Business Idea Lab: dall’incubazione di startup alla creazione di un ecosistema territoriale

Francesco Baruffi
Business Idea Lab
Published in
15 min readApr 28, 2016

E’ nata da quattro mesi. Si chiama Business Idea Lab. E’ lo spin-off della Fondazione Democenter per l’accelerazione di startup con un modello di business equity based che vuole favorire processi di open innovation d’impresa a partire dall’Emilia Romagna.

E’ una esperienza che scaturisce da un percorso iniziato 5 anni fa che ha portato la Fondazione a visitare le migliori best practice europeee e statunitensi con il supporto di Aster, della Regione Emilia Romagna delle Fondazioni di Modena, Vignola, Carpi e Mirandola. Il percorso e’ proseguito con la definizione di un modello di incubazione validato grazie al contributo di molti consulenti ed esperti di innovazione tra cui Emil Abirascid, Chiara Giovenzana, Luca Escoffier, Paolo Privitera, Attilio Giuliani, Marina Silverii, Sara Monesi, Barbara Busi, Sveva Ruggero, Andrea Conti, Cesare Scotoni, Rossella Masetti, Daniele Ferrari; di docenti universitari tra cui il Magnifico Rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia Prof. Angelo Oreste Andrisano, il Prof. Marco Cantamessa ( Presidente dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino) la Prof.ssa Elisabetta Gualandri, il Prof. Gianluca Marchi, il Direttore del Dip. di Economia ‘Marco Biagi’ Prof. Giovanni Solinas, il Prof. Tiziano Bursi, il Prof Alessandro Capra, il Prof Francesco Basenghi, il Prof. Marcello Pellicciari, il Prof. Luigi Rovati; di esponenti del mondo della Finanza, dell’Angel Investing, del management d’impresa, dell’imprenditoria, e del Credito tra cui Giuseppe Zanardi (Resp. Area Modena di Unicredit), Paolo Rossi, Attilio Giuliani, Carlo Tassi, Andrea Parmeggiani, Andrea Ballestri, Elizabeth Robinson, Ennio Esposito, Paolo Cavicchioli, Pierodavide Leardi, il team di Brainspartners, Giovanni Sorlini, Claudio Migliori, Fermo Ferrari, Nicola Redi, Lucia Beneventi, Eugenio Burani, Filippo Rossi, Alessandro Campetella, Alessandro Tioli, Enrico Giuliani, Mary Franzese, Giovanni Martinelli, Marco Malaguti, Andrea Pelleschi, Yuri Grassi, Vincenzo Longo, Luca Bidinelli, Fabio Terzi, Andrea Seber, Jacopo Vigna, Andrea Cattabriga, Sebastiano Longaretti, Davide Venturelli, Davide Ghezzi, Alain Antoniazzi, Sebastiano Zannoli, Andrea Tinti, Giulio Mengoli, Elena Lancellotti, Marcella Gubitosa, Matteo Faggin, Gabriele Dini; di esponenti dell’associazionismo d’impresa tra cui Alessandro Rossi, Cristina Setti, Giorgio Bellucci, Marco Arletti, Elena Salda, Luca Panini, Silvia Pecorari, Valentina Agnani, Marco Stella, Gianluca Verasani, Marcello Cappi, Davide Golinelli, Cinzia Nasi, Stefano Prampolini, Francesca Ferrari, Francesca Corrado, Davide Poggi, Ermes Ferrari, Lorella Masetti, Marco Pignatti, Damiano Pietri, Corrado Bizzini, Eugenia Bergamaschi, Alberto Crepaldi, Daniele Cavazza.

Nasce dopo molte riflessioni che hanno coinvolto sia il personale ( Valentina Matli, Stefano Rossi, Fabiana Iurescia, Cecilia Sgarbi, Manuela Cavallari, Greta Bergianti ), i manager della Fondazione Democenter ( Marco Padovani, Sergio Duretti, Umberto Perati, Massimo Pulvirenti , Massimo Garuti, Davide Fava, Davide Bezzecchi ) il Direttore Dr Enzo Madrigali, il presidente Erio Luigi Munari e sia i Nostri stakeholders. Condivido di seguito alcune conclusioni a cui siamo giunti perchè credo possano risultare utili anche ad altre realtà che stanno portando avanti percorsi di accelerazione d’impresa e progetti per favorire processi di sviluppo territoriali basati sulla nascita e la crescita di startup.

Modelli di accelerazione per lo sviluppo economico

Piu che investire sulla costruzione di percorsi innovativi nonchè di infrastrutture materiali è importante mappare l’esistente: comprendere le caratteristiche dell’ecosistema nel quale si opera e agire per favorire la costruzione di relazioni tra gli attori che lo compongono partendo dalle imprese e dagli imprenditori.

(…) While much has been written about entrepreneurship in the context of economic development, academic research has not kept pace with emerging practices. And, while many studies discuss what was done in the past, few say anything about what has worked or why it has worked. (…)

Occorre costruire comunità fortemente connesse che favoriscano il trasferimento di know how tra le diverse competenze e tra le organizzazioni e le startup.

(… ) We suggest that policymakers seeking to promote entrepreneurship in their city or state embrace a new approach that puts entrepreneurs at the center, creating communities characterized by dense connections among entrepreneurs and organizations that support them (… )

Yasuyuki Motoyama da “Guidelines for Local and State Giovernments to Promote Entrepreneurship

Per costruire ecosistemi territoriali “vibranti” li chiama così Kauffman Foundation occorre agire perseguendo questi obiettivi :

1. Avoid startup monoculture. Create your own recipe by connecting existing ingredients in the community to construct an environment conducive to new business creation rather than building or acquiring them in an attempt to copy what another city has done.

2. Convene entrepreneurs and organizations to facilitate learning between entrepreneurs across industries and sectors. Understand that actors often play multiple roles in an ecosystem.

3. Encourage diverse participation in the ecosystem by actively including women, minorities, and immigrants.

4. Strengthen local education and increase graduation rates.

5. Listen to local entrepreneurs to understand what works for them and what doesn’t.

6. Measure, measure, measure. Map your ecosystem, take inventory of your assets, and then develop metrics to measure the impact of policies. Make adjustments as necessary.

Kauffman Foundation — “How to cook up a vibrant entrepreneurial ecosystem

Che cos’è un ecosistema?

Ci sono molte definizioni di ecosistema ma una delle più efficaci e’ la seguente:

(…) Many of the business ecosystems mainly consist of companies that located in specific geographic “hotspots”. For these business ecosystems, it is easy to define the geographical region as their boundaries. Therefore, these business ecosystems are easier to be identified. Moreover, there are also business ecosystems that do not have the geographic feature. In these business ecosystems, companies may interact with each other even if they are far away to each other and there are obvious barriers between them, which cause that it is difficult to draw the boundaries of an ecosystem (…) Moore suggested that the term “industry” should be replaced with the term business ecosystem, since nowadays you cannot divide economic activities under specific industries (Moore, 1996). Iansiti and Levien(2002) claimed that (…) the boundary of an ecosystem is defined by the strength and type of organizational interactions that occur.

Dong Ming — “Design of an instrument for evaluating value added of a business ecosystem: a case study at the High Tech Campus Eindhoven

Corretta analisi delle performance

E’ importante misurare costantemente le perfomance delle politiche/azioni messe in atto per favorire la crescita dell’ecosistema e, in particolare, trovare indicatori che verifichino l’impatto sullo sviluppo territoriale e sul sistema delle imprese.

Compito fondamentale di chi opera nel settore della creazione d’impresa è prima di tutto quello di diventare un disseminatore attivo di fiducia all’interno delle istituzioni al fine di mettere in evidenza i benefici che hanno le politiche di supporto alla nuova imprenditorialità nel generare impatti positivi in termini di reddito e occupazione sul territorio.

The percent of employment in startups has diverged among cities that believe startups are and are not an important economic factor. In those cities that viewed startups’ impact positively, new businesses were adding more jobs than in cities where leaders did not view them to have a positive impact. In 2012, on average, firms in cities that viewed new businesses as having a positive impact started with 15 percent more employees.

Da “Four Ways City Leaders Can Boost Entrepreneurship and Propel Economic Growth

Corretta mappatura dell’ecosistema

Per attivare strategie vincenti nell’ambito della creazione d’impresa occorre avere una chiara consapevolezza delle caratteristiche dell’ecosistema nel quale si opera partendo da una mappatura degli attori che già vi operano ma soprattutto del tessuto economico territoriale.

Di seguito condivido alcune riflessioni che sono state svolte all’interno della Fondazione in sede di studio di fattibilità di Business Idea Lab che sono alla base delle scelte effettuate per la mappatura dell’ecosistema.

Le imprese attive in Emilia Romagna sono circa 410.000 .

“ La struttura imprenditoriale è divenuta più dicotomica: da un lato le imprese medio grandi e strutturate crescono in numero e dimensione, dall’altra una platea di piccole imprese pare avere meno possibilità di crescere senza un’ampia e duratura fase di espansione “

Da Unioncamere regione Emilia Romagna — “Demografia Imprese di Unioncamere Regione Emilia Romagna

Il finanziamenti alle startup in Italia e in Emilia Romagna provengono spesso da bootstrapping, fondi pubblici ( finanziamenti locali, regionali, nazionali ed europei ) e da banche.

(…) Nel 2015 gli investimenti in Italia da parte di investitori non istituzionali (Venture Incubator, Family Office, Club Deal e Business Angels) siano in chiaro trend di crescita, passando da 57 a 75 milioni di €, su un totale di 133 milioni di Euro stimati nel 2015. Un numero che resta ben lontano dalle performance degli altri Paesi europei più avanzati: dieci volte inferiori a quelli di UK e Francia, la metà di quelli spagnoli (…)

Da Italian Angel For Growth — “Regno Unito e Germania guidano i finanziamenti in startup in Europa

(…) dal database di Startup Europe risultano 144 gli investitori internazionali che hanno almeno una “location” in Italia, 120 quelli che hanno l’Italia come “target geography”, area geografica di riferimento, e 91 gli operatori italiani che investono in startup in Italia (…)

Da Economyup — “Startup, tutti gli investitori d’Italia (e sull’Italia)

Se si confrontano i dati dell’angel investing e del venture capital italiano con quelli statunitensi il risultato è “imbarazzante”. Continuare a supportare l’evoluzione della filiera del funding italiano è un imperativo e una speranza a cui non si puo’ rinunciare se si crede nell’evoluzione dell’intero ecosistema Italiano delle startup ma, allo stesso tempo, riteniamo che, chi supporta istituzioni pubbliche e organizzazioni private nel creare programmi che favoriscono la nascita e la crescita di startup, debba prendere atto che in Italia affidarsi al solo investimento istituzionale è altamente rischioso: la filiera del funding italiana raramente riesce a “generare” startup in grado di competere sul piano internazionale se non spingendo le stesse a cercare finanziamenti fuori dall’Italia ( in particolare per fasi successive al Round A) indipendentemente dalla loro effettiva volontà di attivare percorsi di delocalizzazione / internazionalizzazione.

https://mattermark.com/wp-content/uploads/2016/01/Fourth-Image.png

Tornando in Italia la sola Regione Emilia Romagna in un anno eroga contributi a fondo perduto per le startup innovative pari al 10% del totale degli investimenti realizzati da business angels e venture capital a livello nazionale

Costituisce un bacino ancora da esplorare, ma che negli ultimi anni ha fornito spunti davvero molto interessanti, quello costituito dalle imprese e dagli imprenditori locali che guidano spesso imprese a conduzione familiare. In questo senso Business Idea Lab sta implementando un programma di Corporate Entrepreneurship finalizzato a favorire processi di costruzione di connessioni tra startup e PMI partendo dalla consapevolezza che il tessuto imprenditoriale locale è caratterizzato da due elementi:

  • presenza di un numero molto elevato di PMI;
  • dominanza del capitalismo familiare.
http://www.aidaf.it/wp-content/uploads/2014/08/aziende_familiari_italia_01.jpg

In Italia si stima che le aziende familiari siano circa 784.000 — pari ad oltre l’85% del totale aziende – e persino in termini di occupazione circa il 70%. Sotto il profilo dell’incidenza delle aziende familiari, il contesto italiano risulta essere in linea con quello delle principali economie europee quali Francia (80%), Germania (90%), Spagna (83%) e UK (80%), mentre l’elemento differenziante rispetto a questi paesi è rappresentato dal minor ricorso a manager esterni da parte delle famiglie imprenditoriali: il 66% delle aziende familiari italiane ha tutto il management composto da componenti della famiglia, mentre in Francia questa situazione si riscontra nel 26% delle aziende familiari ed in UK solo nel 10%.

Dal sito Aidaf — “Le aziende familiari in Italia”

Il campo degli studi sulle teorie di impresa si è tradizionalmente rivolto al modello della public company come un paradigma organizzativo in grado di indirizzare più efficacemente le imprese verso obiettivi di creazione del valore. Le analisi sulla diffusione del capitalismo familiare evidenziano, tuttavia, una presenza rilevante, talvolta maggioritaria, di società caratterizzate da una forte concentrazione dell’azionariato nelle mani di uno o più membri di una dinastia imprenditoriale, finanche tra le società quotate invalidando potenzialmente l’ipotesi di superiorità del sistema di governance della public company.

Paola Demartini e Andrea Simone “Family business e performance aziendale delle società italiane”

Modello di business

E’ importante definire un modello di business che consenta di diventare partner effettivi delle startup e che favorisca il più possibile la costruzione di connessioni all’interno dell’ecosistema.

In questo senso la scelta fatta dalla Fondazione con il lancio di Business Idea Lab ha tre obiettivi:

  • dare vita a un modello equity based che consenta di abbattere i costi fissi a carico delle startup per i servizi reali e virtuali erogati operando in una logica di “work for equity”;
  • favorire un forte coinvolgimento dei partner dell’ecosistema nella definizione e nella erogazione dei servizi attraverso convenzioni con consulenti, acceleratori d’impresa, con i potenziali finanziatori delle startup ( banche, imprese, imprenditori, business angels e venture capital funds ) e con associazioni di categoria;
  • costruire un rapporto chiaro e continuativo con gli stakeholder per mantenerli costantemente informati delle azioni intraprese e per favorire uno scambio costruttivo di idee ed opinioni. Da tale scambio sono nate molte iniziative realizzate in collaborazione con Fondazioni , Enti Comunali ( Comune di Modena, Comune di Spilamberto, Comune di Vignola, Comune di Mirandola, Comune di Campogalliano, Comune di Novi, Comune di San Felice ) , Regione Emilia Romagna, Ministero dello Sviluppo e Invitalia.

Validazione del modello

Il Modello di business è stato validato in ambito internazionale.

La validazione è avvenuta attraverso una due diligence realizzata da UBI Global un ente certificatore non-proft indipendente con sede in Svezia che mappa e valuta oltre 200 incubatori e acceleratori d’impresa su scala globale.

Nel processo di valutazione UBI Global ha classificato Knowbel — uno degli incubatori della rete gestita dalla Fondazione Democenter — 5^ a livello Europeo e 7^ a livello mondiale tra i Business Accelerator legati a Università.

Integrazione con le politiche regionali, nazionali ed europee

E’ molto difficile attivare programmi di creazione d’impresa in Europa che non tengano conto delle politiche regionali , nazionali ed europee inerenti ricerca e sviluppo economico.

Le ragioni sono tre:

1- il livello degli investimenti in startup che vengono messi in campo dal settore “privato” (angels, venture capital funds, imprese) non consente di delineare strategie totalmente indipendenti dal contesto territoriale;

2- adottare strategie non coerenti con le linee strategiche degli enti regionali, nazionali ed Europei è come fare il venditore in una impresa corporate senza conoscere gli obiettivi commerciali dell’azienda: lo sforzo puo’ risultare vano;

3- le startup tendono a muoversi da un territorio all’altro con l’obiettivo di intercettare fondi ma soprattutto di trovare ecosistemi in grado di supportarle fattivamente. Gli ecosistemi che per scelte strategiche definite in ambito locale, regionale, europeo e internazionale tendono a svilupparsi in determinati ambiti settoriali divengono nel tempo sempre più attrattivi per startup dinamiche che in quegli ambiti stanno portando avanti progetti ad elevato potenziale.

https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/3/35/StartupEcosystem.png

In a business ecosystem, every firm, no matter a niche, a keystone or a dominator, originates in a start‐up. And most of the niches are still start‐ups. The emergence of a business ecosystem is the result of the growth and interaction of these start‐ups and other members, such as customers, universities. For entrepreneurs who own a niche in an ecosystem, staying or leaving the ecosystem are two options for them; while for those who are going to start a venture, there are also two options: one is starting their ventures, as a niche player, in a business ecosystem; the other is standing out of business ecosystem to grow and develop.

Dong Ming — Design of an instrument for evaluating value added of a business ecosystem: a case study at the High Tech Campus Eindhoven

A business ecosystem develops through self‐organization, emergence and co‐evolution, which help it to acquire adaptability.

Iansiti, M. and R. Levien — The New Operational Dynamics of Business Ecosystems: Implications for Policy, Operations and Technology Strategy. Harvard Business School

Quali le principali politiche?

La strategia S3 della Regione Emilia Romagna

La Regione Emilia-Romagna ha individuato cinque aree di intervento specifiche per il periodo di programmazione 2014–2020: 1. Agroalimentare; 2. Edilizia e Costruzioni ; 3. Meccatronica e Motoristica; 4. Industrie della Salute e del Benessere; 5. Industrie culturali e creative:

S3 Regione Emilia-Romagna — Le PrioritàTecnologiche Regionali

Il programma Tecnopoli Regionale.

Il programma regionale Tecnopoli ha finanziato fino al 2013 la realizzazione nel territorio Emiliano Romagnaolo di infrastrutture materiali, l’acquisto di attrezzature laboratoriali di alto livello e l’assuzione di ricercatori per favorire la ricerca industriale, lo sviluppo e il trasferimento tecnologico.

I Tecnopoli sono una rete di 10 infrastrutture dislocate in 19 sedi nel territorio dell’Emilia-Romagna che ospitano e organizzano attività e servizi per la ricerca industriale, lo sviluppo sperimentale ed il trasferimento tecnologico.

- sono sede di laboratori di ricerca industriale della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna dotati di moderne strumentazioni di ricerca e personale dedicato ad attività e servizi di interesse per le imprese, favorendone anche la proiezione a livello nazionale e internazionale

- includono strutture di servizio per attività di divulgazione, dimostrazione e informazione e strutture di accoglienza per le imprese, spazi per spin off innovativi e per laboratori di ricerca privati

- promuovono l’incontro tra imprese e ricercatori e l’accesso ad attrezzature scientifiche all’avanguardia riducendo la distanza fra domanda e offerta di ricerca.

Dal sito web di Aster

Le politiche messe in atto dal Ministero dello Sviluppo.

Si tratta di interventi dedicati alle startup che vanno dall’introduzione nell’ordinamento giuridico delle nozioni di “startup innovativa” e di “incubatore innovativo” ( con il Decreto Sviluppo 2.0 approvato nel 2012 ) le quali consentono l’accesso a una serie di misure agevolative anche di tipo fiscale che riguardano investitori, dipendenti e fornitori, alla startup VISA fino alla semplificazione dell’iter costitutivo delle stesse startup con l’introduzione della possibilità di by-passare il Notaio.

http://italiastartuphub.mise.gov.it/media/documents/Executive_Summary_Italy's_Startup_Act_02_03_2016.pdf

Italy’s Startup Act aims to create favourable conditions for the establishment and the development of innovative enterprises in order to contribute significantly to economic growth and employment, especially youth employment. It also fosters a knowledge spillover in the whole economic fabric and, more specifically, supports a new Italian production oriented towards high-tech and high-skill sectors. Not only that: supporting innovative entrepreneurship contributes to greater social mobility; strengthens the links between universities and businesses; makes people more incline to take business risks; and contributes to making the country more attractive for foreign capital and talents.

Ministero dello Sviluppo — Executive Summary of the new Italian legislation on innovative startups

http://www.slideshare.net/Nuvolab/nuvolab-seminar-for-accelmed-2014-doing-business-in-italy

Coerentemente con la strategia regionale S3 Business Idea Lab si colloca nell’ambito degli incubatori settoriali e opera con una particolare focalizzazione su:

  • Meccatronica e motoristica avanzata
  • Industrie della Salute e del Benessere
  • Industrie culturali e creative

Perseguendo gli obiettivi delle politiche nazionali Business Idea Lab ha ottenuto la certificazione di incubatore innovativo dal Ministero dello Sviluppo e puo’ ora godere delle misure agevolative connesse a tale nuova figura introdotta nel 2012 nell’ordinamento giuridico italiano.

Open Innovation

Per favorire la costruzione di relazioni tra startup e imprese occorre conoscere bene sia le dinamiche dell’ecosistema, dei network e delle filiere settoriali che influenzano le sue evoluzioni sia le imprese e i loro meccanismi di funzionamento.

Tale conoscenza è necessaria soprattutto laddove si operi in un tessuto imprenditoriale costituito prevalentemente da PMI le cui organizzazioni interne sono meno formalizzate e il cui know how è spesso oggetto di una cultura tacita che diventa accessibile soltanto attraverso la costruzione di rapporti di fiducia con figure chiave dell’impresa ( talvolta soltanto attraverso la costruzione di rapporti fiduciari con l’imprenditore ).

Diventa allora indispensabile attivare progetti di Open Innovation che consentano di costruire relazioni prolungate con le imprese e che vadano oltre il semplice networking.

Una delle chiavi per costruire tali relazioni è puntare sulle aziende che consapevolmente o inconsapevolmente hanno dato vita a programmi di Corporate Entreprenuership.

Corporate Entrepreneurship (CE) is the process by which individuals inside organisations pursue opportunities without regard to the resources they currently control. An entrepreneurial manager links up discrete pieces of new technical knowledge that would provide a solution to a customer problem and matches this technical capability with the satisfaction of a market and garners resources and skills needed to take the venture to the next stage. This process leads to the birth of new businesses and to the transformation of companies through a renewal of their key ideas.

T P Devarajan, Sougata Ray e K. Ramachandran — da Indian School of Business Corporate Entrepreneurship: how?” -

Una delle specificità di Business Idea Lab è proprio quella di avvalersi di consulenti senior e esperti di business strategy che da molti anni operano in aziende di medie e grandi dimensioni al fine di supportarle nell’affrontare con successo programmi che, per molte PMI, costituiscono anche il veicolo privilegiato per introdurre innovazioni.

Corporate entrepreneurship is, however, a risky proposition. New ventures set up by existing companies face innumerable barriers, and research shows that most of them fail. Emerging businesses seldom mesh smoothly with well-established systems, processes, and cultures. Yet success requires a blend of old and new organizational traits, a subtle mix of characteristics achieved through what we call balancing acts. Unless companies keep those opposing forces in equilibrium, emerging businesses will flounder.

David A. Garvin e Lynne C. Levesqueda — da Harvard Business Review “Meeting the Challenge of Corporate Entrepreneurship” -

Da programmi di Open Innovation che consentono di approfondire la conoscenza delle dinamiche imrpenditoriali e dell’effettivo ruolo svolto da imprese e imprenditori nel favorire l’avvio di determinati e specifici processi dell’ecosistema territoriale nasce anche la concreta possibilità di favorire la crescita dell’ecosistema in particolare in un contesto caratterizzato da una scarsa formalizzazione dei comportamenti degli attori che rendono più difficile la sua accessibilità da parte di soggetti esterni.

Conclusioni

  • Business Ideal Lab si dedica all’attività che oggi viene considerata più efficace per accelerare il percorso di sviluppo di idee ovvero la creazione di un ecosistema territoriale. Lo fa attraverso: 1) una piattaforma di mentor, consulenti, imprese e potenziali finanziatori che credono nel progetto; 2) percorsi di open innovation che coinvolgono in particolare le PMI più innovative.
  • Business Idea Lab è una “dashboard” liberamente utilizzabile da startup ad alevato potenziale che: 1) rende più fluidi i rapporti all’interno dell’ecosistema; 2) mappa la sua evoluzione generando metriche in grado di valutare le performance delle azioni intraprese.
  • Business Idea Lab è un incubatore certificato che intende espandere le possibilità di successo delle startup mettendo a loro disposizione tutte le opportunità presenti in Italia, in UE e a livello internazionale ( bandi, premi, eventi, percorsi per l’internazionalizzazione e altri percorsi di accelerazione ).

--

--

Francesco Baruffi
Business Idea Lab

VC, Investment Manager, Impact Investing Lover, Venture Builder, Co-Founder, Giada’s Happy Daddy