Gli Stati generali di BaasBox

Federico Pacilli
4 min readOct 10, 2016

--

Primi accenni d’autunno, finalmente il caldo lascia spazio alla fresca brezza settembrina.

È il periodo dell’anno che preferisco, quello durante il quale si fanno programmi e si stilano le buone intenzioni per l’anno lavorativo che verrà. Questa è la stessa aria che si respirava a Roma quando io e Claudio ci sedemmo al tavolo per la prima volta a parlare di BaasBox. Lavoravamo entrambi ormai da più di dieci anni nel settore dell’ICT, e negli ultimi tempi lo sviluppo di app era diventato il nostro lavoro principale. Conoscevamo da vicino tutte le problematiche e le difficoltà che ogni sviluppatore incontrava quotidianamente nel corso del proprio lavoro. Tra queste c’era (e c’è ancora oggi) un bisogno a cui trovare una soluzione, Claudio mi disse:

“non voglio riscrivere ogni volta da zero le stesse funzioni ogni sacrosanta volta, ripartire a riscrivere il backend delle nostre app. Basta!”

Stava per prendere vita il primo embrione di BaasBox. Stavamo per dare una svolta radicale alle nostre vite. Da quel giorno di settembre di strada ne abbiamo fatta tanta e tante sono state le avventure, le esperienze, gli errori, le litigate, i successi che abbiamo vissuto insieme.

La vittoria del “Cloudseed Contest” nel novembre del 2012, il programma di accelerazione in LUISS Enlabs nel giugno dell’anno seguente, il seed round e l’aumento di capitale, ma soprattutto un sogno chiamato Silicon Valley che si realizza con la partecipazione alla final selection di Y-Combinator.

A condimento di tutte queste esperienze ci sono poi gli Hackathon in giro per l’Italia, la formazione agli sviluppatori, le lezioni in alcune prestigiose Università e gli incontri straordinari con personaggi del calibro di Michael Seibel, Michael Widenius, Evgenij Kasperskij e Riccardo Zacconi.

Per chi non dovesse sapere di cosa stiamo parlando, BaasBox è il software di Backend-as-a-service open source che abbiamo creato e messo a disposizione di tutti gli sviluppatori del mondo. Ad oggi più di 44.000 developer hanno utilizzato la nostra creatura e sono centinaia le app sugli store che lo usano come sistema di backend. Il nostro percorso ci ha portato a credere che BaasBox debba e dovrà restare l’mBaaS che ogni developer può gestirsi e utilizzare su proprie macchine server o su proprie istanze in cloud. Siamo nati e cresciuti indipendenti e con la convinzione di rimanere concentrati sullo sviluppo del software installabile su qualsiasi piattaforma. Da questo punto di vista il nostro motto è: “BaasBox your self-hosted mBaaS”.

In questi anni migliaia di app hanno usato BaasBox come backend, abbiamo supportato la nostra community e allo stesso tempo abbiamo sviluppato progetti per nostri clienti. Questa esperienza ci ha portato a renderci conto che i bisogni dietro allo sviluppo di un’app sono tanti. Il destino, la storia ci ha fatto capire che avere un flusso strutturato di lavoro non solo consente di sviluppare più velocemente, ma ci permette di concentrarci maggiormente sull’aspetto che più impatta sul successo di un’app: l’esperienza dell’utente.

È inutile velocizzare lo sviluppo se il risultato finale da presentare al mercato è mediocre, è inutile avere un’infrastruttura pronta a scalare per milioni di persone se un’app non è stata progettata per essere usabile. Dopo centinaia di iterazioni tra nostri progetti e quelli della nostra community, abbiamo capito che il processo mentale più corretto è il seguente:

1) Validare il modello di business;

2) Fare pensieri puliti sul funzionamento dell’app;

3) Progettare un design nativo;

4) Sviluppare l’app.

In questa catena del valore la necessità di un software di backend e la scrittura del codice vengono solo alla fine, mentre ci siamo accorti che i progetti più longevi e i casi di successo sono quelli che non hanno lasciato nulla al caso e che hanno seguito la sequenza corretta che ho appena esposto. Per paradosso questo cambio di paradigma ci ha portato a seguire, magari meno progetti rispetto a quelli a cui lavoravamo prima in maniera disordinata, ma tutti alla fine hanno raggiunto lo scopo prefissato e sono diventate app utilizzate da molti utenti o dalle aziende come strumenti di lavoro.

È meglio seguire o fare da tool per migliaia di app che hanno poche probabilità di avere un futuro, o seguirne cinquanta che potranno diventare i prossimi casi di successo?

Il nostro percorso ci ha suggerito di seguire questa seconda strada, ed ecco perché oggi scrivo questo articolo, perché vogliamo portare avanti la seguente vision:

Build awesome apps faster.

Le parole chiave di questa vision sono due, “awesome” e “faster”.

Con la prima vogliamo comunicare l’intenzione che un’app possa diventare qualcosa di grande, meravigliosa, ben costruita e che potenzialmente possa scalare a livello globale. Non parliamo solo dell’aspetto estetico, parliamo delle dinamiche dominanti di un progetto, del business model, dell’ergonomia e dell’usabilità. Ciascuno di questi aspetti deve essere “awesome”.

La seconda parola è faster, più veloce che non significa approssimativo o più grossolano, ma vuol dire: “fai le cose come vanno fatte nel più breve tempo possibile”. Possiamo affermare con convinzione ciò perché nel corso di tutti questi anni di lavoro siamo riusciti a codificare dei processi e delle metodologie in grado di abbattere i tempi e che garantiscano il risultato finale.

Con questa lettera voglio presentare il nuovo volto di BaasBox caratterizzato da tre prodotti specifici: Makemake per il Product Design, LUNA Development per lo sviluppo e BaasBox Open Source Software per i servizi di backend.

Voglio parlarvi chiaro, questa nuova visione trasforma BaasBox in un’azienda che ha come scopo principale quello di condividere know-how e metodologie, costruendo parallelamente i tool che velocizzeranno tutti questi processi.

Il nostro viaggio ci ha portato fin qui e ora spero di proseguire insieme verso nuove mete.

Benvenuti sul nuovo www.baasbox.com

Federico Pacilli
CEO & Founder di BaasBox

--

--