Happy Toghether

Patrizia
Bee Free (the social bee)
7 min readAug 27, 2018
““We like you too :)” written on a white brick wall” by Adam Jang on Unsplash

Qual è il segreto di una società virtuosa? Qual è la differenza tra gruppi (anche vasti) di persone folli , invasate , incapaci di vedere la realtà e i gruppi di persone illuminate e sagge?

Innanzitutto per capire le masse non dobbiamo guardare ai singoli ma alle loro relazioni.

A questo link — https://ncase.me/crowds/ ho trovato un gioco interattivo — la saggezza e la follia delle masse — che consente di comprendere come trovare il fragile equilibrio tra indipendenza e interdipendenza perché si generino delle società sagge ed evolute. (Dio sa se ne abbiamo bisogno)

(c’è anche la versione in italiano a cura di Michele Fenu che — visto il numero di cut ‘n paste — è praticamente l’autore di questo articolo, grazie!)

Il gioco spiega — tra le altre cose — come le idee si diffondono nella società . Mi ha aperto gli occhi sulla funzione dei social media e sul perché sia importante interagire con persone e comunità diverse o perché sia fondamentale condividere idee differenti mentre parliamo ed interagiamo sui canali digitali.

Ho capito la differenza tra contagi semplici e complessi:

Conoscete la teoria del contagio complesso?

Ad esempio per diffondere abitudini negative (dal fumo all’alcolismo alla superficialità o alla maleducazione) sono sufficienti relazioni remote e “contagi semplici” (l’influenza del nostro entourage è immediata), per avviare comportamenti positivi più del 25% dei nostri “amici” deve essere un buon esempio. I contagi complessi includono ad esempio la partecipazione al voto, l’attitudine a mettersi in discussione, prendersi del tempo per approfondire un problema, fare del volontariato etc.

“i contagi complessi non sono necessariamente infusi di saggezza ma diffondere saggezza è un contagio complesso.”

Ho capito tra le altre cose l’effetto nefasto delle reti chiuse sui social network, il pensiero di gruppo è impermeabile all’approfondimento, alla contaminazione e quindi alla sua evoluzione.

“Quando un gruppo è troppo fortemente legato diventa resistente alle idee che possono cambiare le proprie convinzioni o mettere in discussione il proprio ego.”

Dunque: poche connessioni e un’idea non si può diffondere, troppe connessioni e si cade nel pensiero di gruppo

Contatti/contaminazioni: cosi come i neuroni passano i segnali elettrici nel cervello le persone diffondono credenze e comportamenti nella società.
Non solo influenziamo i nostri amici ma anche gli amici degli amici e gli amici degli amici degli amici. (sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo etc.)

Connessioni: troppe poche connessioni e le idee complesse non possono diffondersi, troppe connessioni e le idee complesse verranno distrutte dal pensiero di gruppo: la soluzione è un “piccolo mondo”. Gli small world sono mix ottimali di legami e di ponti.

Insomma attraverso questa simulazione ho capito che i deliri o la saggezza delle masse non sono necessariamente causate dai singoli individui ma dal modo in cui essi sono intrappolati nella loro rete sociale.

Infatti le decisioni individuali, dalla scelta di un prodotto all’assunzione di un comportamento rischioso, dipendono spesso dalle scelte, dai comportamenti o dalla condizione di altre persone.

Tuttavia le persone raramente hanno consapevolezza delle reali convinzioni e condizioni altrui, più spesso le valutano, le stimano, dall’osservazione superficiale e, nell’osservazione superficiale, la struttura della rete sociale può condizionare moltissimo la percezione di un individuo.

In determinate condizioni una percezione o una convinzione può essere drammaticamente sovrarappresentata dalla vicinanza di molte persone.
Questo effetto chiamato “l’illusione della maggioranza” porta a sovrastimare sistematicamente la prevalenza di quello stato. Questa condizione può accelerare la diffusione dei contagi sociali

https://www.buzzfeed.com

Ciò non significa che possiamo abbandonare la responsabilità personale perché ovviamente siamo noi i tessitori di queste reti quindi è responsabilità di tutti migliorare le proprie connessioni e contaminazioni per creare un mondo migliore.

Si fa per esempio rimanendo scettici sulle idee che ci lusingano, oppure investendo del tempo per capire idee complesse; e ancora migliorando le relazioni, creando legami con persone simili ma contemporaneamente costruendo ponti attraverso confini politici e culturali e così rendere il mondo un luogo migliore.

Si fa anche approfondendo questo argomento: da qui in poi trovate bibliografia, link di approfondimento, case history la fonte è sempre lo stesso LINK

Secchioni Session:

“Biases in the perception of drinking norms among college students” di Baer et al (1991)

“The Majority Illusion in Social Networks” di Lerman et al (2016).
Collegato a: Il Paradosso dell’Amicizia.

“Ci sono forti evidenze statistiche che l’attitudine a fumare, lo stato di salute, la felicità, l’orientamento politico, e la cooperazione sono tutti contagiosi”

Dal libro di Nicholas Christakis e James Fowler Connected (2009), meravigliosamente scritto e accessibile a tutti.

“alcune evidenze che anche i suicidi siano contagiosi”

“Suicide Contagion and the Reporting of Suicide: Recommendations from a National Workshop” di O’Carroll et al (1994), approvato dal Centers for Disease Control & Prevention (CDC).

“alcune evidenze che anche le sparatorie di massa siano contagiose”

“Contagion in Mass Killings and School Shootings” di Towers et al (2015).

Vedi anche: la campagna Don’t Name Them, che spinge le agenzie di stampa a NON pubblicare i nomi degli assassini, i manifesti, e post sui social network. Questo aiuta il contagio. Invece, le agenzie dovrebbero concentrarsi sulle vittime, i primi soccorritori, gli eroi civili, e la comunità in lutto e in guarigione.

“Le istituzioni finanziarie mondiali caddero vittime di questa situazione nel 2008.”

“Lemmings of Wall Street” di Cass Sunstein, è una lettura veloce e non tecnica. Pubblicata nell’ottobre 2008, proprio sulla scia dello schianto

“Evidence for complex contagion models of social contagion from observational data” di Sprague & House (2017) mostra che contagi complessi, in effetti, esistono. (almeno, nei dati sui social media che hanno utilizzato)

Infine, “Universal behavior in a generalized model of contagion” di Dodds & Watts (2004) propone un modello che unifica tutti i tipi di contagio, tutti: semplice e complesso, biologico e sociale!

“pensiero di gruppo”

Questo termine ispirato da Orwell fu coniato da Irving L. Janis nel 1971. Nel suo articolo originale, Janis studia casi di pensiero di gruppo, elenca le sue cause, e — per fortuna — alcuni possibili rimedi.

“capitale sociale, ponti e legami”

Questi due tipi di capitale sociale — “legami” (bonding) e “ponti” (bridging) — furono nominati da Robert Putnam nel suo libro del 2000 , Bowling Alone. La sua scoperta: per quasi tutti gli indicatori di connettività sociale, gli americani sono più soli che mai. Perbacco.

“i ponti hanno un punto debole”

“The Strength of Weak Ties” di Granovetter (1973) ha dimostrato che le connessioni tra gruppi aiutano a diffondere contagi semplici (come le informazioni), ma “Complex Contagions and the Weakness of Long Ties” di Centola & Macy (2007) ha dimostrato che le connessioni tra i gruppi possono limitare i contagi complessi, e addirittura impedirne la diffusione!

“il Piccolo Mondo”

L’idea di “piccolo mondo” è stata resa popolare dall’ esperimento di Travers & Milgram del 1969, che ha mostrato che, in media, tra due persone a caso negli Stati Uniti c’erano appena sei amicizie intermedie — “sei gradi di separazione”!

La rete del piccolo mondo, ha ottenuto un fodamento matematico più forte con l’articolo “Collective dynamics of small-world networks” di Watts & Strogatz (1998), che ha proposto un algoritmo per la creazione di reti con una lunghezza del percorso medio bassa (basso grado di separazione) e clustering elevato (gli amici hanno molti amici in comune) — cioè, una rete che centra il punto debole!

si può giocare con la verione interattiva di questo paper creata da Bret Victor (2011).

“i piccoli mondi descrivono come i nostri neuroni sono connessi”

“Small-world brain networks” di Bassett & Bullmore (2006).

“i piccoli mondi danno vita alla creatività collettiva”

“Collaboration and Creativity: The Small World Problem” di Uzzi & Spiro (2005). Questo paper ha analizzato la rete sociale della scena di Broadway, e ha scoperto che, già, la rete è più creativa se si tratta di un “piccolo mondo”!

“i piccoli mondi danno vita al problem solving collettivo”

Vedi “Social Physics” di Alex “Sandy” Pentland, professore al MIT (2014) per un approccio all’intelligenza collettiva basato sui dati.

“ha persino aiutato il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy ad evitare una guerra nucleare!”

Case history ideale per un corso di leadeship, management della complessità etc.

Oltre all’esplosione del Challenger della NASA, l’esempio più famoso di pensiero di gruppo fu il fiasco della Baia dei Porci. Nel 1961, il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy e il suo team di consulenti pensarono — per qualche motivo — che sarebbe una buona idea invadere segretamente Cuba e rovesciare Fidel Castro. Fallirono. Veramente, fu peggio che un fallimento: portò alla crisi dei missili di Cuba del 1962, il momento in cui il mondo è stato più vicino a una crisi nucleare globale.

Eh già, JFK fece davvero un casino.

Ma, avendo imparato alcune dure lezioni dal fiasco della Baia dei Porci, JFK riorganizzò la sua squadra per evitare il pensiero di gruppo. Tra le tante cose: 1) incoraggiò attivamente le persone a esprimere critiche, abbassando così la “soglia di contagio” per le idee alternative. 2) Divise la sua squadra in sottogruppi prima della riconvocazione, il che le diede un design simile alla “rete del piccolo mondo”! Questo accorgimento incoraggiò una sana diversità di opinioni, ma senza creare troppa frantumazione. Una saggezza di gruppo.

E così, con lo stesso gruppo di persone che decise per la Baia dei Porci, ma riorganizzato collettivamente per decidere sulla crisi missilistica cubana… La squadra di JFK fu in grado di raggiungere un accordo pacifico con la leader sovietica Nikita Khrushchev. I sovietici avrebbero tolto i loro missili da Cuba, e in cambio, gli Stati Uniti avrebbero promesso di non invaderla nuovamente. (e si accordarono anche, in segreto, per rimuovere i missili USA dalla Turchia)

E questa è la storia di come tutta l’umanità sia quasi morta. Ma una rete del “piccolo mondo” l’ha salvata!

Puoi leggere altro in proposito su Harvard Business Review, o sull’ articolo originale sul pensiero di gruppo.

“influenziamo […] gli amici degli amici degli amici!”

Ancora, dal fantastico libro di Nicholas Christakis e James Fowler, Connected(2009).

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