Nomadismo digitale per lavoratori più liberi e competenti
Intervista a una digital nomad italiana

Come raccontato in articoli precedenti, da diversi anni in mondora si pratica lo smart working, permettendo quindi ai colleghi di lavorare dalla location che preferiscono.
Lavorare in remoto offre la possibilità di praticare il cosiddetto “nomadismo digitale”: spostarsi in diverse città continuando a lavorare, perchè per farlo basta un pc e una buona connessione.
Un modo di vivere che è generalmente considerato prerogativa di lavoratori freelance o sviluppatori, ma che da noi, come in altre aziende dove si lavora in modalità remota, è accessibile anche a chi ricopre ruoli diversi.
E’ il caso per esempio di Lucia, che si occupa di amministrazione, comunicazione e cura della persona. L’abbiamo intervistata mentre, con la sua famiglia, si trovava in Olanda, dopo una permanenza di circa un mese in Francia.
Lucia ci ha raccontato come diventare nomade digitale e ha permesso di realizzare il sogno di viaggiare e conoscere culture diverse e come questo l’abbia arricchita anche a livello personale e professionale, facendole incontrare culture diverse e nuove prospettive sul mondo.
Una possibilità quindi, secondo Lucia, che si occupa nel suo lavoro anche di cura e sviluppo delle persone, che non arricchisce solo il dipendente ma anche l’azienda, incentivando i lavoratori a sviluppare soft skills utili come la conoscenza di lingue straniere, l’adattabilità e la capacità di interagire con chi ha un background culturale diverso.
Una strategia win-win insomma che, se da un lato permette ai lavoratori di soddisfare il proprio desiderio di viaggio e scoperta, invece di comprimerlo nelle canoniche 2 settimane di ferie (insufficienti per un vero e proprio “scambio culturale”) dall’altro lato li spinge a diventare più competenti e flessibili, senza costi in termine di formazione per l’azienda.
Ti lasciamo alla sua intervista qui sopra e ci piacerebbe conoscere anche la tua opinione su questa pratica: ti piacerebbe vivere da nomade digitale, o forse lo fai già? Pensi che un’azienda dovrebbe incentivare questo tipo di pratica?
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