CREATIVITÀ E BIOENERGETICA

Marisandra Lizzi
BIO-Energetica Umanistica
6 min readJan 2, 2021

Gli effetti del Bioenergetic-Shen Treatment©️ e delle dinamiche corporee sulla creatività

L’introduzione alla tesina di Naturopatia Umanistica (anni 2017–2020)

Aver avuto l’opportunità di conoscere di persona Pino Ferroni, l’ideatore e divulgatore del “Bioenergetic Shen Treatment©️” ed essere stata per quasi due anni sua allieva rende questa mia ricerca una sorta di tributo e di ringraziamento postumo a un uomo che tanto ha dato a moltissimi di noi. Ho iniziato quasi per caso a ricevere il suo metodo da Sidrea Besacchi nel 2003. Cercavo qualcosa che mi consentisse di staccare la spina e rilassarmi. Sulle prime avevo pensato si trattasse di un semplice trattamento corporeo, solo un po’ più rilassante di quello che ero abituata a ricevere. Con una certa leggerezza e senza alcuna aspettativa particolare, quindi, ho iniziato a frequentare Sidrea una volta alla settimana per 50 minuti a sessione. Settimana dopo settimana ho iniziato il percorso che dura tutt’oggi e che ha plasmato — oggi posso dirlo — la mia intera esistenza, rendendola una incredibile costruzione creativa.

Opera di Federica Rossi www.federicarossi.it

Ho realizzato, infatti, che molte “illuminazioni” e idee sono venute durante o subito dopo un appuntamento con Sidrea. La certezza che non si trattasse di un semplice trattamento di benessere è arrivata quando ho interrotto il percorso per un lungo periodo di tempo. Nel 2016 mi sono trasferita a Roma per seguire la missione del Team per la Trasformazione Digitale del Governo e quindi ho dovuto interrompere il percorso. Non so quanto dipendesse dalle difficoltà del progetto o dalle delusioni delle mie attese. A un certo punto qualcosa dentro di me si è rotto, ho iniziato a non avere più fiducia nelle mie capacità, a mettere in dubbio la mia sensibilità. La mia creatività sembrava abbandonarmi.

Ed ecco quindi la decisione di riprendere il percorso di bioenergetica umanistica. Il lunedì mattina, prima di rientrare a Roma, dopo il fine settimana passato a casa o il venerdì, di rientro dalla capitale, mi fermavo a Parma da Sidrea e piano piano, incontro dopo incontro, i colori sono tornati nel grigio che stava prendendo il sopravvento nella mia vita. Con il colore, la luce ha iniziato a contrastare il buio, il nero che stava prendendo sempre più spazio dentro di me. In questa riscoperta del percorso, in questa nuova fase della mia vita stavo semplicemente riprendendo il comando, la sicurezza in me stessa, nelle mie capacità, la mia forza di volontà gradualmente stavano tornando. Non ancora la creatività. Quella giaceva sotto la pesante coltre di nera fuliggine che aveva invaso e ostruito il mio cuore e tutte le mie vene e le arterie. La fiducia in me stessa ha trovato la forza di urlare basta, un basta agevolato dal mio stesso corpo che ha iniziato a urlare più forte della mia stessa coscienza. Nausea, vomito, mal di testa sono stati il modo di dirmi di fermarmi e portare l’attenzione su di me. Una piccola cisti in un’ovaia ha persino simulato una gravidanza. Un test positivo che per un intero fine settimana mi ha fatto pensare che il mio corpo potesse nuovamente vivere la magia della creatività massima. Un fine settimana in cui ho sognato che la vita dentro di me potesse nascere ancora, per la terza volta.

Foto di Daniel Park su Unsplash

Non era una nuova vita quella che stava fiorendo dentro di me. Era la mia vita che urlava di rinascere, di tornare al centro della mia esistenza, era il forte bisogno di riprendermi ciò che avevo lasciato e, più di tutto, la certezza di poter continuare a creare. Oggi posso dire che l’assenza di quei 50 minuti a settimana avevano minato la capacità di ascolto e di sintonizzazione con la mia voce più profonda, quella in grado di indicare la direzione, l’unica in grado di trovare le strade giuste per me e per il mio benessere. Avevo perso me stessa. Una perdita grave, in grado di spegnere quella fiamma in grado di illuminare il percorso e di scaldare la vita.

Foto di Josh Nuttall su Unsplash

Buio, freddo, dolore. La luce che viene spenta e non trova il modo di riaccendersi. Quello che mi stupiva è che il riverbero di quella fiamma sembrava riscaldare e illuminare anche le persone intorno a me. L’aver perso quella luce, quella energia riscaldante non stava rendendo solo la mia vita più difficile, ma anche quella delle persone intorno a me, a partire dalle persone più care. Un giorno, proprio durante un trattamento con Sidrea, prendo la decisione di lasciare, in anticipo rispetto alla scadenza, la missione romana. Da quel momento ho iniziato a sentirmi un po’ meglio. La cisti e la necessità di toglierla con un’operazione chirurgica hanno facilitato di molto la comunicazione della mia decisione, ma non era quella la causa, non era quell’eccesso di rabbia repressa a trasformarsi in qualcosa di solido da eliminare dal mio corpo a farmi desistere. Era molto più grave, erano il buio della mente, la pesantezza del cuore, la mancanza della mia proverbiale positività a mancarmi di più. Così a fine 2017 lascio il Team e torno a casa. A gennaio mi opero ma, purtroppo, il mondo non sembra essere più quel posto fatato che ero riuscita a costruire. Intorno a me tutto sembra essersi rotto.

In pochi mesi la mia amata suocera e mio padre mi hanno lasciata per sempre e riprendere le redini della mia agenzia pareva più complesso del previsto. A giugno anche Pino Ferroni, la persona che avevo da poco riscoperto e alla quale dovevo, in qualche modo, la mia salvezza.

Il mondo sembrava del tutto impazzito. Tutto sembrava andare storto. Io, per fortuna, a settembre 2017 avevo iniziato la Scuola di Naturopatia Umanistica e qualche mese prima il percorso con Sidrea. Credo siano state queste due azioni a salvarmi e a non avermi fatto perdere mai del tutto la fiducia. Non riesco a immaginare che cosa sarebbe potuto accadere senza quegli appuntamenti fissi con la mia voce interiore, con il mio corpo, con me stessa, con la profondità del mio essere.

L’estate del 2018 è stata necessaria per riprendere le forze e provare a chiudere, archiviare un anno terribile. Ci sono state due persone fondamentali in questo tentativo di rinascita, oltre a Mauro, Carlotta e Riccardo che mi sono stati sempre vicini e di sprone. Queste due persone sono Paolo Iabichino e Francesco Marconi. Per motivi diversi mi hanno ridato fiducia nel mio mestiere minato dalla delusione profonda.

Questi tre anni difficili della mia vita, il 2016, 2017 e 2018, mi hanno insegnato moltissimo e mi hanno portato qui dove sono oggi, a battere felice sui tasti del mio Mac per raccontare al mondo quanto importante possa essere ritrovare il proprio corpo, se stessi e con esso, la propria creatività, per raccontare come un apparentemente “semplice” contatto corporeo e un lavoro su noi stessi attraverso semplici movimenti e il ricorso alla meditazione possano aiutare le nostre vite a diventare, o meglio, a tornare creative.

Il 2019 è stato l’anno della riconquista della fiducia in me stessa che ha trovato nell’esperienza di quasi tre mesi a New York grazie a Numa il momento fondamentale. Quella esperienza incredibile mi ha dato una forza che non ricordavo più di avere, anche superiore a quella che forse avevo un tempo e oggi, terminato l’anno più strano di sempre il 2020, mi sento con un’adrenalina paragonabile forse solo al giorno in cui con Mauro abbiamo deciso di lasciare i nostri posti fissi per fondare Mirandola sulla nostra collina dei sogni che diventano progetti.

Un’adrenalina frutto della creatività che è prima di tutto luce interiore e spinta motivazionale a prendere in mano la propria vita e a disegnare la più bella opera d’arte si sia mai vista al mondo, l’unico vero capolavoro che conta, quello della nostra esistenza. Non esiste nulla di più importante di questo.

Foto di Josh Boot su Unsplash

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Marisandra Lizzi
BIO-Energetica Umanistica

Scrivere per migliorare il mondo, partendo dal mio e poi allargando il raggio parola dopo parola