenza e i suoi nemici”, Tom Nichols, Luiss ed., 2017

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sara rocutto
aVCnamenti

Qualche volta dietro la cattedra, altre attorno a scrivanie a disquisire sul mondo. Ovunque il vino sia buono. Scrissi http://bit.ly/2s4V0Nu