Lo sguardo dentro

La mattina, appena svegli, il nostro primo impulso è aprire gli occhi forse per guardare la sveglia che ci invita ad alzarci o per scorgere il viso di chi è al nostro fianco, forse per sentirci rassicurati dalla familiarità dell’ambiente in cui ci troviamo… certo è che la nostra vista è quel senso che immediatamente si attiva per discriminare forme, colori, oggetti, persone. Siamo naturalmente portati a guardare, osservare, scrutare, scorgere tutto il mondo che ci circonda. E se per un attimo fossimo privati della vista cosa accadrebbe? Come sarebbe? Sulla base di queste riflessioni la nostra insegnante di italiano ha proposto di portarci a visitare la Biblioteca dei ciechi di Monza: per scoprire un altro modo di vedere.

La prima tappa del nostro percorso ha previsto quella che potremmo definire una lettura al buio. Una mattina, in classe, la prof di italiano ci ha portato delle mascherine per coprire gli occhi e noi le abbiamo indossate mentre ci veniva letto un brano. Siamo stati invitati ad ascoltare cercando di concentrarci il più possibile su ciò che avremmo sentito con gli altri sensi e su quali emozioni e sensazioni avrebbe sortito in noi un’esperienza di questo tipo che nessuno aveva mai fatto.

Durante la lettura hi camminato tra i banchi, ho fatto delle soste affinchè la mia presenza, la mia voce potessero essere percepite anche in un gioco di vicino/lontano
Durante la lettura, la prof ha alternato momenti in cui camminava a momenti in cui si fermava, affinché potessero essere percepite la sua presenza e la sua voce anche in un gioco di vicino-lontano.

Il brano che ci è stato letto è intitolato il Non-no che parla di un nonno unico, particolare e indimenticabile per la sua originalità.

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Dopo la lettura al buio, abbiamo tolto le bende e abbiamo messo per iscritto le sensazioni e le emozioni provate durante quella lettura privati della vista.

Le sensazioni ed emozioni che abbiamo provato sono state svariate, ma accomunate nell’oscillare da una sensazione di spaesamento, perdita di punti di riferimento, distrazione e difficoltà a concentrarsi sull’ascolto e a una totale immersione e completa attenzione alle parole che sentivamo. Sono stati percepiti, ad esempio, gli spostamenti della prof all’interno dell’aula, i rumori provenienti fuori dalla finestra, i cambiamenti del tono di voce durante la lettura. Il dato che è emerso in modo predominante è stato relativo a una nitida immaginazione delle varie scene raccontate nel brano ascoltato, che ha portato noi studenti a fantasticare su come potesse essere il protagonista della storia: il nonno!

Da qui è partita l’idea di realizzare un disegno seguendo la matita della nostra immaginazione per rendere concreta la figura del nonno del brano letto.

Ognuno di noi ha dato il proprio contributo in termini di fantasia, estro, capacità creativa.

Piano piano la curiosità e l’attenzione verso il mondo degli ipovedenti e dei non vedenti sono accresciute, così abbiamo cominciato a porci tante domande: “Come vivono la loro quotidianità queste persone?” “ Cosa provano?” “Cosa sentono?” E poi è arrivata quella domanda: “Come fanno a leggere?” “Come ci riescono?”

Queste riflessioni sono state la spinta che hanno portato la nostra prof a invitarci a fare delle ricerche sul modo in cui leggono le persone non vedenti e in particolare sulla scrittura Braille.

Incuriositi dalla modalità Braille abbiamo prodotto delle ricerche personali evidenziando tratti diversi.

In classe abbiamo poi avuto modo di leggere le ricerche svolte e confrontarci sull’argomento.

In classe tanti sono stati i momenti di spunti, di riflessioni e di qualche approfondimento sull’argomento.

La data tanto attesa è arrivata: ha inizio il nostro viaggio esperienziale tra curiosità e interesse!

Passo dopo passo il nostro percorso procede…

Ed eccoci giunti alla nostra meta: la Biblioteca dei ciechi di Monza!

La nostra visita ha inizio: un responsabile della biblioteca ci conduce in una stanza nella quale una persona cieca fin dalla nascita, Max, ci introduce nel mondo dei non vedenti e degli ipovedenti, raccontando qualcosa di sé e dimostrandoci come legge una persona che non vede.

Siamo stati incuriositi dalla sua persona, dalle sue parole e siamo rimasti sorpresi dalla naturalezza con cui Max ha letto poche righe di un libro.

Poi ci è stata distribuita una copia dell’alfabeto Braille e ci è stato spiegato questo sistema di lettura e scrittura tattile a rilievo per le persone ipovedenti o non vedenti. Abbiamo appreso che il sistema Braille è generato dalla combinazione di sei puntini disposti in due colonne verticali e tre righe. Con questo modalità di scrittura si possono rappresentare le lettere dell’alfabeto, i numeri, i simboli matematici e quelli musicali. Tali punti possono essere impressi con un punteruolo su fogli di carta spessa oppure essere riprodotti a rilievo su superfici plastiche o metalliche.

Dopo la spiegazione del sistema Braille, siamo stati invitati alla lavagna per scrivere il nostro nome e l’anno di nascita in Braille.

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La biblioteca presenta delle guide da potere consultare per scegliere i formati più adeguati da utilizzare per trascrivere i testi per le persone ipovedenti, a seconda di quanto sia ridotta la loro capacità visiva. La produzione dei testi non si limita ad aumentare la dimensione del testo, ma tiene in considerazione anche una diversa impaginazione sulla base delle potenzialità visive dell’utente. Quest’ultimo può scegliere la spaziatura tra le righe o le lettere, la dimensione e la tipologia del font, ovviamente sulla base del testo originale da riprodurre le immagini verranno mantenute e adeguatamente ingrandite. Il risultato sono dei libri assolutamente personalizzati.

Abbiamo avuto modo di fare esperienza diretta della scrittura Braille osservando da vicino e toccando un foglio di carta stampato con questo sistema di scrittura.

Finito l’incontro con Max, veniamo invitati dal responsabile dell’Istituto a visitare il cuore della biblioteca, quale luogo di produzione e distribuzione di libri anche per persone con residuo visivo ridotto, per cui non necessitano della lettura tattile. La richiesta di libri in Braille, ci viene riferito che è aumentata notevolmente negli ultimi anni, per cui si è cercato di rispondere a questa domanda crescente adeguando i nuovi macchinari o attraverso l’evoluzione di strumenti come la rotativa che oggi è largamente impiegata per le stampe in multicopie di volumi e riviste.

I servizi offerti dalla Biblioteca sono molteplici: il prestito gratuito e l’acquisto di libri a domicilio, la produzione di testi a caratteri ingranditi, la trascrizione di testi su richiesta e la trascrizione di testi scolastici su supporto cartaceo o informatico. Quest’ultimo servizio può essere rivolto anche agli studenti universitari che possono fare richiesta della versione più adeguata alle proprie esigenze (Braille, caratteri ingranditi). Inoltre, la Biblioteca si occupa di pubblicare diverse riviste che toccano argomenti di diversa natura: cultura, arte, storia, sport ecc. Tutti i periodici vengono realizzati sia su supporto cartaceo che su supporto informatico.

Dopo aver visitato parte della Biblioteca entriamo nell’ufficio di Max che ci dimostra come scrive sulla tavoletta Braille utilizzata per la scrittura manuale. Con l’ausilio di un punteruolo imprime sulla carta ogni singolo punto alla volta, la scrittura risulta lenta e anche la lettura del testo è più impegnativa , infatti, il non vedente per leggere ciò che ha scritto deve voltare il foglio su cui scrive perché i punti impressi risultano in rilievo sulla faccia opposta a quella su cui si punzonano.

La Dattilobraille, invece, è una macchina utilizzata dalle persone non vedenti per potere scrivere utilizzando il sistema Braille in modo più rapido. Attraverso questa macchina, la scrittura procede normalmente da sinistra verso destra e i caratteri risultano immediatamente leggibili. La dattilobraille è costituita da sei tasti per la scrittura, un tasto per lo spazio tra una parola e l’altra , uno per ritornare indietro di una battuta ed eventualmente uno per dare l’interlinea ed avanzare così alla riga successiva.

Ogni tasto di scrittura se premuto imprime un punto sulla carta. Il modo in cui questi punti vengono combinati costituisce il codice Braille. Affinché si possa ottenere un carattere è necessario premere contemporaneamente tutti i tasti che corrispondono ai punti necessari a formarlo.

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La scrivania di lavoro di Max
“Buongiorno ragazzi” scritto in Braille

Max, a questo punto, ci mostra il funzionamento del display Braille, il display è una periferica del pc che riproduce in Braille quanto scritto sullo schermo consentendo al non vedente di leggerlo in maniera autonoma.

Infine, Max ci mostra come avviene l’utilizzo del cellulare da parte di una persona non vedente. Si tratta di un dispositivo nel quale viene attivata la funzione di Talkback per cui lo stesso invia segnali vocali sui contenuti della schermata permettendo di fare chiamate e di mandare sms.

Max fa una telefonata in nostra presenza!

Girando per lo studio di Max sono immediatamente visibili alcuni esempi di libri prodotti dalla Biblioteca per persone ipovedenti che hanno attirato la nostra attenzione da Il codice da Vinci a Le verità imperfette, al primo dizionario a testi di matematica e scienze per bambini.

Dalla stanza di Max passiamo a quello che viene definito il Polo musicale della Biblioteca per i ciechi, un settore dedicato ai musicisti non vedenti. Le attività che vengono svolte qui sono diverse tra cui la trascrizione di partiture, o il prestito e la vendita di opere musicali. La Biblioteca ha predisposto alcuni testi didattici come I segni della musica nel sistema Braille seguito dal Nuovo Manuale Internazionale di notazione musicale Braille divenuti importanti nel panorama internazionale per la trascrizione di opere musicali. Qui abbiamo modo di incontrare Gianluca, una persona che raccontandoci la sua storia personale, ossia di avere perso la vista in età pre-adolescenziale, ci illustra il mondo della musica per le persone non vedenti.

Lo spartito in Braille delle opere musicali di Wolfgang Amadeus Mozart
Lo spartito musicale delle opere di Wolfgang Amadeus Mozart

Qui abbiamo visto una versione Braille di uno spartito musicale, apprendendo che la persona cieca per potere suonare deve imparare a memoria attraverso lo spartito musicale la sequenza delle note e in seguito davanti al pianoforte toccando i singoli tasti, avviene la memorizzazione della loro disposizione sullo strumento stesso e il conseguente suono delle note.

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Finita la visita alla biblioteca dei ciechi di Monza, all’uscita ci è stato chiesto dalla prof di italiano un’emozione a caldo dell’esperienza vissuta invitandoci a dire e scrivere la prima parola che associavamo a quanto vissuto durante la mattinata.

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Le emozioni sono state diverse, ma tutte attraversate da grande sensibilità, interesse e stima.

Dopo qualche giorno da questa esperienza fatta, in classe, su invito della prof, abbiamo fatto un esperimento di disegno al buio cercando di rappresentare ad occhi chiusi su un foglio l’immagine che più ci aveva colpiti quel giorno dell’uscita didattica. I risultati sono stati interessanti: ciò che è emerso è che siamo rimasti “impressionati” dalle mani delle persone non vedenti, conosciute e ascoltate dentro la biblioteca, dalla loro postazione di lavoro, oltre che da quei puntini che caratterizzano la scrittura Braille.

L’ultima tappa di questa esperienza ha voluto la scrittura personale di un diario da parte di noi studenti non seguendo però l’ordine cronologico degli eventi, ma un ordine che potremmo definire personale, dettato dal momento che ci aveva catturati maggiormente durante la visita alla biblioteca, per poi continuare a raccontare il proseguimento della giornata stessa.

Cosa ci ha lasciato questa esperienza alla Biblioteca dei ciechi di Monza?

A volte quando guardiamo una persona o osserviamo un oggetto lo facciamo in modo superficiale e non ci soffermiamo sui particolari.

L’esperienza di vita delle persone non vedenti che abbiamo avuto modo di conoscere durante la nostra visita didattica ha evidenziato come il loro modo di aprirsi al mondo, di conoscere, parta invece dai dettagli: una forma, una sagoma, un odore, un suono.

La vista è un bene prezioso, se pensiamo che la maggior parte delle informazioni derivanti dall’ambiente circostante giungano al nostro cervello tramite i nostri occhi, a volte, però non dimentichiamo che gli occhi ci possono ingannare o meglio ci lasciamo ingannare dalle apparenze, dalla complessità e dalla totalità dell’immagine che abbiamo davanti mentre con un pizzico di attenzione in più potremmo scorgere che l’essenziale è invisibile agli occhi.

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