Fintech: transizione verso la sostenibilità

Edoardo Freschi
Blockfin News
Published in
6 min readMar 15, 2021

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I settori della finanza sostenibile e del Fintech presentano molti aspetti comuni su cui imprese e istituzioni di tutto il mondo hanno iniziato a misurarsi.

La transizione verso l’ecosostenibilità incontra molte frizioni dovute a: frammentarietà geopolitica, conflittualità tra esigenza di standardizzazione ed interoperabilità dei fattori ESG (Environmental, Social e Governance)[1], tutela della sicurezza (soprattutto, industriale ed informatica) ed esigenze di evitare nuove concentrazioni di mercato.

Tuttavia, consapevoli dell’importanza strategica, le principali potenze economiche, tra cui l’UE, stanno introducendo misure di regolazione e sostegno, volte da un lato a ri-orientare il capitale verso investimenti più sostenibili e, dall’altro, a limitare la discrezionalità degli operatori, e consentire maggiore trasparenza informativa [2].

Transizione sostenibile e Fintech

I tempi di una transizione verso un’esistenza sostenibile per il pianeta sembrano maturi, e molte istituzioni internazionali e governi sembrano voler puntare su tecnologia e finanza per attuarla.

L’ONU studia le correlazioni tra Fintech e sviluppo sostenibile dal 2016[3], e il G20 ha incluso la “Sustainable digital finance” nei suoi work-stream 2030 [4]. Mentre, sulla scia dei programmi di riconversione dei maggiori paesi produttori di energie fossili, si registrano, sempre più frequenti, le iniziative economiche e dei regolatori di tutto il mondo.

Dal 1996, la Norges Bank Investment Management (NBIM), gestore del fondo sovrano della Norvegia (che con i suoi 1,3 mila miliardi di dollari, costituisce il più grande fondo sovrano del mondo [5]), ha investito i proventi dei combustibili cercando di costruire una riserva finanziaria per i suoi cittadini per un futuro post-petrolio. Muovendo da pioniere nel settore delle fonti di energia pulita, il paese baltico è riuscito a diluire la correlazione tra moneta e petrolio. E non passa giorno in cui non giungano notizie di riconversioni dagli investimenti che non sono allineati con i criteri ESG. In tal modo, il tasso di crescita del fondo è divenuto superiore a quello del PIL del paese, portando il primo a valere tre volte il secondo, mentre le stime parlano di ulteriori aumenti.

Anche gli Emirati Arabi si sono da tempo impegnati nello sviluppo sostenibile per emergere come economia diversificata grazie alla de-carbonizzazione e la digitalizzazione; pur con un’attenzione specifica all’implementazione dell’intelligenza artificiale e delle tecnologie Blockchain e DLT, e la (prossima) emissione di una stablecoin nazionale, deputata a sostenere la transizione.

La CBDC Aber [6] è un progetto comune dalla Banca Centrale degli Emirati Arabi Uniti e la Banca Centrale Saudita [7], che, mirano così a federare e rendere più efficiente il sistema bancario e sostenere la transizione verso l’ecosostenibilità.

Inoltre, tra i progetti sorti con la Emirates Blockchain Strategy 2021, la piattaforma di crowdfunding basata su tecnologia Blockchain, SustVest, permette di creare ridurre le barriere all’ingresso per favorire gli investimenti al dettaglio nei progetti solari, attraverso la tokenizzazione dei diritti sulle singole celle solari degli impianti fotovoltaici.

La strategia Europea

Le istituzioni dell’Unione mirano a sviluppare i mercati c.d. ESG sulla direttrice della trasparenza informativa.

La Commissione ha presentato un Piano di investimenti (Green Deal Europeo) e una serie di misure di contrasto al c.d. greenwashing. Tra quest’ultime, risaltano i criteri per determinare la sostenibilità ambientale delle attività economiche, introdotti dal Regolamento Tassonomia (Regolamento UE n. 2020/852), e il Regolamento relativo all’informativa sulla sostenibilità nel settore dei servizi finanziari (Regolamento n. 2019/2088), volto a istituire un contesto informativo affidabile.

Operatori e consulenti finanziari saranno tenuti a pubblicare, sui propri siti e documenti precontrattuali, le informazioni sulle politiche d’integrazione dei rischi di sostenibilità adottate nelle proprie strategie. Inoltre, se un prodotto finanziario è commercializzato per le sue caratteristiche ESG, la divulgazione dovrà includere informazioni sulla coerenza dei parametri utilizzati o una dichiarazione di non responsabilità sulla non conformità alla tassonomia.

La Commissione sta inoltre considerando la revisione della Direttiva 2014/95/UE sulla rendicontazione non finanziaria, per imporre una rendicontazione sull’assolvimento di tali obblighi informativi anche ad alcune grandi imprese [8].

Mentre, le autorità di vigilanza del credito e del risparmio, starebbero valutando se vi siano ragionevoli motivi per introdurre un trattamento prudenziale dedicato per le esposizioni relative ad attività associate a obiettivi ambientali e/o sociali [9].

Conclusioni

Le congiunzioni del mondo Fintech (in particolare, crowdfunding, token e sistemi DLT, data analytics, AI e machine learning) con i temi ESG determinerà indubbi benefici a fronte delle molte lacune evidenziate dalle passate esperienze di finanza sostenibile; soprattutto, in termini affidabilità delle divulgazioni di dati e valutazioni nel reporting e nel rating ESG.

Sul fronte europeo, la realizzazione di tale potenziale dipende però dall’effettiva risoluzione delle questioni relative alla frammentarietà delle norme e delle misure nazionali sui fattori ESG e di sviluppo tecnologico. Inoltre, la validazione di standard per il reporting e il rating dei fattori ESG rimanda ad un’irrisolta conflittualità tra istanze di maggior interoperabilità e standardizzazione e alle resistenze di molti operatori, dovute a legittime preoccupazioni (come la tutela della proprietà industriale), ed alla difesa di rendite di mercato.

Il bilancio resterà positivo se i regolatori saranno in grado di determinare contesti trasparenti e affidabili e, così, contrastare i rischi finanziari derivanti dai cambiamenti climatici e dagli altri fattori ESG.

Note

[1] Il Forum italiano per la finanza sostenibile ha proposto una definizione sintetica di investimento sostenibile e responsabile: Una strategia di investimento orientata al medio-lungo periodo che, nella valutazione di imprese e istituzioni, integra l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di buon governo, al fine di creare valore per l’investitore e per la società nel suo complesso”. In gergo si parla di istanze Esg — Environmental, Social and Governance (ambiente, società e governance).

[2] Le metodologie sono soprattutto adottate per fondi e etf variano a seconda del compromesso desiderato in termini di performance ESG del portafoglio e di tolleranza al tracking error rispetto al benchmark standard. Le diverse definizioni degli indici Broad ESG (ESG Leaders, SRI, ESG Universal) si differenziano per la rigorosità del filtro applicato e quindi per il grado di rappresentatività nel portafoglio finale.

[3] Cfr UNEP: ‘Fintech and Sustainable Development. Assessing the implications’, (2016); UN Secretary- General’s Task Force on Digital Financing of the Sustainable Development Goals: People’s Money’ (Agosto 2020), ‘Harnessing the digitalization of finance for the sustainable development goals’, (Settembre 2019). V. anche il documento storico adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Uniteche, nel settembre del 2015, ha adottato all’unanimità la Risoluzione 70/1, Transforming our World: the 2030 Agenda for Sustainable Development.

[4] Cfr G20: Sustainable Finance Synthesis Report’, (2018); Sustainable Digital Finance Alliance: Digital Technologies for Mobilizing Sustainable Finance Applications of Digital Technologies to Sustainable Finance’, (2018).

[5] Il Fondo sovrano norvegese — formalmente chiamato Government Pension Fund Global — possiede circa l’1,5% delle azioni globali, distribuite in circa 9.000 società. I suoi rendimenti da soli valevano un terzo del PIL norvegese nel 2020.

[6] Annunciato per la prima volta nel gennaio 2019, il Project Aber rappresenta uno sforzo congiunto tra Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita per stabilire una “pow” per una CBDC.

[7] Come riportato da Cointelegraph a novembre del 2020, “Aber verrà utilizzato a livello globale sulla rete di servizi basata su blockchain cinese, o BSN, che supporterà i futuri CBDC di vari paesi come gli Emirati Arabi Uniti”.

[8] Ossia, le grandi società di interesse pubblico con più di 500 dipendenti, che coprono quindi società quotate, banche, compagnie di assicurazione e altre società designate dalle autorità nazionali come enti di interesse pubblico.

[9] Cfr. EBA, ‘EBA Action Plan on Sustainable Finance’ (6 dicembre 2019); ‘Discussion paper on the future changes to the EU-wide stress test (22 January 2020), “Linee guida sull’origine e il monitoraggio dei prestiti — Relazione finale” (20 maggio 2020).

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