A cosa servono i certificati?

Mauro Minenna
Blog per la trasformazione digitale
4 min readNov 15, 2021

I certificati online sono un tassello fondamentale per raggiungere la piena interoperabilità delle banche dati pubbliche. Nel prossimo futuro, i cittadini non dovranno più produrre certificati, contribuendo ad una riduzione di costi e tempo per cittadini, enti pubblici e privati.

SvetaZi da istockphoto

Oggi, 15 novembre 2021, è una data importante per l’informatica pubblica. Da oggi è possibile richiedere 14 diversi certificati dall’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (ANPR).

Eh si, la famosa ANPR, quella su cui nel 2017 c’era solo il Comune di Bagnacavallo, 17mila abitanti, in provincia di Ravenna e in cui, oggi, sono presenti 7810 Comuni (ne mancano solo 63). Si accede con l’identità digitale SPID, CIE e CNS ed è tutto (ragionevolmente) semplice.

E adesso, peraltro, che abbiamo i certificati online, possiamo definitivamente pensare di poterne farne a meno.

Ma non succederà in pochi giorni.

Perché serve ancora il certificato

Un po’ di contesto può aiutarci a capire il senso del mio ragionamento: il “certificato” è un documento che attesta la veridicità di una determinata informazione per come essa risulta alla Pubblica Amministrazione. La PA ama i certificati. Il cittadino che è chiamato a richiederli, conservarli, portarli da uno sportello all’altro… decisamente meno.

Anche per questo, ordinariamente, nei rapporti con la Pubblica Amministrazione non sono richiesti. Per gli amanti del genere, stiamo parlando dell’art.46 del d.p.r. 445 del 2000: fai un auto-certificazione e non ti serve il certificato.

Credo che un tempo non breve della mia vita sia stato speso per compilare “auto-certificazioni”. Ricordando, peraltro, che “chiunque rilascia dichiarazioni mendaci è punito ai sensi del codice penale e delle leggi speciali in materia” (il che potrebbe, in generale, preoccupare).

In altri casi, nei rapporti coi privati, ho avuto bisogno e ho tuttora bisogno del certificato (per la compravendita di una casa, per l’assicurazione o il mutuo, per la successione ecc…).
Per questo tipo di attività il certificato sarà ancora necessario e poterlo scaricare online, anziché fare il giro delle sette chiese tra gli sportelli dei vari Comuni, comporta un evidente risparmio in termini di tempo ed energie.

In entrambi i casi, un primo passo di trasparenza per il cittadino è avere a disposizione una base di dati certi. Sono quei dati “certi” che vengono, evidentemente, “certificati”.

Per questo già da qualche tempo era possibile scaricare una auto-certificazione dal sistema e, da oggi, sarà possibile, come detto, scaricare anche i certificati.

Ma cosa succede se il dato “certo” non dovesse rispondere al vero? Se non fosse stato trascritto in modo accurato o tempestivo il mio divorzio o la morte di un congiunto? In generale, in prima istanza, meglio saperlo; poi, poter richiedere online, sempre su ANPR, le opportune correzioni.

In questo modo, ed è una tutela per ciascuno di noi, diventa trasparente ciò che la PA sa di ciascuno di noi e diventa altrettanto trasparente il processo per segnalare ciò che non risponde al vero (e quindi va corretto).

Un unico punto di verità per le informazioni

Ma una base di dati centralizzata, accurata in termini di verità delle informazioni (in altri termini “certa”) serve solo a produrre certificati o a garantire la veridicità delle nostre auto-certificazioni? Evidentemente no!

Una base di dati centralizzata e accurata può (anzi, deve) essere messa a disposizione (con le dovute tutele) di tutte le Pubbliche Amministrazioni per evitare che il cittadino debba produrre una auto-certificazione per un dato che la PA già ha.

Questo passaggio richiede prima di tutto un cambiamento culturale nella Pubblica Amministrazione. Essa è costruita attorno all’inossidabile e immanente concetto di “sportello”. Il cittadino si presenta allo “sportello” (e davvero fa pochissima differenza se si tratti di uno sportello fisico o di uno digitale) e presenta una “istanza”, al solito partendo dalla dichiarazione dell’ovvio: chi è, quando è nato, dove risiede, ecc.

Appare evidente che, una volta identificato il cittadino, l’amministrazione potrebbe recuperare tutte queste informazioni direttamente da ANPR. Ed è esattamente il punto successivo della nostra strategia.

Verso l’interoperabilità

A questo scopo stiamo costruendo una piattaforma di interoperabilità (che sarà progressivamente disponibile nel corso del 2022) che consentirà ai sistemi delle amministrazioni di accedere ad ANPR. Si tratta di una integrazione tra sistemi che non ha grandissime complessità tecnologiche ma solo qualche accortezza nel trattamento delle informazioni: l’amministrazione che desidererà accedere ad ANPR dovrà dichiarare a quali fini utilizzerà le informazioni e in quali casi sarà autorizzata a farlo. Questo a tutela delle informazioni e della riservatezza di tutti noi.

Ma l’accesso ad ANPR è solo l’inizio. L’intenzione generale è consentire che tutti i dati siano accessibili tramite interoperabilità. E il cittadino, in questo modo, non dovrà preoccuparsi di portare a spasso le sue informazioni da uno “sportello” all’altro: dovrà fornirli una sola volta (il principio del “once-only”). Sto parlando, per fare qualche esempio, di dati reddituali (il famoso ISEE), i dati relativi al possesso di un titolo di studio o quelli relativi al possesso di una patente di guida.

Quando le PA (e nel medio termine, nel perimetro di questi cinque anni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza - PNRR, anche i soggetti privati) “consumeranno” i dati dalla piattaforma, i cittadini non avranno più bisogno di auto-certificare o di produrre certificati. E, finalmente, i certificati non saranno più necessari. Sarà sempre possibile (direi necessario) accedere agli archivi per sapere quello che la PA sa (o crede di sapere) di ciascuno di noi e quali informazioni (direi, lo stretto indispensabile) verranno scambiate per fornirci quei servizi digitali di qualità ai quali ciascuno di noi ha diritto.

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Mauro Minenna
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Capo Dipartimento Trasformazione Digitale — Presidenza del Consiglio dei Ministri