Perché il video ha vinto?

BV TECH Group
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5 min readJul 20, 2020

di Stefano Giuliani

Il Covid 19 ha generato nel mondo intero una profonda “crisi”, anche nel senso più etimologico di “rottura”, coinvolgendo profondamente politica, economia e socialità. Una “rottura” con il passato che sta creando un nuovo scenario globale e, per alcuni versi, un netto cambiamento della globalizzazione stessa, che sta mettendo a nudo il suo fallimento. Dal punto di vista sociopolitico le considerazioni sono veramente molteplici e meritano un approfondimento a parte. Mi limito in questa sede ad alcune riflessioni sull’impatto presente e futuro nel mondo del lavoro e della vita di tutti i giorni, che non sono ovviamente scollegati dalla situazione sociale e politica.

Uno sguardo al presente

Nello scenario odierno, in cui forse si pensava più a proteggersi dai virus informatici, per contenere questa pandemia, si è reso necessario il distanziamento sociale fisico. Questa situazione ha portato, fra le varie cose, anche alla privazione della libertà personale e alla paralisi quasi totale di molte attività produttive, con conseguenti disastri economico finanziari che ne sono già derivati e soprattutto ne deriveranno. Il lockdown, come un inesorabile spartiacque, ha creato anche una profonda diversità nelle imprese e nelle attività commerciali. Molte attività si sono ritrovate con i fatturati decimati, quasi senza possibilità di ripresa e, in alcuni casi, a rischio di sopravvivenza. Pensiamo agli alberghi, ai trasporti, ai negozi, ai ristoranti, ai bar, al settore delle auto, etc… tutto ciò che prevedeva mobilità o un contatto fisico ravvicinato.

Un pianeta paralizzato e chiuso dentro casa, per mesi, senza sapere bene come tornare a muoversi, nella paura, sottoposto alle restrizioni derivanti da un nuovo possibile picco di epidemia e con lo spettro di un nuovo lockdown. Altre attività invece, per lo stesso identico motivo, si sono ritrovate con i fatturati e i profitti incrementati, come le aziende del settore informatico, alimentare o farmaceutico.

Anche nel mondo delle piattaforme di servizi online si è creata questa diversità. Pensiamo alle piattaforme di vendita online come Amazon, Alibaba, Deliveroo, infrastrutture informatiche e logistiche organizzate per la consegna a domicilio, o alle piattaforme di streaming di contenuti audiovideo come Netflix e Spotify, che hanno visto una crescita del loro business. Facebook ha annunciato il lancio di Shops, una piattaforma che consentirà gratuitamente a milioni di attività di proporre beni e servizi online, partendo dal mercato americano, facendo rimbalzare le proprie azioni del 50%, solo dopo però aver toccato i suoi minimi storici a marzo, a causa degli effetti negativi per le importanti perdite sulla pubblicità. Stesse perdite nel settore pubblicitario per Twitter a inizio anno, e nel settore dei servizi per la mobilità o turismo per Uber, Lyft, Booking e Airbnb, che si è ritrovata a dover licenziare 600 dipendenti. E non sono ancora chiari gli effetti nel medio-lungo periodo.

Una doverosa riflessione a parte va fatta per chi invece in questo periodo ha visto solo una crescita esponenziale dei propri profitti: il settore della videocomunicazione, la cui diffusione e maggior utilizzo lasciano oltretutto immaginare solo effetti positivi nel medio-lungo periodo.

Moltissime aziende hanno attivato il lavoro in modalità smart working, modalità che in diversi casi potrebbe rimanere definitiva nel tempo, e i sistemi di videoconferenza integrati per la collaborazione aziendale saranno sempre più necessari.

Esplode Zoom

In questo settore c’è una realtà che spicca su tutte, non conosciuta ai più, almeno fino a poco tempo fa. Si tratta di Zoom, un’Azienda che fornisce servizi di videoconferenza attraverso una piattaforma che consente collegamenti gratuiti fino a 100 partecipanti contemporanei. Nel periodo del lockdown tantissimi lavoratori, studenti, manager, hanno iniziato ad usarla per seguire lezioni, webinar, parlare con i colleghi o con l’azienda. La piattaforma è passata dagli “appena” 10 milioni di utenti collegati al giorno a dicembre, alla stratosferica cifra di 300 milioni di utenti collegati al giorno ad aprile.

Nata nel 2011, con sede a San Jose in California, quotata nel 2019 per 16 miliardi di dollari, con il Coronavirus è letteralmente decollata in pochi mesi, mettendo in ombra concorrenti come Cisco Webex, Microsoft Teams, Facetime di Apple e Google Meet. È diventato il luogo di incontro più diffuso al mondo per coloro che il Coronavirus impediva di incontrare di persona.

E così in pochi mesi Zoom ha realizzato un’incredibile performance, divenendo una società che a Wall Street vale oggi 48 miliardi di dollari, le cui azioni sono passate dai 36 dollari l’una dell’anno scorso ai 171 dollari di oggi, superando in valore un colosso come General Motors.

Nello stesso momento molte compagnie aeree rischiano di fallire senza l’aiuto dei governi. Settori completamente diversi che la stessa crisi ha messo in situazioni completamente diverse.

Principali indicatori aziendali di alcune piattaforme nella fase del lockdown

Facebook, accorgendosi di un uso più che raddoppiato dei suoi servizi di videochiamata tramite Messenger e WhatsApp, delle dirette live su Facebook e Instagram, ha deciso di lanciare Messenger Rooms, un nuovo servizio di videochiamate di gruppo, nel tentativo di contrastare Zoom.

E anche se dopo il Coronavirus il numero di collegamenti diminuiranno sicuramente, ormai l’app è stata scaricata e utilizzata da milioni di utenti, che non la conoscevano neanche, e che continueranno ad utilizzarla più di quanto non fosse stata utilizzata prima. È comunque sicuro che questa pandemia, in un mondo già digitale, costringendo per mesi miliardi di persone a casa, ha reso ancor più necessario l’utilizzo di sistemi di videoconferenza.

Un “nuovo mondo”

Un “nuovo mondo” del lavoro, della didattica, della musica, dello spettacolo, delle attività a distanza in genere, che, in diverse occasioni, potrebbero rimanere tali per sempre. Pensiamo alle attività che prima solo gli addetti ai lavori svolgevano già da tempo senza più spostarsi, risparmiando tempo e denaro, e che ora invece sono divenute d’uso comune a tutti. Grazie all’utilizzo di questi sistemi di videocomunicazione, semplici da usare, fruibili ovunque e da chiunque via internet, grazie alle nuove tecnologie sempre più efficaci, ad una rete e a dispositivi sempre più performanti, molte attività, in molti ambiti di applicazione, potrebbero rimanere definitivamente “virtuali”.

È doveroso dire che il mondo della comunicazione digitale, soprattutto della gestione e distribuzione interattiva dei contenuti audio e video, sia nel mondo consumer che nel mondo business, era già ormai da tempo all’attenzione delle aziende più visionarie e innovative nel panorama informatico del nuovo secolo.

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