L’UE prova ad estendere le sanzioni contro la Russia anche ai crypto-wallet

Edoardo Freschi
Blockfin News
Published in
3 min readApr 21, 2022

Con l’adozione del quinto pacchetto di sanzioni contro il Cremlino, oltre all’espansione dei divieti verso la finanza tradizionale, i trust e la vendita di valute ufficiali, l’UE ha messo nel mirino anche i portafogli crittografici che consentono alle di mantenere le chiavi crittografiche necessarie per inviare, ricevere e spendere risorse digitali come btc, eth etc.

La strategia adottata dai ministri delle finanze europei, di concerto con la presidente Lagarde, si pone l’obiettivo di assicurare l’efficacia del sistema di sanzioni verso Russia e Bielorussia bloccando tutte le potenziali scappatoie, anche in virtù delle preoccupazioni sollevate dall’Inghilterra e Stati Uniti[1]riguardo l’uso delle transazioni in cripto-valuta come mezzo di aggiramento ed a cui hanno avuto seguito quelle delle massime autorità finanziarie europee.

Lagarde si era infatti espressa a favore di una legislazione che proibisse alle società impegnate nell’emissione di cripto-attività o nella fornitura di servizi correlati di trattare con i cittadini russi, dopo che anche il Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni, aveva messo in correlazione l’aumento dell’uso delle cripto-valute negli ultimi giorni con le misure sanzionatorie inizialmente adottate.

Molti exchange di cripto-valute, compresi quelli aventi sede in giurisdizioni offshore, pur impegnandosi a far rispettare le sanzioni, si sono opposti alle richieste di divieti generalizzati a trattare con la Russia, sostenendo che così si danneggerebbero soprattutto i cittadini ordinari e si violerebbe l’ideologia libertaria a fondamento delle cripto-valute: “…Non penso che la crittografia sia qualcosa di speciale. Per evitare le sanzioni ci sono da sempre molti altri metodi, come contanti, diamanti ed oro”, ha dichiarato alla BBC [2] Changpeng Zhao, amministratore delegato di Binance.

In ogni caso, in ambito UE non sono state adottate nuove sanzioni sulle cripto-valute, ma è stata ulteriormente specificato che la nozione di “titoli trasferibili” include anche le cripto-valute in modo che anche ad esse si applichino le restrizioni già in vigore.

Va tuttavia tenuto conto che i titoli finanziari tradizionali sono scambiati tramite intermediari autorizzati, le cui transazioni possono essere agevolmente impedite o limitate, mentre, invece, le cripto-valute impiegano, in larga misura logiche e modalità P2P che ne permettono il trasferimento diretto anche in assenza di intermediari. E, in tale contesto, risulta piuttosto dubbia se non impossibile l’applicazione di tale tipologia di sanzioni.

Il che, visto anche il rifiuto ricevuto qualche settimana fa da parte dei maggiori exchange di crittovalute, pone in primo piano l’esigenza di continuare a tutelare il crypto-space (anche attraverso la preferenza di wallet P2P piuttosto che quelli forniti da VASP, invertendo la tendenza che era stata innescata sui merecati) dalle ingerenze esterne, allo scopo di evitare ogni tentativo di “waponizzazione” di questo importante tipo di risorse economiche da parte di tutte le autorità politiche a garanzia e beneficio della libertà di tutti.

[1] Sam Fleming in Brussels, Joshua Oliver in London and James Politi in Washington, “…In the US, a group of Democrats on the influential Senate banking committee wrote a letter to Janet Yellen, the Treasury secretary, expressing their worries that cryptocurrency could be used to evade sanctions”. Financial Time, 2 marzo 2022

[2] Ukraine crisis: Crypto exchange boss rejects Russian user ban BBC, 2 mar 2022

--

--