Influencer o pubblicità occulta?

Michele Dalla Serra
BrixenLabs
Published in
2 min readJun 19, 2017

Il lavoro degli influencer potrebbe essere arrivato a un punto di svolta, dopo le recenti dichiarazioni di Chiara Ferragni, che ha ammesso di essere un “mezzo” per la pubblicità. Come lei molte altre persone famose pubblicano foto sui social, nelle quali pubblicizzano un prodotto taggando la marca. Ma questa cosa si può fare?

In un recente articolo di Business Insider si legge che “è in arrivo una stretta nei confronti della pubblicità occulta sui social”, denunciata a più riprese all’Antitrust e all’Agcom. La maggior parte delle foto pubblicate che contengono una pubblicità, più che sembrare scatti rubati alla quotidianità, ha proprio l’aspetto di immagini costruite ad hoc per l’occasione. Influencer che “posano” con un bel paio di occhiali nuovi di Foreyever, mentre bevono una nuova tisana detox di Fittea oppure con indosso l’ultimo costume di Golden Point non sembrano essere stati immortalati per caso, ma piuttosto viene il sospetto (quasi una certezza) che la persona famosa in questione venga pagata per fare un po’ di pubblicità, in questi casi occulta e senza informare i fan.

Proprio per questo lo scorso anno, negli Stati Uniti, è intervenuta la Federal Trade Commission, sancendo a tutela degli utenti un principio sacrosanto, ma spesso dimenticato:“Qualora sia presente una connessione finanziaria tra l’influencer e l’azienda, il pubblico ha il diritto di essere a conoscenza di questa relazione”

E come si fa? Chiara Ferragni ha lanciato in Italia l’utilizzo dell’hashtag #ad per indicare i post che sono vere e proprie pubblicità, hashtag in realtà già usato in Gran Bretagna dopo le direttive della ASA (Advertising Standards Authority). In questo modo i followers vengono avvisati, per quanto possa servire, che tale contenuto è “costruito” per adempiere ad una richiesta del marchio da sponsorizzare. Ecco un esempio:

Tuttavia questa iniziativa della Ferragni potrebbe non essere sufficiente, o per lo meno potrebbe rimanere isolata e non avere un seguito da parte di altri influencer. Le regole dettate dall’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria (Iap) non sono infatti molto chiare e rilevanti, perché viene lasciata libertà agli influencer sui mezzi da usare per rendere noto il fine promozionale del post. Il tutto ovviamente a vantaggio delle aziende.

Personalmente non mi fa molta differenza sapere se l’immagine postata è “costruita” e orientata a uno scopo, oppure se è uno scatto della quotidianità, anche se tutte le volte che vedo post nei quali il soggetto principale è anche il proprietario dell’account qualche dubbio mi viene (selfie esclusi naturalmente)… Trovo che sia giusto però regolamentare il lavoro degli influencer, dato che questo mestiere è in continua espansione e che le aziende si appoggiano sempre di più a queste nuove figure per farsi pubblicità. Alla fine basterebbe aggiungere un hashtag, che poi la maggior parte dei followers neanche noterebbe forse, ma intanto gli influencer sarebbero in regola.

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