La quotidianità sospesa

Ecco come un buddy supera i confini dell’ufficio.

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buddybank | M
4 min readMar 28, 2020

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Ormai è più di un mese che siamo in emergenza…

Prima, ci hanno fatto rivivere l’Età dei Comuni dove ogni città e regione sembrava prendere le sue decisioni sulle restrizioni, poi, ci siamo resi conto che questo virus non guardava alle differenze dei dialetti e siamo tornati all’Unità.

#Restateacasa, #tuttiacasa, #iorestoacasa… slogan che se arrivano imperativi dalle Istituzioni sono invece urlati dagli operatori sanitari che combattono ogni giorno una vera battaglia nelle corsie.

Qualche cittadino è scappato (dai, c’è sempre chi non rispetta le regole!), con opinabili scuse, ma è stato richiamato all’ordine e alla collaborazione, come quando si lavora l’impasto grezzo a mano e alcuni pezzi si separano prima di essere riuniti secondo una forma omogenea.

Attendiamo, tutti, a casa.

Da quando è esploso questo casino anche la mie abitudini e il mio lavoro sono cambiati.

Ah, scusate… non mi sono presentato. Sono Leonardo, ho ventisette anni e vengo da Salerno. Lavoro in buddybank, a Milano, da circa un anno e mezzo e ogni giorno rispondo alle richieste dei clienti che mi chiedono una consulenza o un’assistenza per una problematica banking. Mi occupo anche delle richieste lifestyle insieme ad altri colleghi. Sì, lo so, è una presentazione spicciola ma dopo qualche mese che vivi a Milano il “Cosa fai nella vita” diventa anche, un po’, il “Chi sei”. (Milanesi è una battuta… state calmi!). Ovvio che leggo, scrivo, ascolto musica e ho passioni… ma questa è un’altra storia e non quella che voglio raccontarvi.

Ero in vacanza a Salerno, a casa dei miei genitori, quando hanno bloccato gli spostamenti e, per casualità, avevo con me il pc aziendale. In poche ore ho capito che la mia camera da adolescente, dove sull’armadio è ancora attaccato il poster di “Are you listening”, tour pazzesco dei Cranberries del 2007, mi avrebbe ospitato per un periodo più lungo. Ho guardato con antipatia persino il mio letto in ferro battuto dove puntualmente riuscivo a sbattere il mignolo del piede durante gli anni del liceo tra i rimandi della sveglia e la fretta della doccia.

Madre, così la chiamo, presa dallo spadellare senza sosta, si preoccupava per la situazione che apprendeva facendo zapping tra un giornalista e l’altro, ma era contenta di avermi vicino per controllare, oltre alla temperatura, che non mi “sciupassi”.

“Ah meno male che è successo mentre sei qui, che almeno non sei da solo lassù.”
“Madre ti ricordo che ho ventisette anni e so badare a me stesso.”
“Si… chissà quanti surgelati mangi che non mi dici… Qua ti controllo! E poi stiamo un po’ insieme.”

Essendo parte di una banca digitale ho avuto la fortuna di riprendere subito a lavorare in modalità smart working, con la differenza che, dal mio balcone, ho sostituito il mare ai grattacieli. Madre passava di continuo la scopa elettrica anche in camera e, se il mio sguardo si faceva torvo, la scusa era semplice: “faccio subito, ma alza i piedi”. Padre, scettico, mi chiedeva ogni venti minuti se stavo davvero lavorando ricordandomi che, ai suoi tempi, una cosa del genere non era possibile e borbottava sulla mia fortuna e della sua vecchiaia…

Ero titubante, all’inizio, ma in pochissimo tempo mi sono reso conto che riuscivo a gestire tutte le chat dei clienti e che potevo chiedere supporto tranquillamente via call agli altri buddy. Mi sembrava quasi di lavorare rivisitando un’opera di Maria Lai, “Legarsi alla Montagna”, dove tutti sono connessi al centro di buddy grazie ai fili della rete web, anche nelle difficoltà.

Una cosa mi ha stupito su tutte: le richieste dei clienti.
Molti non mi chiedevano più di prenotare ristoranti o viaggi ma volevano un aiuto concreto per riottenere un rimborso dalla compagnia aerea, delle informazioni sugli orari dei supermercati, la disponibilità o meno di mascherine nelle farmacie, quali botteghe consegnassero a domicilio e molto altro… In brevissimo tempo siamo diventati un supporto a cui ancorarsi in una situazione difficile e confusa.

Anche oggi, non mancano le preoccupazioni per noi tutti e le conversazioni iniziano spesso con un “ciao buddy state tutti bene?”. I nostri clienti sanno che siamo umani e che corriamo i loro stessi rischi e questa attenzione mi scalda.

So di non essere un medico o un infermiere in prima linea ma, nel mio piccolo, svegliarmi per fare il mio lavoro da casa assistendo i clienti è il miglior modo che ho per restituirgli un po’ di quella quotidianità che, oggi, sembra sospesa.

Presto questa emergenza finirà e tornerò accanto ai miei colleghi che mi diranno di cambiare o abbassare le canzoni di Rihanna, perché non è possibile che devo sempre monopolizzare la musica dell’ufficio… però vorranno anche la caprese e le mozzarelle di bufala quindi, per i primi tempi, me la faranno mettere!

Poi si sa: noi di Salerno siamo cocciuti.

Andrà tutto bene.

Leonardo, uno di buddy

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