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6 vantaggi del Design Thinking nella progettazione di software

Scritto da Maria Trombin e Irene Brambilla

In mondora uno dei modelli cui ci ispiriamo quando progettiamo è il Design Thinking. L’ideazione del concept, la costruzione della struttura e dell’esperienza generale fino alla creazione di un’eventuale interfaccia grafica è fortemente permeata da questo approccio.

Questo framework si basa sull’idea che risolvere un problema in modo pratico e incentrato sull’utente possa portare all’innovazione di prodotti e servizi.

Partendo da dati reali di persone reali, aiuta a rispondere a problemi e bisogni reali. È basato inoltre sull’idea della co-creazione tra stakeholder, che aiuta a stabilire un linguaggio comune e a far emergere la conoscenza collettiva. La sua natura iterativa aiuta a esplorare diversi modi per risolvere lo stesso problema e al miglioramento continuo.

1: E’ empatico

Spesso è facile perdere di vista il fatto che i prodotti, digitali e non, vengono utilizzati quotidianamente da persone reali, ognuna con la propria storia, le proprie abitudini e modi di sentire e pensare. È importante per chi progetta “mettersi nelle scarpe” delle persone per poter realizzare prodotti davvero utili e piacevoli da utilizzare.

Noi lo facciamo affidandoci agli approcci dello Human-centered design e del Design Thinking, che partono e si sviluppano proprio a partire dalla capacità di empatizzare con l’utente: il suo punto di vista è centrale in ogni fase del processo, dalla progettazione e ideazione fino ai test sul campo per verificare l’efficacia dei prototipi progettati.

2: E’ essenziale

Dopo aver indagato in profondità il contesto per cui stiamo progettando, ci dedichiamo a fare chiarezza fra tutte le informazioni raccolte. A partire dalle motivazioni e criticità quotidiane scoperte nella fase iniziale, uniamo i puntini per trovare degli insights di valore sui problemi e bisogni comuni degli utenti.

Il nostro obiettivo è trovare gli aspetti essenziali, cioè che fanno davvero la differenza per gli utenti, e progettare soluzioni che abbiano un impatto più positivo possibile a partire da questi.

3: E’ creativo

Dopo aver individuato gli insight essenziali, che ci dicono quali sono i più significativi bisogni degli utenti e le vere cause delle sfide presenti nel contesto, il Design Thinking ci suggerisce di generare quante più soluzioni e idee possibili. In questa fase nessuna idea è strana, non esistono “no, non si può fare”, non ci sono limiti di fattibilità. Questo è un esercizio per pensare senza limiti e fuori dagli schemi, ed è quello che ci permette di innovare e andare oltre l’esistente.

4: E’ tangibile

Un altro motivo per cui apprezziamo il Design Thinking: è tangibile.

Progettare in questo modo significa creare dei prototipi, che permettano di avere un’idea abbastanza chiara di quello che si andrà ad costruire.

Nell’ambito web, viene creato un wireframe delle pagine in modo da averne una rappresentazione e comprenderne il funzionamento prima di passare all’implementazione.

5: E’ misurabile

Costruire un prototipo di prodotti e servizi digitali non serve solo a farlo provare agli utenti al fine di testarne le funzionalità nella pratica. A questa attività è affiancata una rigorosa osservazione di come l’utente interagisce, quali sono gli eventuali passaggi più critici e quali invece i pattern vincenti.

Questi dati vanno rilevati, e di conseguenza analizzati, sia in termini quantitativi che qualitativi: in questo modo è possibile cogliere degli insight profondi e attendibili sul prodotto che abbiamo progettato.

6: E’ trasformativo

L’implementazione del prodotto è l’ultima fase del processo di design. Ci piace dire, al contrario di ciò che si potrebbe pensare, che questa non è la fase più importante. Certo, questo è il momento in cui finalmente il prodotto viene costruito nella sua forma definitiva e arriva nelle mani degli utenti. Ma il vero lavoro di design è ciò che accade nelle fasi precedenti di ricerca, di pensiero e di visione.

E queste fasi, in realtà, non terminano mai: costruiamo prodotti per persone reali e, come sappiamo, la realtà è in continuo cambiamento. Per questo ogni prodotto e soluzione necessita continuamente di essere migliorato, smussato, per arrivare a un’opera che non sarà mai perfetta, ma che potrà migliorare almeno un po’ la vita delle persone.

E gli svantaggi?

Sebbene il framework del Design Thinking sia stato adottato da molti progettisti negli ultimi anni, diventando quasi standard per chi lavora nel design, non sono mancate le persone che hanno criticato alcuni aspetti di questo metodo: scarso coinvolgimento dell’utente finale, processo macchinoso che spesso non sostituisce l’intuizione umana, eccesso di professionalità coinvolte, poca enfasi alla fase di obiezione alle idee, state alcune delle critiche sollevate verso questo approccio.

Le 5 fasi del Design Thinking (empathize, define, ideate, prototipe, test) sono sicuramente una base di riferimento per progettare servizi o prodotti in grado di soddisfare le richieste del pubblico, senza essere guidati dai propri bias personali. Allo stesso tempo però, non devono diventare una gabbia che renda il rilascio del prodotto macchinoso. è compito del designer utilizzare il design thinking come un mindset, adattandolo alle esigenze del progetto, in modo da ottimizzare il rilascio di un servizio che sia utile ed usabile.

https://youtu.be/_raleGrTdUg

https://www.toptal.com/designers/product-design/design-thinking-criticism

Critique of Design Thinking in Organizations: Strongholds and Shortcomings of the Making Paradigm

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