Fare filosofia in mondi virtuali

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Breakfast with Muesli
2 min readJun 7, 2019

Avevate mai pensato fosse possibile “fare filosofia” attraverso esperienze digitali interattive? O che un videogioco potesse consentirci — se non di risolvere — quanto meno di sperimentare in prima persona alcuni dei grandi dilemmi etici che ci attanagliano dalla notte dei tempi? Se per voi gioco e filosofia sono due monadi, Super Mario e Friedrich Nietzsche due entità separate che non hanno niente in comune (a parte i baffi), gli spunti di questa breve lettura potrebbero fare al caso vostro. Di gioco e filosofia abbiamo infatti parlato con Stefano Gualeni, professore associato all’Institute of Digital Games presso l’Università di Malta, durante la conferenza Games Beyond Games.

Stefano è al tempo stesso un filosofo che realizza videogiochi e un game designer appassionato di filosofia, e il suo lavoro si posiziona all’intersezione tra questi due mondi. “Non credo che sia strano usare i giochi per rappresentare dilemmi di carattere etico. Non propongo l’esperienza digitale come alternativa al testo, ma è interessante offrire possibilità ulteriori rispetto all’educazione testuale tradizionale”. Durante il suo intervento ci ha parlato del progetto Soup Soup Something Soup (2017), che catapulta giocatrici e giocatori in una cucina distopica malfunzionante in cui si producono improbabili zuppe per alieni sparsi su altri pianeti. Chi gioca è invitat@ a sperimentare le ambiguità che si creano nell’usare categorie di linguaggio, ragionando proprio sulla definizione di “zuppa” e sulle conseguenze delle proprie azioni. Il suo “fare filosofia in mondi virtuali” ci mostra come la progettazione di esperienze digitali ci possa aiutare a sperimentare le infinite possibilità del linguaggio e delle svariate sfumature che una definizione può assumere sulla base di contesti diversi, come ci insegnano gli scritti di Wittgenstein. Per il filosofo austriaco, uno dei massimi pensatori del XX secolo, il linguaggio è caratterizzato da molteplici funzioni, giochi linguistici che vanno necessariamente indagati a partire dagli usi possibili che possiamo fare delle parole, poiché il loro significato può cambiare in base alla situazione e al loro utilizzo.

I mondi virtuali descritti da Gualeni diventano così mediatori, strumenti che possiamo usare per testare idee e punti di vista, ripensare teorie e metterle in discussione per sperimentare ulteriori possibilità espressive e far nascere nuovi problemi da affrontare, pur consapevoli delle loro limitazioni.

Alla fine dell’incontro abbiamo chiesto a Stefano di approfondire il rapporto tra i mondi digitali e la comunicazione filosofico-culturale. Al link qui sotto il video.

Stefano Gualeni @ GBG19

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