Attraverso i Google Cardboard

Filippo Corti
Bicycle Mind
Published in
3 min readNov 16, 2015

Ho provato la realtà virtuale, e per farlo mi è bastato il mio iPhone e un pezzo di cartone. Il pezzo di cartone sono i Google Cardboard, un prodotto lanciato da Google quasi due anni fa e recentemente aggiornato per funzionare in ugual modo sia con Android che con iPhone[1. La versione 1 dei Cardboard funzionava maluccio con l’iPhone].

Sono la via più economica per dare uno sguardo dentro la realtà virtuale senza dover investire troppi soldi. Quelli che ho scelto io, su Amazon, costano £15 e sono prodotti da I Am Cardboard. Infatti Googla rilascia semplicemente le specifiche tecniche: a produrli, i Cardboard, sono altre aziende.

I Cardboard sono, di fatto, una scatoletta di cartone con delle lenti e, sul fronte, un vano in cui riporre lo smartphone. Si assemblano in pochi attimi, hanno un aspetto che non intimorisce, e basta portarseli agli occhi per iniziare ad usarli — avendo cura di aprire, prima, sul dispositivo, una delle applicazioni apposite. La seconda iterazione dei Cardboard presenta un bottone sul lato superiore per navigare all’interno delle applicazioni, o per spostarsi dentro i vari paesaggi virtuali. Per camminare, si preme quel bottone (che altro non fa che tappare sullo schermo al posto vostro). Tutte le rimanenti interazioni col device avvengono, beh, muovendo la testa — sfruttando il giroscopio.

Stando alle mie precedenti, limitate, esperienze con i Samsung Gear VR sono rimasto piacevolmente stupito per la qualità che, per così poco, è possibile ottenere. Non sono perfetti — entra un po’ di luce dai lati, e in certi casi/con certe app lo schermo dell’iPhone non è molto a fuoco — ma per qualcosa fatto di cartone e a questo prezzo davvero non ci si può lamentare.

L’applicazione ufficiale di Google è interessante le prime volte che li si usa, per esplorare le potenzialità. Offre un kaleidoscopio, alcuni oggetti 3D e altre cose fatte più che altro per impressionare. Dopo, a parte tirarla fuori quando degli amici vogliono provarli anche loro per la prima volta, si rivela abbastanza inutile.

Al contrario, un ottimo lavoro l’ha fatto Vrse, che ha creato dei brevi video, a 360° gradi. Il New York Times ha recentemente avviato una collaborazione con Vrse, e per questo poche settimane fa ha lanciato un’app che contiene diversi documentari immersivi (ha anche inviato a ciascun abbonato al cartaceo, per promuoverla, un Cardboard gratuito). I documentari su New York Times VR sono belli, affascinano, informano e sperimentano con questo nuovo mezzo in un modo interessante — forse, aiutano anche ad empatizzare di più con le notizie. Mi raccomando: le cuffie sono d’obbligo per un’esperienza più immersiva.

La cosa che però più mi affascina, e di fatto ciò che mi fa tornare e spinge verso i Cardboard, è Street View. L’applicazione (anche quella per iOS, da Ottobre) ha un bottone per la realtà virtuale: premendolo, adatta Google Street View ai Cardboard permettendo così di camminare per le vie di qualsiasi città. L’altro ieri avevo nostalgia di Pisa — non ci vado da un po’, e volevo rivedere le vie che due anni fa percorrevo tutti i giorni — così mi sono fatto un giro per la città; poco fa invece gironzolavo per le strade di Tokyo. Col bottone — quello menzionato, posto sul lato superiore dei Cardboard — si cammina. Per il resto, basta meravigliati girare la testa a destra e sinistra per guardarsi attorno.

Google non ha dato molta importanza ai Cardboard — li considerano più che altro, credo, un esperimento. Eppure io lo trovo un esperimento meglio riuscito dei, ad esempio, Google Glass. I Cardboard sono l’esempio di un prodotto che mi aspetterei da Google. Sono eccitanti e futuristici, aperti e quasi gratuiti. Semplici, ma pure nella loro semplicità riescono a stupire.

Li consiglio.

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