Vale davvero la pena pedalare in città con l’abbigliamento tecnico?

Calamaro
Calamaro — ink and rides
6 min readOct 10, 2016

Ne ho parlato con Paola Santini. Sì, la Paola Santini del marchio Santini

Original article posted on polkadot.it

Ve lo dico da circa sei mesi. I dieci chilometri che di media hanno separato le mie numerose abitazioni berlinesi dall’ufficio in Bergmankiez li percorro quotidianamente in bicicletta. Per la prima parte della primavera, per lo meno quella ufficiale, non ho potuto evitare di indossare i miei Rapha Jeans, la mia Discovery Shell Pedaled e il mio fido cappellino di lana. Già, qua i giorni temperati, quelli da bermuda e maglietta, anche se con hoodie sempre in borsa, non si sono fatti vedere fino ai primi giorni di luglio. Così, quando il caldo ha cominciato a farsi sentire come si deve, dieci chilometri sono diventati troppi per indossare gli stessi vestiti sia al fianco di automobili e alberi che a quello di condizionatori e colleghi.
L’idea mi viene guardandomi un po’ in giro, fra Unter den Linden e Moritzplatz: un sacco di gente in Teutonia, per il commuting quotidiano, usa delle professionali divise da ciclismo, accoppiate ovviamente a bici da corsa tutte carbonio e velocità.
Io la mia bici da corsa nuova l’ho da poco ricevuta, però mi manca un completo perfetto sia per corse urbane che per traversate agonistiche del finesettimana.
Il marchio che più di altri mi gira per la testa è Santini. Santini la conosco per numerosi motivi: loro sono il partner ufficiale dell’Eroica (penso che nel prossimo ottobre le mie spalle saranno sicuramente fasciate da una loro maglietta, sperando sempre di trovare una bicicletta), forniscono la Maglia Rosa del Giro d’Italia, la Maglia Iridata dei Campionati Mondiali, sono sponsor tecnico di tutte le squadre nazionali australiane e, soprattutto, ai miei occhi, disegnano le divise dei ragazzi di GCN, canale Youtube in cui ex-professionisti del pedale raccontano Peloton e Gruppetto meglio di qualsiasi altro canale moderno.
Do un’occhiata al catalogo Santini e sono subito attirato da un paio di Bibs a prima occhiata davvero rivoluzionari: i Mago, calzoncini per qualsiasi uso. Come maglia la Zero Impact 2.0, disegnata e confezionata nel più stretto rispetto della natura. E poi: una giacca antivento tascabile, guanti, calzini e copriscarpe. Sono pronto per affrontare il commuting quotidiano con uno stile professionale e comodo.
L’esperienza con questa divisa è stata subito naturale come una pedalata sul lungomare. I Bibs Mago sono spettacolari: bretelle comodissime senza stress per spalle e capezzoli, materiale indistruttibile (ci sono anche volato per terra una volta e non ne ho viste le tracce, certo su asfalto bagnato, ma è già qualcosa), due comode taschine sulle cosce, dove solitamente ci metto gli auricolari e una barretta. La maglietta è anche lei assolutamente all’altezza: traspirante e comoda, con tre tasche posteriori più quella impermeabile.
In pratica questa divisa mi sta accompagnando in quasi tutti i pendolarismi (qualità e tecnologia dei materiali me ne consentono anche un uso massiccio, vista la rapidità con cui si asciugano), ma anche le uscite nel finesettimana mi vedono addosso l’SMS. Con puntate singole per il Rapha #myhour (sì, sono andato a un evento del marchio inglese con una divisa della concorrenza) e il Velothon Berlin.
Ma non basta così, voglio intervistare chi siede a capo di questa azienda e lo fa vestendo il nome dei fondatori: Paola Santini, Head of Marketing del gruppo Santini nonché figlia del fondatore Pietro Santini..

Ciao Stefano, ce ne hai messo ad arrivare al punto eh?

Ciao Paola. Scusami.
Il tuo entusiasmo è davvero contagioso. Grazie.

Cominciamo con una bella domanda banale. Come definiresti il brand Santini in sole tre parole?
Storia, Tecnologia, Passione.

Tutte caratteristiche che si notano a un primo impatto con materiali e capi, creati con una cura maniacale. Iniziamo dai Bibs Mago. Com’è nata l’idea di un pantaloncino così versatile?
L’idea era quella di disegnare un pantaloncino indistruttibile costruito con un tessuto tecnico a compressione graduale (Thunderbike Power). Anche le bretelle dovevano essere innovative, con l’obiettivo di non esserne mai infastiditi dall’uso. Bibs per tutti i giorni di quelli che durano una vita. A leggere quello che scrivi pare che ci siamo riusciti, e l’inserimento dei taschini bassi sono stati una chicca del nostro designer Ferguson, che ovviamente ha intercettato il desiderio di tutti noi ciclisti che ogni tanto hanno bisogno di recuperare qualcosa da una tasca un po’ più raggiungibile.

E la maglia Zero Impact 2.0?
Il rispetto per la natura prima di tutto, per questo nel tessere questa maglietta usiamo solo materiali riciclati, filati ricavato dal riciclo delle bottiglie di plastica, e in più la produzione avviene con macchine innovative che riducono al minimo lo spreco. Stiamo anche lavorando a un sistema per recuperare i fogli di stampa. Spostare la produzione di abbigliamento ciclistico verso una fase un po’ più sostenibile non è facile, ma ci stiamo provando con tutte le nostre forze.

Iniziamo con le vostre collaborazioni. Come sono gli australiani?
Incredibilmente professionali. Hanno sempre richieste e osservazioni che ci fanno fare un passo avanti su tutte le nostre produzioni.

E com’è lavorare con i ragazzi di GCN?
Sono fantastici: ci hanno mandato la loro richiesta in maniera superprecisa, e una volta consegnate le divise ci hanno riempito di complimenti entusiasti. È stato davvero facile lavorare con loro: E produttivo anche.

Guardavo come siete soliti passare con estrema naturalezza dai capi ultramoderni a quelli vintage (come la collezione Santini per Eroica). Ma cosa differenzia davvero una maglia Eroica dalle altre?
Ovviamente i materiali, prevalentemente lana, e il taglio. Ho visto diversa gente indossare magliette eroiche come fossero accessori casual. A noi fa piacere, vuol dire che abbiamo disegnato uno stile di tendenza, ma la loro natura è sicuramente un’altra.

Ecco che quasi mi dimenticavo, prendo spunto dalla vostra sponsorship al Team Cinelli Chrome per approfondire l’argomento fondello. Che differenza c’è fra un fondello da grandi giri, uno da criterium, uno da urban commuting e, va be’, continua tu.
Comincio con una formula retorica. Mio padre dice sempre: “Il fondello perfetto è quello col quale ti trovi più comodo”. Non c’è niente di più personale che la parte del corpo sulla quale ti siedi. Non esistono diversi tipi di attività ciclistica, ma solo diversi tipi di ciclista.

Avete qualche linea ideate appositamente per cicloturismo e urban commuting.
Tutte le nostre produzioni sono orientate principalmente a cicloturisti e cicloamatori. Per quanto riguarda il ciclismo urbano, invece, abbiamo una collezione chiamata Downtown, ma sicuramente è qualcosa che dobbiamo approfondire.

Arriviamo a te: Chilometri in bicicletta ogni anno?
Pochi. Circa 5.000.

Per andare dove?
Adoro lo Stelvio, ma faccio spesso i più vicini Colle dei Pasta, Colle Gallo e Selvino (tutte salite toccate dalla Granfondo Felice Gimondi). Sono anche una affezionata dei colli dietro casa mia come il Pascolo dei Tedeschi.

Come ti vesti per affrontare questi percorsi più lunghi?
Maglia e Bib Santini Anna Meares Signature Series, esclusivamente da donna.
Splendida linea.
Poi ho le mie scarpe Fizik, casco Santini by Lazer (nuova collezione), e ovviamente l’immancabile cappellino finisher della Granfondo Stelvio Santini 2015.

E quando devi fare solo una pedalata urbana fino al lavoro?
Jeans Santini Downtown e T-shirt Eroica Color Vinaccia.

Gruppo di trasmissione?
Per ora uno Shimano Elettronico.

Pedali?
Look.

Sella?
Fizik.

E bici, ovviamente.
Una meravigliosa De Rosa nera, giallo fluo, blu elettrico.

Che stile!
Ovviamente, Stefano!

--

--