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pantaloncini
ricordo mattine d’inverno degli anni ’60: il mio corpo trascinato con l’anima ancora al caldo delle lenzuola per tutta l’infinita strada verso la scuola dalla titanica presa materna, mentre i miei occhi cadevano sulla pelle d’oca delle gambe scoperte, come d’usanza in tutte le stagioni per quei tempi, dalle immancabili braghette corte.
allora il freddo si trasmetteva dalla pelle fino alle ossa e la fifa di entrare in quella prigione mattutina si sposava a quel gelo così che paura e freddo sarebbero rimasti per me un binomio costante.
oggi la mattina, seppure con i miei pantaloni lunghi, conquistati più per consunzione che per meriti, quel freddo che provavo dai peli alle ossa lo sento gelarmi l’anima, dai dendriti fino al cuore, a paralizzare il giorno immotivatamente gravido di minacce.