Come stanno cambiando le persone, a seguito del sempre più massiccio utilizzo di sistemi automatici, che “spersonalizzano” gli individui?

Sonia Peratoner
BrixenLabs
Published in
3 min readMay 10, 2017

Oggigiorno è sempre più comune sentire amici o conoscenti che ci raccontano di aver gustato una buonissima pizza, o una magnifica cena cinese a casa, comodamente seduti al loro tavolo o sul loro divano, magari davanti alla televisione; il cibo d’asporto sta diventando infatti sempre più una tendenza, soprattutto nelle grandi città. I vari fornitori di tale servizio si sono poi “evoluti”, e danno ora la possibilità di effettuare l’ordinazione tramite un form online, senza il bisogno di utilizzare il telefono.

Dove ci porterà tutto questo? Come farà l’uomo, animale sociale, a sopravvivere a tali cambiamenti, ad adattarsi ad un mondo che è sempre più diverso?

È anche su questi temi che lo psicologo statunitense Philip Zimbardo si è interrogato durante un convegno del 1997, asserendo che nell’anno 2000 sarebbe stato possibile passare una giornata intera senza avere alcun tipo di rapporto con altre persone; sull’onda di ulteriori ricerche svolte dalla psicologa Sherry Turkle e da Robert Putnam, egli immaginava infatti la nascita di una “nuova era glaciale”.

Philip Zimbardo
Siri (Apple)

Si è forse realizzato quello che Zimbardo temeva? A mio parere sì. Basti pensare a quanto tempo passiamo in compagnia dei nostri cellulari, con i quali possiamo addirittura dialogare, come se fossero persone vere (es. Siri di Apple); ma non sarebbe forse meglio alzare gli occhi dallo schermo e iniziare una conversazione con la persona seduta vicino a noi in treno? Invece di compilare moduli su moduli online per i più svariati motivi (iscriversi ad un’associazione, partecipare ad un concorso, …) non sarebbe meglio riscoprire il piacere della comunicazione faccia a faccia, del rapporto umano?

Credo che un mondo che metta più da parte la tecnologia a favore delle relazioni interpersonali possa essere migliore; ed io vorrei impegnarmi a migliorarlo almeno un pochino, consapevole di essere a mia volta assorbita da questo sistema.

Voi cosa ne pensate?

(Lo spunto per questa riflessione è stato l’articolo della giornalista Megan Garber, “The Case for Shyness”, pubblicato il 20/02/2017 su The Atlantic https://www.theatlantic.com/entertainment/archive/2017/02/the-case-for-shyness/516933/)

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