Quanto ci sbagliamo

Danilo Ausiello
BINDER
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2 min readAug 30, 2019

Molto e su molte cose. Ma ehi, miglioriamo

Benedetti i viaggi e le distanze, che ci lasciano mettere la testa in un libro. Ho letto due cose sullo stesso argomento, in questa estatona fresca, in giornate lente a casa al Sud. L’argomento è questo: non capiamo quasi niente del mondo, ci sbagliamo su un sacco di cose. In particolare facciamo un errore costante: pensiamo che il mondo sia molto peggiore di quello che è.

Il primo libro si chiama “Factfulness” (è uscito in italiano) e smentisce una lunga serie di pessimismi con fatti e numeri. Ci sono sempre meno poveri, muoiono sempre meno bambini, tutti vanno molto più a scuola, gli omicidi diminuiscono, le guerre pure. Sono fatti, eppure non li vediamo. Molto dipende dal modo in cui ci arrivano le notizie, che ci fanno sentire che tutto peggiora mentre invece no. Non vuol dire che tutto vada bene, ovviamente. Vuol dire che i problemi sono gravi, ma che migliorano, e accorgersene è fondamentale per continuare a migliorare. La forza del libro è l’autore, un medico norvegese pieno di passione, che un po’ espone i dati e un po’ racconta le sue avventure umanitarie in giro per il mondo (e un po’ ingoia spade). Non ho mai pensato così tanto di un libro che bisognerebbe metterlo in ogni scuola, su ogni banco, sotto ogni cuscino.

L’altro libro parla di opinioni di massa raccolte con grandi sondaggi in tutto il mondo. Il titolo è “I rischi della percezione”, lo ha scritto un ricercatore inglese. Spiega che la nostra mente cade in trappola ogni volta che dobbiamo affrontare argomenti complessi. Ci sono, alla base, comuni difetti di ragionamento: sopravvalutiamo le nostre conoscenze, seguiamo d’istinto le opinioni del gregge, restiamo attaccati a idee radicate anche quando evidentemente sbagliate. La parte impressionante del libro è la distanza tra ciò che pensiamo su un determinato fenomeno e i dati reali su quel fenomeno. Ad esempio in Italia la gente pensa che una persona su tre abbia il diabete (in realtà ce l’ha il 5%). Oppure che il 50% sia disoccupata (lo è il 12%). I francesi pensano che un immigrato su tre sia musulmano (invece solo il 3%). Ci sbagliamo su tantissime cose e continueremo a farlo, ad occhio e croce. Il primo passo è riconoscerlo. Essere più cauti sulle proprie certezze, aiuta pure.

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