Questo è un articolo sull’omofobia.

Agelin Bee
Barricate contro la Gonzità
6 min readJul 10, 2021

Tuttavia, in virtù della mia recente iscrizione alle pre-qualifiche dei Campionati Mondiali di Preambolo 2022, mi devo allenare. Per cui la prenderò talmente alla lontana che vi scorderete chi siete, cosa state facendo qui e perchè diavolo mi stavate leggendo. Cosa che potrebbe anche piacervi e purificarvi più di una tisana detox.

Qualche settimana fa mi hanno chiesto una raccomandazione. Vi chiederete se succede spesso: no, non tanto spesso. Ve ne parlerei anche adesso, di come quando, quanto e perchè nel mondo universitario si chiedono ancora raccomandazioni, ma penso che ci farò un articolo a parte. Anche perchè per passare le qualifiche ai Campionati Mondiali di Preambolo dovrebbe bastare solo qualche succinta informazione preambolica.

Mi sono accorto che di fronte a una richiesta di raccomandazione per un esame, si può reagire in tanti modi. Personalmente, di fronte a chi mi chiede l’equivalente del regalare la patente di guida a un cieco, mi girano istintivamente le balle. Ruotano vorticosamente: si intende forse questo quando si parla di energie rinnovabili?

E insieme mi viene un istintivo senso di “bleah”.

Mi sono però accorto che questa istintiva sensazione di disgusto non è nè comune nè universale. Anzi, c’è chi neanche si accorge che ci sia qualche cosa di disgustoso in una innocente raccomandazioncina tra amici. C’è chi, fatalista, dice indifferente che “così è l’umanità, accettiamola”.

C’è il collega che risponde adorabilmente “si sì tranquillo non ti preoccupare tuo figlio può stare sereno” (e poi adorabilmente lo boccia lo stesso). Ma c’è anche chi si compiace di essere tanto importante da poter usare il potere di regalare la patente ai ciechi a proprio piacimento.

Ed è qui, che nel tentativo di capire perchè a me questa cosa fa più schifo di un broccolo in avanzato stato di decomposizione, mi sono imbarcato in un viaggio nel mondo del disgusto.

Cosa ci fa provare “bleah” per determinate cose anzichè altre? Il senso del disgusto è innato o trasmesso culturalmente? Noi italiani abbiamo un gene della “pizza all’ananas”-fobia che altri non hanno?

Da affidabile libero gugolatore quale io sono, ho scavato un po’ in giro, selezionando in totale e ipocrita mala fede tutte le cose che davano ragione alle mie ipotesi di partenza, ovviamente. E’ così che funziona la scienza, no?

Dunque, il genere umano è piuttosto peculiare poichè possiede una forma di disgusto culturale. Si può provare schifo per chi butta una cicca dal finestrino, o in generale per chi segue un comportamento che non approviamo, e questo è da distinguere dal senso di disgusto istintivo, quello che ad esempio ci porta automaticamente a sputare le cose dal sapore cattivo. Quest’ultimo tipo di disgusto è comune alla maggiorparte degli animali, mentre il primo è peculiare del genere umano.

Fino a qualche decade fa, si pensava che il disgusto avesse radici genetiche e dunque innate, legate all‘evidente vantaggio evolutivo che può conferire l’evitare il contatto con sostanze pericolose o nocive.

Ancora oggi molti neonati nei paesi in via di sviluppo muoiono per infezioni da Escherichia Coli (i batteri che stanno nella cacca letto’), per cui potrebbe avere senso nascere con un senso di repulsione per la cacca pre-caricato nel sistema operativo umano.

Un bambino che eviti istintivamente la cacca sarebbe al riparo da una certa ampia categoria di infezioni batteriche.

Per cui alcuni rispettabili colleghi si sono chiesti: ma ai bambini fa davvero schifo la cacca? Sin da neonati? A queste domande la scienza impone di rispondere col metodo sperimentale, dunque i rispettabili colleghi hanno preso un campione di bambini dagli uno ai sei anni, e li hanno messi nelle condizioni di giocare liberamente con la cacca.

Cioè, ai miei amici scienziati sarebbe piaciuto usare le cacche vere. Ma dopo essersi vigorosamente lamentati del fatto che ogni volta la scienza deve sottomettersi a questi fastidiosi laccetti e lacciuoli etici, si è dovuto ricorrere a delle paste colorate sterili, equivalenti alla cacca per forma, consistenza e, ovviamente, odore.

I risultati sono sorprendenti, e mostrano che i bambini più piccoli hanno un rapporto piuttosto cordiale e neutro con la cacca. Ci giocano, la spalmano da tutte le parti, sono incuriositi dall’odore. Salendo dai tre anni in sù, la percentuale di bimbi che repelle la cacca aumenta, fino a raggiungere quasi il 100% nelle fascie di età più alta.

Questo ed altri esperimenti hanno portato gli scienziati a indagare sulle cause culturali del disgusto, anzichè quelle genetiche. Posto che il disgusto abbia anche una origine genetica, questa deve essere neutra. E’ possibile che possediamo un qualche meccanismo interno che può essere programmato per repellere qualsiasi cosa: ma questo sistema è inizialmente sgombro da qualsiasi pre-disgusto.

Un po’ come quando compri il telefonino nuovo, e non c’è quasi nessuna app. In particolare non c’è in noi nessuna app pre-installata che ti notifichi il disgusto di una cacca nelle vicinanze. O di uno statale che timbra e poi va a fare la spesa.

E’ probabilmente per questo che nei rari casi noti di bambini cresciuti in stato ferale (come Mowgli nel Libro della Giungla, lettò), è stato trovato che in essi non c’è alcun senso di repulsione per feci o urine.

Eppure la cacca è quasi universalmente schifata da tutti. Ulteriori esperimenti hanno infine mostrato che il disgusto verso specifiche cose viene impiantato culturalmente e che addirittura la classica smorfia che tutti conosciamo, quella che accompagna il “bleah” è il vettore fondamentale che impianta il senso di disgusto culturale per cose, persone, atteggiamenti.

Non c’è bisogno di fare discorsi elaborati ai bambini sul perchè o sul per come una cosa sia ributtante. Basta una smorfia e un “bleah” mostrato al momento giusto per impiantare il disgusto per qualcosa. Una smorfia possibilmente trasmessa da qualcuno di cui ci fidiamo, o che esercita una qualche autorità su di noi.

Ecco perchè mi fanno schifo le raccomandazioni, mi sono detto. Qualcuno della cui autorità mi fidavo, mi ha fatto un “bleah” di troppo quando ero piccolo, e questo ha impiantato in me un istintivo, e probabilmente utile, senso di repulsione per il furbetto che parcheggia nel posto disabili.

I meccanismi di trasmissione e impianto del disgusto culturale sono tuttavia strumenti tanto potenti quanto pericolosi. Un “bleah” di troppo della tua mamma, magari in buona fede; un “bleah” del capo della tua baby-gang a scuola; un bleah di tuo padre; una smorfia del tuo prof; una smorfia di tuo zio che odia i catanzaresi, e ti si può impiantare il senso di repulsione per qualsiasi cosa, indipendentemente da intrinsecamente buona o intrinsecamente cattiva che sia.

Sono mancino da sempre. E’ una diversità davvero minuscola se comparata alle diversità per i cui diritti si lotta oggi. Eppure ho incrociato la mia dose di persone a cui “faceva senso” chi scrive con la sinistra. Qualcuno ha anche provato a correggermi, “perchè scrivere con la sinistra ccrccrcrh-bleah”, ma non c’è riuscito.

Non so bene cosa girasse nella testa di queste persone. Ridurre tutto alla sola trasmissione culturale del senso di repulsione è forse molto semplicistico: costoro sono probabilmente vittime di questo, ma c’è anche ossessivo-compulsività ingiustificata, intolleranza, superstizione.

Tuttavia è il caso di conoscere come funzioni tu, e come funzionano anche gli altri.

E’ il caso di sapere che ti possono installare la repulsione per gente con colore della pelle diversa dalla tua; ti possono dire che a Dio non piace quando fai le cose della schifezza, e questo ti rovinerà il primo bacio e molti altri successivi; e, a un certo punto della tua vita, come è successo anche a me, qualcuno potrebbe farti una smorfia di troppo mostrandoti due persone dello stesso sesso che semplicemente si amano.

Ecco, questa è l’omofobia.
[Che dite li vinco i Mondiali di Preambolismo?]

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Agelin Bee
Barricate contro la Gonzità

In vita analogica, fa Intelligenza Artificiale in una ignota università della Bassa Terronia Settentrionale. In vita digitale si occupa di Stupidità Naturale.