Il CV perfetto per uno sviluppatore? Costruiamolo insieme in 5+1 step!

Jaguar28
Blue Partners
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11 min readFeb 28, 2017

Lo sai che in media hai circa 6 secondi di tempo per fare una buona impressione quando il tuo CV viene letto per la prima volta da un recruiter? Esattamente la stessa quantità di tempo che hai impiegato per leggere questo post fino a qui.

Il dato forse è un po’ estremizzato, tuttavia moltissimi lo considerano come il tempo che un recruiter impiega per stabilire se puoi essere un potenziale fit o meno.

Il curriculum oggi è ritenuto da molti come uno strumento anacronistico, superato e by-passato da Linkedin e gli altri siti che permettono di mettere in mostra le proprie competenze. In parte è vero, ma prova a fare application sul sito di Google o Facebook senza aver allegato il tuo résumé!

In questo post ti spiegheremo come strutturare in maniera corretta il tuo CV da sviluppatore e renderlo il tuo asso nella manica, sia quando ti candidi spontaneamente sia quando vieni contattato da un recruiter — preferibilmente attraverso Jaguar28!

0. DIFFICILMENTE INVIERAI DUE CURRICULUM UGUALI NELLA TUA VITA

L’errore più comune che molti fanno è credere che sia sufficiente utilizzare un layout un po’ fantasioso per distinguersi dalla massa e poi si è liberi di mandare sempre lo stesso documento, volta dopo volta, a tutte le aziende.

Sì, superare l’Europass è un ottimo inizio ma non basta. Serve invece mettersi nei panni di chi potrebbe leggere quel CV: il recruiter, ma anche il manager con cui farai il colloquio di approfondimento.

Per prima cosa, quindi, fai un po’ di preparazione e cerca di comprendere a fondo la job description del ruolo per cui stai inviando il CV: quali sono le tecnologie più importanti e quelle considerate “nice to have”, come viene descritto il ruolo all’interno del team e qual è il progetto professionale sul quale lavorerai.

In genere, se la proposta arriva da un’azienda partner di Jaguar28, troverai abbastanza facilmente queste info (fa parte dei requisiti per accedere!); in caso contrario, l’idea migliore è dare uno sguardo al sito dell’azienda e magari a qualche notizia su Google News. L’obiettivo è personalizzare il tuo curriculum in modo tale da mettere subito in risalto gli elementi ricercati dall’azienda.

Al di fuori del recruiter, che solitamente filtra il documento alla ricerca di alcune parole chiave (ad esempio: NodeJS, MongoDB), questa tattica colpirà favorevolmente soprattutto il manager: i colloqui sono considerati un male necessario, se tu collabori rendendo più facile lo screening aumenti le possibilità di essere invitato al primo step.

1. FORNISCI TUTTE LE INFORMAZIONI PER ESSERE RICONTATTATO

L’intestazione segue delle regole strane: è la prima sezione sul curriculum ma è l’ultima che viene letta, in genere quando l’HR decide di ricontattarti per proporti lo step successivo.

Fondamentale, oltre al tuo nome, indicare il domicilio (per capire se hai bisogno di effettuare un trasferimento), un recapito telefonico/Skype ed un indirizzo email (nome.cognome, se possibile) a cui accedi regolarmente.

Data di nascita e foto? Per l’Italia sei libero di scegliere se inserirli o no; per l’estero è invece sconsigliabile soprattutto per i paesi anglosassoni (UK, USA e Australia): le leggi sulle pari opportunità mettono al bando qualsiasi elemento in grado di divulgare informazioni sensibili (come l’appartenenza etnica).

Ruolo diverso per la nazionalità: se ti candidi in un paese straniero, ricordati di inserire questa informazione per aiutare l’HR su temi più strettamente burocratici come i permessi di lavoro (se necessari).

Tieni a mente che il tuo CV verrà visionato inizialmente in formato elettronico: sfrutta questo aspetto per inserire alcuni link cliccabili nel documento, come ad esempio il tuo sito personale o il tuo account GitHub. E’ il modo ideale per condividere il tuo “portfolio” nonché uno stimolo a curiosare fra ciò che hai fatto fino ad oggi.

2. SPIEGA IN BREVE CHE COSA FAI E CHE COSA VUOI PER IL TUO FUTURO

Una volta completata l’intestazione, possiamo passare alla parte più delicata: il sommario.

Questo è un altro aspetto solitamente sottovalutato ma che vale un buon 40% della prima valutazione. Sono infatti reperibili online varie ricerche a proposito delle aree di un CV su cui i recruiter concentrano la propria attenzione, le cosiddette heat map: molte di queste attribuiscono al summary (o professional highlights) il ruolo più importante.

Il motivo è semplice: se il sommario è fatto bene, il recruiter saprà già tantissimo di te prima di leggere le altre sezioni.

Il nostro suggerimento è quello di suddividere il sommario in due parti distinte:

  • la prima è più discorsiva: fornisce un’anteprima del tuo background (“Sono uno sviluppatore Java con 10 anni di esperienza”) dando anche informazioni utili sulla tua ambizione (“Vorrei poter far fruttare le mie competenze con un ruolo da Tech Lead”) e sul tuo approccio (“Amo imparare e sperimentare in ambienti innovativi”)
  • la seconda invece è un elenco di argomenti che puoi definire come tue competenze consolidate. Possono essere tecnologie (Java, AngularJS), metodologie (Scrum, Waterfall), modelli (TDD, BDD) o “filosofie” (DevOps, Continuous Integration)

Nel sommario entra in gioco la personalizzazione di cui parlavamo poco fa: se sei interessato ad entrare in quell’azienda, scrivilo nel sommario e spiega perché. Può sembrare un’osservazione stupida, ma non sai quanti mandano il CV per una posizione e poi nel summary scrivono di ambire a tutt’altro.

L’elenco delle competenze invece — lo avrai già capito da solo — facilita la ricerca per keywords: ordinale secondo l’importanza che hanno nella job description.

Quali competenze si possono inserire? Quelle su cui ti senti a tuo agio e sulle quali, in caso di domande, puoi raccontare qualche progetto interessante da te svolto — anche a livello personale. Moltissimi commettono l’errore di mettere insieme le competenze acquisite con quelle che si intende acquisire: se vuoi citare una tecnologia (Golang) poiché ti interessa impararla e la vedi menzionata nella job description, inseriscila nella parte discorsiva (“Mi sto interessando a Golang e vorrei potermi specializzare in questo ambito”). Ricordati: tutto quello che scriverai potrà essere usato contro di te in fase di colloquio.

Lo stesso approccio vale per il livello di competenza: sempre più persone usano complicati sistemi di autovalutazione (qualcuno ha detto stelline?) non rendendosi conto che si tratta di valutazioni fortemente soggettive. Noi di Jaguar28 stiamo sviluppando un sistema di peer review — decisamente meno randomico rispetto a Linkedin, per intenderci — per risolvere questa criticità; nel frattempo gli unici strumenti che sentiamo di consigliarti sono le certificazioni ufficiali (AWS, MongoDB) e i MOOC più conosciuti. Nel prossimo paragrafo, comunque, ti spiegheremo un trucchetto molto semplice per evidenziare il tuo livello di esperienza anche senza certificazioni.

3. RIASSUMI COME SEI ARRIVATO FINO A QUI

L’altra sezione del CV dove le heat maps segnalano il maggiore interesse riguarda il tuo background professionale: se hai fatto un buon lavoro con il sommario, è probabile che il recruiter abbia sviluppato una certa curiosità nei tuoi confronti e voglia sapere cosa stai facendo in questo momento.

Vale anche il contrario: con un sommario poco “accattivante”, il recruiter farà dipendere buona parte della valutazione da ciò che hai scritto come tua esperienza professionale — giocati bene questa seconda possibilità!

Per raccontare che cosa hai fatto nella tua carriera, è importante seguire il principio di coerenza e concretezza. Nella forma, invece, puoi fare riferimento ad un concetto che sicuramente conosci già: Keep It Simple, Stupid!

Parti sempre dall’esperienza più recente: la tua esperienza di 10 anni fa in stage curriculare puoi tranquillamente tenerla al fondo — il recruiter vuole sapere cosa fai adesso. Per ogni esperienza, segui questo formato:

Job title, Azienda // mm/yy di inizio — mm/yy di fine

1–2 righe di introduzione su cosa fa l’azienda (soprattutto se poco conosciuta) e sul tuo ruolo:

Task 1: le attività più caratterizzanti del tuo ruolo

Task 2: le attività collaterali che hai seguito

Achievements: progetti/skills/tecnologie di rilievo su cui hai potuto lavorare con successo durante questa attività

Technologies: l’elenco delle tecnologie, strumenti, approcci, metodi di sviluppo che hai utilizzato

Non perderti in descrizioni complesse o articolate; saper sintetizzare in maniera proficua è alla base di ogni curriculum di successo. Procedi con quest’ordine a ritroso, fino al racconto un po’ nostalgico di quando eri un neolaureato con mille sogni nel cassetto.

Alcuni consigli pratici:

  • se oltre al lavoro da dipendente svolgi anche l’attività di freelance, inserisci questa info in seconda posizione subito dopo il tuo lavoro attuale: molti professionisti amano lavorare come freelance per poter sperimentare nuove tecnologie, non dimenticare di citare i tuoi progetti più rilevanti.
  • non lasciare buchi temporali. Se dal 2006 al 2009 hai deciso di girare il mondo su un monopattino, scrivilo: non potrai dire di aver imparato chissà quali tecnologie, ma il recruiter saprà che comunque in quel periodo eri attivo su qualcosa.
  • sfrutta al massimo la parte su Achievements e Technologies per mettere in risalto tutti i punti di contatto fra te e le necessità dell’azienda. Valuta anche la possibilità di creare un sottoparagrafo “Progetti” per descrivere nel dettaglio i 2 o 3 progetti ad alto livello che pensi possano distinguerti dagli altri candidati.

Se sei uno studente alla ricerca del tuo primo impiego, questa sezione è chiaramente desertica: dovrai per forza dare risalto alla tua formazione (vedi sezione successiva) ma potresti valutare anche una generica voce “Altre esperienze”. Al suo interno potrai citare attività semi-professionalizzanti come volontariato, hackatons, competizioni, piccoli lavori di sviluppo, progetti universitari. Riguardano principalmente le soft skills (lavorare con gli altri, prioritizzare, operare sotto stress) ma da qualche parte bisogna pure iniziare, no?

4. PARLA DELLA TUA FORMAZIONE ACCADEMICA

Estremizzando un po’ il concetto, soprattutto per i profili senior, oggi si può dire che la laurea ricade molte volte fra i nice to have. Sempre più aziende prediligono infatti professionisti cresciuti con il concetto di “learning by doing” e conferiscono un peso limitato a titoli di studio, voti e lodi varie.

Per i junior, invece, è l’elemento più pesante sul curriculum quindi cerchiamo di presentarlo in maniera professionale. Anche qui puoi seguire uno schema:

Istituto, Percorso di studio // yyyy di inizio — yyyy di fine

Voto; Materie principali; Titolo della tesi (facoltativo)

Se ti stai candidando per l’estero, qui trovi alcune dritte per “tradurre” i tuoi titoli di studio e le votazioni in inglese.

A meno che tu non abbia studiato al MIT o a Stanford, non perdere comunque troppo tempo su questa sezione e cerca di includere informazioni rilevanti anche se non hai completato il percorso di studi. Insieme all’università, puoi anche menzionare i corsi professionali che hai seguito (soprattutto se sei laureato in ambiti non tecnici) ed eventualmente la scuola superiore: su questo punto, noi consigliamo di indicarla solo se stai ancora studiando o se si tratta di percorsi dove l’informatica ha un ruolo centrale nel piano di studi (come l’ITIS).

Una riga è invece dedicata alle lingue. In un CV internazionale indichi per prima la tua lingua madre (Mother tongue: Italian) poi, in ordine di capacità, le lingue straniere. Per ognuna devi indicare il tuo livello; ci sono vari modi per farlo ma il più semplice rimane sempre: Advanced / Intermediate / Beginner. Se hai certificati di proficiency, menzionali.

Se hai seguito corsi online non tech che reputi utili per la posizione, puoi inserire una rapida panoramica su questi. Quelli tech, al contrario, ricordati di citarli nel sommario come abbiamo già visto poco fa.

Se invece sei tu l’autore di corsi, libri o articoli in ambito tecnologico puoi elencarli qui nel sottoparagrafo “Pubblicazioni”.

5. RACCONTA QUALCOSA DI UNICO SU DI TE

Siamo arrivati alla fine del curriculum: un ultimo sforzo! La sezione sugli hobby è apparentemente la più semplice da gestire: non devi far altro che raccontare che cosa ti piace fare quando non lavori.

Per evitare di renderla semplicemente un allegato skippabile, devi però riuscire a trasformarla in qualcosa personale e caratterizzante. Parliamoci chiaro: a tutti piace leggere, ascoltare la musica o uscire con gli amici. Pensa dunque a qualcosa di unico, che riesce a caratterizzarti in maniera univoca come persona.

Dipingi i sassi di fiume ascoltando Mozart? Scrivilo. Nella peggiore delle ipotesi rimarrai in testa al recruiter come quello con l’hobby bizzarro; nella migliore invece avrai un argomento decisamente insolito di cui discutere durante l’intervista.

Cita anche informazioni su volontariato o attività sportive: aiuta il recruiter a comprendere meglio le tue soft skills e, allo stesso tempo, genera ulteriori argomenti di confronto per il colloquio. Non è raro, infatti, che candidati e manager finiscano a parlare di hobby condivisi e creare sin da subito una forte empatia.

CONSIGLI PRATICI:

Abbiamo scritto questa guida capitalizzando vari errori commessi in passato nonché i feedback che abbiamo ricevuto da HR manager di aziende italiane ed internazionali. E’ una guida che puoi leggere e applicare in perfetta autonomia, magari condividendola con amici e colleghi. Ci rivolgiamo in prima battuta a chi sta cercando di cambiare attivamente lavoro, ma sono spunti utilizzabili anche dai candidati cosiddetti “passivi” che ricevono una richiesta di colloquio — sempre tramite Jaguar28, si spera!

Tantissime informazioni di solito richieste nei template standard sono state eliminate in quanto perfettamente inutili: a nessuno importa se hai fatto il militare, a meno che tu non stia inviando il curriculum ai Navy Seals.

Altre voci, invece, sono state aggiunte e strutturate in modo da rendere estremamente fruibile e comprensibile il documento per una persona che lo legge la prima volta.

Resta fondamentale, per ogni argomento, rispettare i criteri di coerenza, concretezza e verità: il curriculum non racconta una persona nel suo intero ma ne fornisce un’anteprima abbastanza dettagliata da cui intavolare un discorso più complesso.

Un documento impostato in questa maniera occupa solitamente 1–2 pagine, cioè la lunghezza ideale per un profilo tecnico. Lasciamo a te decidere come gestire la parte più prettamente stilistica: l’unica regola su font, dimensioni, palette colori e elementi grafici è che siano gradevoli e di facile lettura.

Niente Comic Sans, neanche per fare il simpatico.

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