Correva l’anno 2026, i Comuni digitali dalla 40ª Assemblea nazionale ANCI alla fine del PNRR

Dal 24 al 26 ottobre a Genova il Dipartimento ha promosso una serie di tavoli di ascolto per mettere a fuoco opportunità e sfide della digitalizzazione a quasi due anni dagli Avvisi pubblicati su PA digitale 2026, provando a lanciare anche un primo sguardo oltre il PNRR

contenuto a cura di Matteo Vabanesi, Fabrizio De Rosa e Daniele De Bernardin, Comunicazione del Dipartimento per la trasformazione digitale

Il percorso verso il 2026 prosegue senza soste, delineando in maniera sempre più chiara come il digitale debba essere un alleato imprescindibile per rafforzare l’azione amministrativa sul territorio, potenzialmente contribuendo al superamento di storiche carenze strutturali degli enti. È questa la fotografia che emerge dai tavoli di ascolto promossi dal Dipartimento per la trasformazione digitale alla 40ª Assemblea nazionale ANCI, tenutasi a Genova dal 24 al 26 ottobre.

Un appuntamento che ha visto protagonisti sindaci, assessori, dirigenti e funzionari di 40 Comuni suddivisi in quattro gruppi di lavoro, impegnati a tracciare un primo bilancio degli Avvisi pubblicati su PA digitale 2026 e proporre alcune istantanee dal futuro, per consolidare la transizione digitale anche al di là del PNRR.

Il Dipartimento in ascolto

La quasi totalità dei Comuni italiani (il 99%) ha aderito agli Avvisi pubblicati sulla piattaforma PA digitale 2026, oltre 800 progetti sono già stati completati, superando con successo l’asseverazione (le verifiche di conformità richieste) e ricevendo le risorse previste dagli Avvisi, con le amministrazioni che concordano sui vantaggi della digitalizzazione per offrire servizi digitali semplici, moderni e inclusivi a imprese e cittadini, oltre che per snellire le attività della “macchina” comunale.

L’Assemblea ANCI del 2023, a metà strada rispetto alle scadenze del PNRR, ci sembrava quindi il momento opportuno per passare il microfono ai protagonisti della digitalizzazione più vicini al territorio, ovvero sindaci e amministratori locali, per raccogliere testimonianze e avere riscontri sulle strategie per il digitale messe in campo dal Dipartimento.

Lo stand allestito a Genova, un vero e proprio luogo d’incontro per le amministrazioni italiane sul tema del digitale, è stato così la cornice di un format strutturato per ribaltare le dinamiche che spesso bloccano il dialogo nei seminari di settore. Un momento intitolato “Il Dipartimento in ascolto”, dove sindaci, assessori, responsabili della trasformazione digitale, referenti ICT e dirigenti comunali, appartenenti ad amministrazioni di diverse dimensioni e provenienti da tutto il Paese, hanno lavorato in quattro piccoli gruppi con momenti di brainstorming orizzontali e aperti, moderati dagli esperti del Dipartimento, per immaginare benefici e potenziali sfide del digitale al 2026.

Costruito intorno a sessioni della durata di un’ora e trenta minuti ciascuna, la struttura del format ha previsto quattro momenti chiave, suddivisi, nell’ordine, intorno a un momento di ice breaking dedicato alla valutazione dell’esperienza utente (una fase di apertura, dedicata appunto a “rompere il ghiaccio” tra i partecipanti), una seconda fase dove abbiamo provato a giocare con il tempo, lavorando sulle aspettative prima e dopo la messa a terra del PNRR; e un momento finale dedicato alla comunicazione virtuosa verso i cittadini. A conclusione delle sessioni, suggerimenti e punti di vista sono stati mappati e raggruppati. Ecco di seguito cosa ne è emerso.

Digitale vuol dire rafforzare le competenze

C’è una parola che ricorre con frequenza tra i gruppi di lavoro: competenze, intese sia come necessità di una formazione continua del personale della macchina comunale, in un’ottica di crescita delle abilità digitali; sia come risorse per ridurre il divario digitale (digital divide) che interessa parte della popolazione, e che rischia di vanificare i processi di trasformazione digitale in atto nel Paese. Secondo i partecipanti, infatti, “le risorse umane sono la chiave della digitalizzazione”, sottolineandone il valore non solo a livello specialistico ma anche nella pratica quotidiana, dove personale preparato e motivato è fondamentale per snellire i processi amministrativi interni, oltre ad assumere un ruolo centrale nell’aiutare i cittadini a familiarizzare con il digitale.

Spesso gli operatori sono il primo punto di contatto con le persone, sono di fatto dei touchpoint per dirlo con un termine preso dal design dell’esperienza utente (user experience), e si rivelano essenziali nell’evidenziare i vantaggi del digitale, collegandolo a temi quali risparmio, trasparenza, semplicità, efficacia amministrativa.

Motivo per cui, anche riflettendo su come consolidare il “salto” in avanti permesso dal PNRR, molti amministratori ritengono opportuno che il digitale sia oggetto di piani di formazione obbligatoria gestiti a livello centrale, alla stregua di quanto si verifica per temi come la trasparenza e l’anticorruzione. Alcuni sindaci, inoltre, auspicano che si possano migliorare le modalità di assunzione, investendo in profili ad alto tasso di digitalizzazione, spesso ancora poco valorizzati nella disciplina che inquadra tecnici e funzionari.

Trattare un argomento come le competenze significa, necessariamente, parlare anche di riduzione del divario digitale: secondo l’indice Desi, alla voce Capitale umano solo il 46% delle persone in Italia possiede competenze digitali almeno di base, rispetto a una media europea del 54%. Un aspetto cruciale per esercitare al meglio i diritti di cittadinanza, che è ben noto agli amministratori presenti a Genova, in particolare per quanto riguarda l’incidenza del divario generazionale, un tema di grande rilievo vista la composizione demografica nazionale. Accompagnare gli anziani, ma più in generale le persone che incontrano difficoltà con gli strumenti digitali, è una delle sfide che vede protagonisti i Comuni, sostenuti in questo dalle iniziative messe in campo dal Dipartimento per favorire l’inclusività: i Punti digitale facile, il Servizio civile digitale e il Fondo per la Repubblica digitale.

Digitale vuol dire avere una governance di sistema

Connettività, standardizzazione, interoperabilità, servizi digitali, sicurezza, monitoraggio dei dati: c’è un filo rosso che lega i processi di digitalizzazione, la necessità di una governance di sistema. Se il passaggio a una dimensione digitale permette infatti di superare la frammentazione dell’azione amministrativa, sia nel rapporto tra Comuni e PA Centrali sia nella gestione ordinaria del territorio, l’azione del Dipartimento diventa centrale per consolidare una strategia unitaria, con una visione coerente, per evitare il rischio di un’Italia a più velocità, dove anche gli enti virtuosi perderebbero i vantaggi derivanti da un’innovazione di tipo sistemico. E questo è un tema che emerge con chiarezza, dai tavoli di ascolto promossi a Genova, soprattutto guardando a un orizzonte più ampio rispetto agli obiettivi del PNRR.

Alcuni sindaci vorrebbero così rilanciare l’importanza del Piano Triennale per l’informatica, strumento strategico per eccellenza nell’indicare linee di sviluppo e innovazione; altri, per non disperdere il patrimonio infrastrutturale e immateriale (in termini di competenze, metodi, processi), vorrebbero che a livello centrale venissero individuati degli obiettivi sempre più ambiziosi, “alzando l’asticella” del digitale sempre più in alto. Una sfida che non può prescindere dal coinvolgimento istituzionale a più livelli nel definire un’agenda digitale aggiornata al 2030 a tutto vantaggio dei cittadini.

Certo, strettamente collegato al tema della governance c’è quello relativo alle risorse: non poche amministrazioni paventano come il 2026 possa rivelarsi un momento critico per la programmazione e il mantenimento degli standard digitali. Il rischio da evitare è quello che i Comuni debbano trovarsi nella situazione di prendere impegnative scelte di bilancio: abbandonando gli investimenti fatti nel digitale, a vantaggio del mantenimento di altri servizi. Per garantire la sostenibilità del sistema, secondo i partecipanti ai tavoli, c’è quindi anzitutto bisogno di gestire al meglio le economie derivanti dagli avanzi di spesa degli Avvisi PNRR, anche se per rendere strutturale l’innovazione potrebbero rivelarsi necessari nuovi strumenti finanziari ad hoc, piuttosto che una rimodulazione di alcuni vincoli di bilancio.

Digitale vuol dire semplificare e rivedere processi

C’è un aspetto che rallenta e appesantisce le amministrazioni comunali, l’esistenza di diverse procedure e per l’accesso ai fondi PNRR delle diverse Missioni e più in generale la gestione dei progetti. Un problema che si amplifica ulteriormente volendo anche includere altre tipologie di finanziamenti europei e non a cui hanno accesso gli Enti. Una situazione che rischia di penalizzare soprattutto i Comuni più piccoli, dove la carenza di personale, che spesso deve essere supportato in prima persona proprio dal sindaco, rende più complicato seguire tutte le procedure, con conseguente perdita di efficacia nell’azione amministrativa.

In quest’ottica, è stato particolarmente apprezzato dai sindaci il lavoro di semplificazione condotto dal Dipartimento con la piattaforma PA digitale 2026, più volte citata come esempio virtuoso di gestione amministrativa. Uno strumento che, unito alla costante presenza sul territorio dei team del Transformation office, ha facilitato l’accesso alle risorse del PNRR dedicate al digitale, pur con la necessità di qualche aggiustamento per seguire con efficacia il ciclo di vita degli Avvisi.

Un capitolo a parte meritano, poi, alcuni degli strumenti messi a disposizione dal Dipartimento per favorire l’implementazione degli Avvisi, su tutti le Linee guida per i soggetti attuatori. La necessità di aggiornarle nel tempo, per seguire puntualmente l’evoluzione delle Misure e assicurare la realizzazione di progetti di qualità, ha portato alcuni Comuni ad essere particolarmente prudenti nel dichiarare il completamento delle attività. Complessità di processo che hanno riguardato anche alcune scelte fatte a livello europeo sull’impostazione stesso del PNRR che, per esempio, non riconosce le Unioni di Comuni come soggetti attuatori di alcuni Avvisi. Tematiche che il Dipartimento ha scelto comunque di affrontare impostando dei percorsi agevolati sulla piattaforma PA digitale 2026 per venire incontro alle esigenze delle aggregazioni territoriali.

Digitale vuol dire comunicare

Realizzare servizi digitali, renderli accessibili e inclusivi, utilizzare sistemi di autenticazione digitale, migrare le applicazioni in cloud, aumentare la sicurezza dei sistemi, favorire l’interoperabilità tra le banche dati, permettere pagamenti digitali, digitalizzare le notifiche, utilizzare l’app IO: la trasformazione digitale però a cosa serve se non arriva al cittadino? La domanda può sembrare una provocazione, ma in realtà si tratta di un aspetto ben conosciuto da sindaci e amministratori comunali, che si trovano quotidianamente a contatto con le persone e hanno già individuato alcune strategie, che vorrebbero rafforzare e sostenere con campagne nazionali, anche con elementi di comunicazione coordinata.

Un primo elemento in tal senso individuato nei tavoli è la necessità di abbinare canali fisici e digitali, tradizionali e innovativi.

Molte amministrazioni, ad esempio, utilizzano le reti di relazioni nei quartieri come occasione, anche informale, di veicolare informazioni sull’utilizzo degli strumenti digitali, oltre che per promuovere sostegno attivo verso la popolazione, con particolare riguardo agli anziani. Biblioteche, parrocchie, centri di aggregazione, comitati di quartiere, nei Comuni più piccoli addirittura le farmacie: sono luoghi dove la disseminazione digitale arriva più in profondità, in sinergia con quanto promosso dal Dipartimento con la costruzione della rete nazionale di punti di facilitazione digitale (i Punti Digitale facile).

Sempre in quest’ottica, per arrivare preparati al 2026, un altro elemento considerato fondamentale è il coinvolgimento delle scuole, sia per il traino delle giovani generazioni, sia per arrivare in maniera indiretta alle famiglie, e quello delle associazioni del terzo settore, in particolare se attive nel sociale. Canali informali ai quali, sempre restando nel “fisico”, detto che televisione, carta stampata e comunicazione digitale sono tutti considerati strumenti proficui, alcuni amministratori invitano a non sottovalutare l’efficacia della cartellonistica.

L’Accordo tra ANCI e il Dipartimento

A maggio di quest’anno il Dipartimento e ANCI hanno firmato un accordo per sostenere i Comuni nel processo di trasformazione digitale. Momenti come quelli organizzati a Genova, permessi proprio dall’Accordo, rappresentano una scelta di metodo, basato sull’ascolto e sul confronto, per costruire insieme ai Comuni un percorso di accompagnamento dedicato. Grazie agli spunti emersi durante la tre giorni, infatti, nei prossimi mesi il Dipartimento e ANCI rafforzeranno gli appuntamenti informativi dedicati agli Avvisi, che dall’avvio dell’Accordo hanno già raccolto oltre 8.000 partecipanti nei primi 12 webinar organizzati.

Per il 2024 è previsto anche l’avvio di uno specifico percorso di formazione sulla digitalizzazione dedicato al personale dei Comuni, con la produzione di una serie di strumenti operativi e modelli amministrativi standard per l’implementazione dei progetti. Non solo, l’Accordo prevede inoltre il rafforzamento di una community di amministratori attivi sul digitale: una rete con cui costruire percorsi virtuosi di condivisione per il beneficio di tutti.

Proprio per questo motivo è nostra intenzione replicare momenti come quelli di Genova, che sono serviti a consolidare una metodologia di lavoro e soprattutto a coinvolgere Comuni che intendono intraprendere un percorso insieme noi.

Se volete partecipare con noi a questo percorso, potete contattare il vostro team territoriale di riferimento per ricevere tutte le informazioni del caso.

Rafforzare le competenze, promuovere una governance di sistema, uniformare le procedure, comunicare il digitale: è la collaborazione che permettere di rendere concreta la trasformazione digitale del Paese, con la consapevolezza ben radicata tra i sindaci che il 2026 non sarà un punto d’arrivo ma di partenza.

Si ringrazia per la fondamentale collaborazione tutti gli Enti che hanno accettato di partecipare ai tavoli di confronto: Comune di Alessandria, Comune di Barletta, Comune di Bastia Umbra, Comune di Benna, Comune di Bergamo, Comune di Brescia, Comune di Caltanisetta, Comune di Cantù, Comune di Carbonia, Comune di Castel del Giudice, Comune di Castel Ritaldi, Comune di Cento, Comune di Cinisello Balsamo, Comune di Colobraro, Comune di Daverio, Comune di Dicomano, Comune di Francavilla al Mare, Comune di Fusignano, Comune di Gualdo Tadino, Comune di Jesi, Comune di Mara, Comune di Monreale, Comune di Montefortino, Comune di Monza, Comune di Padova, Comune di Pescopennataro, Comune di Porto Sant’Elpidio, Comune di Potenza, Comune di Rossiglione, Comune di San Nazzaro Sesia, Comune di San Salvo, Comune di Stintino, Comune di Taranto, Comune di Visco, Comune di Viterbo, Consorzio dei Comuni Trentini e Unione Bassa Reggiana.

I contributi emersi e l’approccio costruttivo dei partecipanti hanno permesso di rendere questi incontri dei preziosi momenti di condivisione.

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