Il problema con le sveglie
Il mio, almeno
Ogni notte prima di addormentarmi metto 6 sveglie che mi picchieranno in testa la mattina dopo. Le metto ad orari punitivi e improbabili, anche se so che non mi sveglierò mai così presto. In pratica sono io che faccio lo stronzo col me stesso del giorno dopo.
La prima la metto a un orario che non prendo sul serio neanche per sogno, ad albe impensabili, che non ho mai visto. La speranza è che attivi un primo senso di allerta, un sonno meno sonno, in attesa delle sveglie successive. Ma in genere no.
Le altre suonano a distanza di pochi minuti l’una dall’altra, e le spengo con una reattività che non ho per niente al mondo, ad una velocità che nel dormiveglia mi sembra come la velocità della luce.
Il punto è che questa routine con le sveglie mi ha portato a una sottovalutazione delle sveglie. Il continuo addomesticamento fatto di “rinvia” e “interrompi” le ha rese un allarme blando e familiare, quindi inadatto al suo stesso scopo. Se mi cantasse un gallo sul comodino scatterei in piedi di colpo, credo, non proverei a rinviare o interromperlo. Ma con la sveglia no. Per me le sveglie sono il contrario di quello a cui servono: quando sento la sveglia io penso che posso dormire ancora.