Toffler e la teoria del “Prosumer”

Silvia Cunico
BrixenLabs
Published in
4 min readJun 20, 2017

Alvin Toffler è stato un saggista americano che si auto definiva
“futurologo”. Dopo aver infatti passato una vita a studiare i mezzi di comunicazione di massa e il loro impatto su cultura e compagine sociale ci ha lasciati l’anno scorso all’età di 87 anni dopo averci stupito con una previsione fatta da egli stesso negli anni 80 che oggi si sta incredibilmente avverando.

Addirittura il più grande editore radiotelevisivo britannico BBC ha dedicato al grande Toffler un articolo evidenziandone l’intuizione e il grande successo.

Toffler’s work captured the attention of global figures including Soviet leader Mikhail Gorbachev, China Prime Minister Zhao Ziyang and Mexican business guru Carlos Slim, all of whom sought advice from the futurologist guru.

Con l’avvento della produzione di massa (diffusa da Henry Ford nel XX secolo) ha cominciato a formarsi un enorme squarcio tra produttore e consumatore, un gap così ampio da chiedersi se il mercato ormai fosse già saturo o se esistesse ancora la possibilità di ampliarlo con nuovi prodotti per mantenere una buona aspettativa di profitto.
Tuttavia quel genio di Toffler con l’uscita del suo più famoso studio “The Third Wave” nel 1980 già fiutava l’avvento di uno sconvolgimento del rapporto tra produttore e consumatore nel quasi rivoluzionario tentativo del primo di riavvicinarsi e “ri-connettersi” al secondo in modo da capirne i bisogni e offrire non più prodotti standard ma soluzioni su misura.
“Third Wave” cioè “Terza Ondata”, termine coniato dallo stesso Toffler per indicare la fine del secondo millennio e il cosiddetto avvento dei self-media in seguito ad un lungo processo che si identifica con le precedenti “prima ondata” (quella dei vecchi media come scrittura e stampa) e “seconda ondata” (quella dei mass media come radio e televisione).

In “The Third Wave” Toffler parla di “Prosumer”, parola macedonia mutuata dall’inglese formata dalle parole PROfessional o PROducer e consuMER appunto quella fusione di produttore e consumatore che secondo lui avrebbe caratterizzato il mercato di un vicino futuro.
Questo concetto viene ripreso anche Jean Cloutier, coniatore del termine stesso self-media secondo cui l’uomo è sia ricettore che emettitore di messaggi. Link:http://www.academia.edu/2180290/1.1_Comunicazione_cultura_e_conoscenza_dai_mass_media_ai_self_media (pagina 4)

Già nel 1972 Marshall McLuhan sociologo e filosofo canadese e il collega Nevitt Barrington avevano dato un piccolo spunto a riguardo nel loro libro “Take Today” sostenendo che con la tecnologia elettrica ogni consumatore sarebbe diventato produttore.

Toffler immaginò che dopo la saturazione del mercato con prodotti di massa standardizzati si sarebbe necessitato e in seguito avviato un processo di personalizzazione di massa cioè la produzione massiva di prodotti altamente personalizzati. Tuttavia per garantire la realizzazione di questa personalizzazione i consumatori avrebbero dovuto prendervi parte soprattutto per la definizione delle caratteristiche estetiche dei prodotti.
Toffler ha esteso queste e altre idee fino al 21esimo secolo e nel lavoro più recente “Revolutionary Wealth” (2006) questa teoria del “Prosumer” viene confermata come affermata su scala mondiale.

E noi tutti avidi utenti di social medias non possiamo che confermare ulteriormente questo pensiero e testimoniarlo. I numeri delle statistiche parlano da soli. Il pensiero infatti prende corpo proprio dal momento in cui le aziende attuali creano e si inseriscono e stabiliscono in piatteforme social grazie alle quali possono comunicare con un’infinità di clienti in tempo reale e assiduamente raccogliendo allo stesso tempo tutte le informazioni necessarie per migliorare la propria immagine prima e i propri prodotti poi per far sì che i clienti abbiano il maggior numero di desideri soddisfatti. Sono quindi i consumatori stessi oggi a farsi portavoce dei bisogni di mercato grazie a questi strumenti di comunicazione istantanea e globale (i Social). Dal ruolo passivo che li caratterizzava in passato assumono oggi il ruolo di partner attivi nella creazione di beni personalizzati e adatti alle esigenze del presente.

Purtroppo però i problemi non mancano. Sorge infatti la questione della numerosità. La popolazione di utenti di Social Networks è via via in espansione. Chiunque possiede un tablet o eventualmente la possibilità di potervi accedere tramite parenti o amici in possesso o luoghi pubblici in possesso.

Su un totale di 41,5 milioni di italiani tra 11 e 74 anni che accedono a Internet, 32,7 milioni dichiarano di farlo da smartphone, 12,9 milioni da tablet. Negli ultimi due anni, la crescita complessiva (smartphone e tablet) degli italiani che accedono a Internet in mobilità è pari al 26,4%, con 18,2 milioni di utenti italiani tra 18 e 74 anni nel giorno medio.

Nel dettaglio, la crescita è pari al 45,3% per l’accesso a Internet da smartphone e all’83,6% per quello da tablet. Negli ultimi due anni è aumentato anche il tempo medio dedicato alla navigazione da mobile, oggi pari al 73,3% (+48%).

https://www.randstad.it/knowledge360/archives/il-mercato-mobile-in-italia-persone-trend-e-consumi_344/

E le competenze informatiche difficilmente mancano. Perciò le aziende devono fare i “conti”, rimanendo in tema, col numero sempre maggiore e spropositato di utenti e con le conseguenti loro richieste: interagire con tutti è una missione praticamente impossibile nonostante oggi sia molto attiva la presenza di social media manager, specialmente per le aziende più “grosse”, rilevanti.
Per quanto si cerchi di soddisfare il maggior numero di persone possibili, ci sarà sempre una parte che resterà insoddisfatta e che si dimostrerà a volte quasi offesa e indignata dall’atteggiamento dell’impresa e dal rapporto che questa instaura coi clienti. Quando questo genere di sintomi cominciano a diffondersi e a diventare consistenti ecco che può sopraggiungere una crisi che anche in breve tempo può creare un danno ingente all’immagine dell’impresa, sfociando nei casi più drastici in una rovina della reputazione dell’intero marchio aziendale.
Questo è uno dei punti focali che le aziende dovrebbero sempre tener presente nell’intenzione di riavvicinarsi al cliente e di agire responsabilmente e adeguatamente nella salvaguardia della loro immagine in quest’epoca social.

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