Cosa ci aspetta nel 2018 e perché siamo qui. #neversleep

Federico Sbandi
Alla Grande
Published in
4 min readApr 17, 2018

Ci sono alcuni segnali che ti fanno capire che l’azienda in cui stai costruendo il tuo futuro sta crescendo velocemente.

Il primo è che hai bisogno di spedire un drone nel cielo per riuscire a fare una foto di team.

Il secondo, ancora più importante, è che hai bisogno di affittare l’intero piano di un ristorante per fare festa con i team di tre diversi uffici — Parma, Milano e Roma.

Quando le ordinazioni per la cena, poi, vengono prese dall’azienda con un mese di anticipo su Typeform, organizzate e stampate su ogni tavolo, disposti per far sedere vicino persone di team diversi e di uffici differenti per farle conoscere e creare conoscenza tra tutti, il quadro si completa e capisci l’attenzione che c’è nel prendersi cura delle persone.

All’inizio di febbraio 2018, circa cento persone si sono riunite per il kick-off meeting di Caffeina. Il gruppo si è incontrato la mattina al Cubo di Parma, prossima sede dell’agenzia, per ascoltare i discorsi dei 3 soci fondatori. Parliamo di Henry, Antonio e Tiziano, che hanno ricapitolato passato, presente e futuro di Caffeina.

Il primo è stato Henry, che ha parlato di business.

Ha presentato le sfide che Caffeina ha vissuto nel 2017, spiegando i momenti di difficoltà e come le abbiamo affrontate, e ha mostrato come, grazie al lavoro del gruppo, gli obiettivi economici del 2017 siano stati raggiunti. Lodevole la scelta di usare figure della mitologia per spiegare alcuni aspetti dell’organizzazione aziendale — quantomeno per il coraggio, dato che comunque erano le 10 di sabato mattina.

Con un gol in rovesciata al 90’ minuto Henry ha chiuso la presentazione con autoironia, facendo partire la musica di Gigi D’Agostino. Per chi non lavora in Caffeina questo gesto non assumerà alcun significato. Per chi ci lavora, ce l’ha eccome.

Il secondo è stato Antonio, che ha parlato di marketing.

Abbiamo assistito a una carrellata di clienti importanti che negli ultimi anni hanno riposto la loro fiducia, e soprattutto i loro risultati, nelle mani di Caffeina. Attenzione, però, a non fraintendere il discorso di Antonio: nonostante l’agenzia lavori con grandi brand, è proprio adesso che Caffeina non deve fermarsi, né togliere il piede dall’acceleratore.

Per ogni gara vinta, ci sono numerose sfide che Caffeina mantiene ancora nel suo mirino, come quella di consolidarsi su progetti e campagne internazionali. Ad esempio, creare una campagna per Nike e promuovere la linea di scarpe da ginnastica femminili su un target di donne indiane. Ma abbiamo come l’impressione che Caffeina punti in alto, molto in alto.

Il terzo è stato Tiziano, che ha parlato di cultura.

Il suo discorso ha chiuso il cerchio, e fatto da raccordo tra business e marketing. Ci ha presentato gli obiettivi dell’agenzia, compresi quelli più ambiziosi, e ha sottolineato l’importanza di una solida cultura aziendale.

Caffeina vuole continuare a crescere, sia per numero di risorse che per diversificazione delle attività. Crescere significa espandersi, ed espandersi significa allargare il diametro di un’azienda che non deve mai dimenticarsi del suo baricentro, del suo punto di partenza, del suo cuore. Parliamo dei valori su cui poggia Caffeina dal giorno zero e di Parma — proprio di recente nominata Capitale italiana della Cultura 2020.

Tutta Caffeina si è espressa e ha mostrato il know-how e tutta la creatività e innovazione che permea il team.

Gruppi multidisciplinari composti da Account, Strategist, Creativi, UX Designer e Sviluppatori hanno condiviso i loro migliori casi di studio del 2017 targati Caffeina.

Hanno spiegato, passaggio dopo passaggio, come l’agenzia sia riuscita a vincere gare internazionali e realizzare progetti digitali complessi a partire da brief e tempi sfidanti.

Il ragionamento dietro questo pomeriggio ‘culturale’ era semplice.

Se una squadra di lavoro vince una gara, Caffeina acquisisce un nuovo cliente e il team sul progetto acquisisce esperienza. Se la stessa squadra condivide l’esperienza con i colleghi, aumenta la consapevolezza professionale dell’intera agenzia.

Questo rende più facile vincere anche le gare successive — a prescindere dalle risorse coinvolte — e a fare un ottimo lavoro. Si tratta dello sforzo e della volontà di elevare tutti quanti, anziché limitarsi ad applaudire o osservare i più bravi.

È bello evidenziare come tutti, a prescindere dal livello di seniority, hanno potuto raccontare il proprio lavoro di fronte a tutta l’azienda.

Oltre ai team, c’erano ovviamente anche i Director di area.

Davide, Operations Director, ha illustrato la complessità di una macchina organizzativa come quella di Caffeina, in cui la gestione delle risorse deve continuamente essere aggiornata, vista l’espansione dell’agenzia, e come si affrontano importanti sfide di governance interne ed esterne.

Pier, Creative Director, ha ribadito l’importanza di contaminarsi, di alzarsi dalla scrivania e andare a curiosare nel lavoro degli altri team, invece di chiudersi nell’eco assordante della propria area, che spesso impedisce di impararare ascoltando tutte le altre.

Stefan, UX Director, ha ricordato che dietro ogni interfaccia si nasconde un complesso processo di progettazione dell’esperienza utente, e che solo attraverso il lavoro di una squadra multidisciplinare si possono realizzare soluzioni che soddisfano veramente le esigenze delle persone.

Stefano, CTO, ha infine delineato con chiarezza come la tecnologia, grazie all’Intelligenza Artificiale ed alla Realtà Mista/Aumentata, stia sfumando la linea di confine tra il Digitale ed il Reale, dando alle persone nuovi strumenti per la propria vita quotidiana e professionale ed espandendo la realtà con infiniti strati digitali.

Chiuse le presentazioni è partita la vera festa Caffeina.

Un autobus dedicato ha condotto l’intera squadra in pieno centro.

La cena, rigorosamente emiliana, ci ha portati a fare serata nel Cocktail Bar ‘Ten’, dedicato a Caffeina, opportunamente invaso fino a quando non ci hanno mandato via. :-)

Tre partner, cento colleghi, vino a volontà a cena, dai tre ai dodici cocktail nel dopo cena — fate voi la matematica di come sia andata a finire.

Dalla giornata ci siamo riportati a casa due cose, il giorno dopo. Un po’ di mal di testa da hangover :-). E una solida sensazione di essere nel posto giusto al momento giusto.

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Federico Sbandi
Alla Grande

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